Testimonianza vera: un Angelo vestito di bianco

Mai avrei pensato di avere un incontro con Angelo vestito di bianco… Avevo sonno, ma la mia mente era attiva come un vulcano in eruzione. L’iniezione che mi avevano fatto per farmi rilassare sembrava non funzionare. Le nude pareti bianche che riflettevano le luci intense mi ferivano gli occhi. Grosse lacrime rotolavano lungo le mie guance gelate. Sembrava che fosse arrivata l’ora della mia morte, che mi avrebbe liberato dal dolore e dai farmaci. I volti dei miei bambini mi apparvero davanti agli occhi della mente, forse non li avrei più rivisti e lo sapevo! Era parte del rischio che avevo accettato di correre. il mio avvocato aveva preparato tutte le carte per la loro tutela legale, mio marito e le mie sorelle avevano finalmente trovato un accordo. in quel momento l’idea della mia morte era molto realistica e persino desiderabile. Anzi sarebbe stata una benedizione.

Prima dell’arrivo dell’Angelo Vestito di bianco

Un angelo con un vestito bianco

L’ultimo intervento chirurgico l’avevo subito un mese prima e cinque mesi di chemioterapia mi avevano quasi ucciso. finalmente le mie palpebre sembrarono diventare più pesanti e i miei pensieri rallentarono. La voce indistinta del dottore mi risvegliò. Quando i miei occhi finalmente si aprirono vidi il volto del mio medico e del suo collega. Allo stesso tempo i due gridarono a qualcuno di togliermi lo smalto dalle unghie, “immediatamente!” “si dottore, “rispose una voce femminile carica di tensione. sentii la pressione di un pacco gelato su ciascun dito e in quell’istante sentii finalmente di avere un gran sonno. “ora!” disse il mio dottore. “ora!” rispose il suo collega. “Lidia, ora dormi , rilassati. ” mi ordinò il mio dottore. “lidia, comincia a contare alla rovescia partendo da 100” disse un’altra voce. “bene, risposi. 100 ,99, 98,…. 89… 63… 33…” “Lidia! Sveglia! Lidia! Mi senti ? “una voce fastidiosa interruppe il mio sonno. “si” sussurrai .

“Lidia, sei nel reparto di terapia intensiva post operatoria” quando la voce della donna si spense, sentii una sensazione di sollievo, una sensazione mai provata. “mio dio com’è caldo e buio tutto intorno a me” pensai. Lo spazio vellutato leniva tutto il mio dolore. ero finalmente libera. Mi sentivo così in pace! Qualcosa mi faceva muovere delicatamente dentro quello spazio nero. Non avevo paura e non resistetti. Non volevo altro che provare ancora quella sensazione di pace, quella libertà dalla sofferenza e dall’angoscia. all’improvviso mi resi conto che quella era la morte, la mia morte! La mia morte era lì per confortarmi e pian piano sentii che mi muovevo ancora dentro quel misterioso corridoio nero. Una leggera corrente d’aria mi spingeva e io mi sentivo fluttuare e ruotare lentamente su me stessa. “che stupenda sensazione!” dissi con un sospiro, arrendendomi all’estasi. oh no, sentivo i dottori che mi chiamavano da molto molto lontano. Non volevo svegliarmi, no !

Viaggio in una dimensione di luce

Quel piacevole viaggio non durò molto a lungo. Il mio dottore gridò il mio nome ripetutamente: “forza Lidia respira, respira!” qualcuno mi raddrizzò e mi colpì sulla schiena. “Perché mi stanno facendo questo? Pensai” non capiscono che voglio restare morta? Voglio essere morta! Fingerò di non sentirli così non mi disturberanno più!” all’improvviso però la morte mi liberò dalle sue spire, il mio meraviglioso guscio protettivo si era dissolto e ormai era fuori dalla mia portata. “Lidia prega, prega” mi esortò una voce rasserenante. frugai nella mia mente alla ricerca delle parole. Cercai di ricordare una preghiera. “non ricordo le parole” dissi isterica. mi rispose una voce ipnotica: “ti aiuterò io a pregare: padre nostro che sei nei cieli…” Così cominciai a pregare insieme a lui e finimmo la preghiera insieme. Sentii come un guscio protettivo che mi separava da tutte le mie paure. La sua mano calda mi accarezzò dolcemente il braccio e mi diede dei colpetti affettuosi sulla mano.

Battei le palpebre e alla fine aprì lentamente gli occhi. Il dottore che pregava non l’avevo mai visto prima. il suo bel viso e il suo sorriso gentile sembravano darvi il benvenuto a casa. La morte non era più una liberazione. Io volevo guarire, volevo stare con la mia famiglia. I dottori mi stavano ancora manipolando e poi mi fecero una iniezione. Persi immediatamente i sensi. Tre giorni dopo fui abbastanza forte da essere spostata dalla terapia intensiva dove cominciai a fare domande sul dottore in bianco che pregava. Ma restavo delusa ogni volta che qualcuno diceva “mi dispiace non lo conosco!” così aspettai impaziente il mio dottore. Quando arrivò cominciai a tempestarlo di domande: “chi era l’altro dottore? Voglio vederlo voglio parlare con lui. Posso vederlo? “avevo la voce ancora molto roca ed ero sull’orlo di una crisi di nervi. “non c’era nessun altro dottore, Lidia. Solo io e il mio collega” rispose lui. “ma si, si che c’era…Il dottore che mi ha aiutato a pregare, quello vestito di bianco” insistetti tutta eccitata. “Lidia, nessuno ha pregato con te, e in base alle regole dell’ospedale, nelle sale operatorie sono ammessi solo camici verdi!” non parlammo mai più dell’accaduto.

La mia ripresa fu lenta e faticosa. Alla fine i mesi diventarono anni e io quasi dimenticai la malattia, perché sono guarita completamente dal cancro. Dimenticai tutto, tranne il mio angelo in camice bianco che mi ha strappata dalla morte!