Il mio piccolo angelo
Mi chiamo Dee e vivo in Kenya. Il mio piccolo Angelo, mio figlio, è morto il 28 febbraio di quest’anno, all’improvviso e inaspettatamente.
Aveva solo 22 mesi. Si chiamava Freddie Musena, Musena significa “amico”. Freddie era nato qui in Africa, e mio marito ed io eravamo riusciti a dargli tutto l’amore e l’allegria possibili in questa vita. Freddie era nato senza tutti e quattro gli arti, il suo corpo non aveva giunture, fianchi e spalle e neppure inguine e ascelle. Forse ricorderete che lo scorso anno i giornali inglesi hanno parlato moltissimo del mio piccolo angelo perché stavamo cercando di ottenere un visto per poterlo portare nel regno unito.
Li sarebbe stato sottoposto ad accertamenti e cure mediche, e magari in un futuro avrebbe potuto anche avere dei nuovi arti.
Dato che Freddie era keniota, come mio marito, mentre io sono inglese, ottenere quel visto è stato molto difficile. Quest’anno, il giorno dopo il suo secondo compleanno, avremmo dovuto portarlo ad un appuntamento fissato in precedenza all’ospedale di Londra per provare i suoi nuovi arti, ma purtroppo non è vissuto abbastanza per farlo. Quando sentimmo parlare di lui per la prima volta Freddie aveva 10 giorni.
Un assistente per l’infanzia era venuta da me e mi aveva spiegato che un bambino era stato accolto presso l’ospedale, per proteggere la sua incolumità. Alcune persone del luogo ritenevano che il piccolo dovesse essere ucciso per via delle sue condizioni. In questa zona in particolare, la gente è molto superstiziosa riguardo a cose del genere. Nel momento preciso in cui venni a sapere di Freddie decisi che lo volevo, e il giorno seguente chiamai l’ospedale. Mi avvicinai a questo piccolissimo neonato senza braccia e gambe. Stava disteso in un letto sufficientemente grande per un adulto, e il mio primo pensiero fu “Chissà se posso farcela”, e subito dopo il mio sentimento fu di puro amore per quel bellissimo piccolo angelo. Lo portai a casa con me e la vita ebbe inizio per tutti noi! Nel breve spazio di tempo in cui rimase con noi (lo avevamo adottato ufficialmente), Freddie dimostrò non solo alla comunità locale, ma anche a tutto il Kenya, che c’è vita anche nella disabilità.
Il suo atteggiamento all’insegna del “Mai dire mai” era semplicemente sbalorditivo. Il giorno in cui morì, stavamo andando all’ospedale insieme a lui. Era disteso sopra la mia spalla, amava stare così… In qualche modo riuscì ad avvicinarsi al mio collo, e lo baciò. Lo scostai dalla spalla per guardarlo e anche lui mi guardò, prima di chiudere gli occhi per sempre. C’era un’atmosfera carica di pace, ma allo stesso tempo fu un vero shock e del tutto inaspettato. Quella notte, mentre giaceva privo di vita nel suo lettino, vennero a trovarlo le donne della comunità. Si sedettero tutte intorno e cantarono per lui con voce meravigliosa. Il giorno dopo il suo aspetto non era per nulla cambiato, era come se stesse dormendo, proprio nel modo in cui faceva sempre. Sembrava lo stesso bambino ed era difficile credere che fosse morto, perché a guardarlo sembrava così sano… Persino il colorito era lo stesso. Fin dal primo giorno in cui portammo Freddi a casa, prendemmo l’abitudine di tenerlo con noi in veranda. Lui guardava verso l’alto e sorrideva, a volte era davvero eccitato! Noi naturalmente non vedevamo nulla, perciò eravamo soliti dire che stava giocando con gli Angeli. Dopo la sua morte, più di trecento persone parteciparono al funerale, e questa fu la prova che la sua disabilità, alla fine, era stata accettata da tutta la comunità. Il giorno successivo al funerale, uscimmo sulla veranda. Tutto attorno a uno degli ultimi gradini c’era una fila di piume bianche. A quel tempo non sapevo nulla della relazione tra piume bianche e Angeli, e infatti in quell’occasione mi venne in mente il film di Forest Gump, la parte in cui c’è una piuma bianca che fluttua nell’aria.
Qualche giorno dopo mi svegliai nel cuore della notte e sentii un intensissimo profumo di lavanda. Sapevo che Freddie era lì, perché prima della sepoltura l’avevo lavato con del sapone alla lavanda. In seguito, leggendo un libro sugli Angeli, ebbi la conferma che anche il profumo di lavanda ed altri fiori è un segno che proviene dagli Angeli e dalle persone defunte. Sono appena tornata dalla Gran Bretagna, dove ho rivisti i miei figli. Sapere della morte del loro fratellino li ha devastati. Qui in Kenya abbiamo molti bambini. Gestisco un orfanotrofio e un centro di prima accoglienza, una scuola e una clinica.
Freddie, il mio piccolo angelo, amava giocare con i bambini più di ogni altra cosa. I bambini lo adoravano. Sapevano anche che lui amava i fiori e tutta la natura. Mentre mi trovavo in Gran Bretagna, mio marito aveva tolto i fiori dalla tomba di Freddie. Stava piovendo e non voleva che si rovinassero perché alcuni sono fatti di seta. Abbiamo seppellito Freddie vicino a noi, sotto il suo albero di Mango preferito.
Mio marito aveva tolto i fiori di pomeriggio verso le 18:30, ma alle sei di mattina del giorno dopo si è recato in giardino ed è rimasto totalmente scioccato nel vedere che la tomba era ricoperta di fiori freschi! Ha chiesto a tutti si avevano messo i fiori, ma nessuno ne sapeva nulla. In un’altra occasione, a poca distanza dal giorno della sua morte, stavamo guardando la tv, quando le luci hanno iniziato ad accendersi e spegnersi, forse per un secondo o due.
La cosa strana è che la tv e il computer funzionavano benissimo. In Kenya spesso la corrente viene interrotta e il primo a soffrirne è sempre il mio povero computer, eccetto questa volta…Tre sere fa ero seduta davanti al mio computer, e stavo guardando il mio screen saver. È una bellissima foto di Freddie, in cui lui ha un sorriso meraviglioso. Gli ho detto, come facevo sempre, “La mamma ti vuole bene, tu vuoi bene alla mamma?”. La stampante si è spenta, poi si è riaccesa da sola e sono sicura di non aver toccato il computer, stavo solo parlando al mio piccolo angelo come ho sempre fatto.
Anche mia figlia, che vive in Inghilterra, aveva un rapporto speciale con Freddie. Sabato scorso mi ha inviato un messaggio con il cellulare, perché sentiva il bisogno di dirmi immediatamente cosa le era successo. Era alla guida della sua auto, quando, dopo essersi fermata ad un incrocio, ha guardato in cielo e ha visto qualcosa che le sembrava neve. In realtà, man mano che scendeva e si avvicinava si è accorta che era una quantità di piume bianche che stavano atterrando sulla sua auto.
La settimana dopo la morte di Freddie, siamo andati in chiesa per seguire la messa. Ho portato con me il suo bavaglino, ricamato con le parole “Voglio bene alla mia mamma”. Ho messo il bavaglino e la sua T-shirt preferita nella tasca laterale della mia borsa, che si chiudeva con la cerniera, in modo da poter riavere accanto a me mentre ero in chiesa. Una volta tornati a casa ho messo via la borsa lasciandovi dentro sia il bavaglino che la T-shirt.
Il mattino dopo ho guardato dentro il lettino di Freddie e accuratamente ripiegato vi ho trovato il bavaglino! Ancora adesso non ho la più pallida idea di come ci sia arrivato. La cosa strana è che la T-shirt di Freddi era ancora dentro la mia borsa!
Ero davvero arrabbiata quando il mio angelo è morto, perché era un bimbo così felice e stava facendo tante cose. Ma ora devo credere che ci è stato mandato per compiere una missione, che ha portato a termine con grande successo. Sono veramente felice che Dio ci abbia dato Freddie anche l’occasione di dimostrare a tutti che un bimbo nato come lui è un dono del cielo, e non qualcosa da nascondere come se fosse una maledizione.
Da quando mio figlio è morto, il vice presidente del Kenya ha voluto fare un censimento di tutte le persone disabili. Questo non era mai accaduto prima. Ho sempre accolto i media, inclusa la televisione, perché venissero a trovarci e tenessero la gente informata delle novità. Tutto il Kenya sa chi era Freddie e cosa stavo cercando di fare per aiutare gli altri bambini disabili della zona.
L’ultimo regalo di Freddie è stato per un bambino di cui siamo venuti a conoscenza appena prima della sua morte. Questo neonato di otto mesi era nato senza braccia. Freddie ha sempre potuto disporre di un fondo per le proprie cure. All’incirca tre giorni dopo la sua morte, stavo seduta a guardare la sua tomba ricoperta di fiori, quando mi è venuto in mente il nome di quel bambino. Ho deciso su due piedi che il regalo di Freddie in questo mondo sarebbe stato quello di far sì che la propria morte, tramite la mia attività, potesse servire ad almeno un altro bambino. Mentre mi trovavo in Gran Bretagna ho iniziato ad organizzare il viaggio di questo bimbo, affinché potesse recarsi lì per essere visitato e poter avere le nuove braccia.
Ho contattato i suoi genitori, che lo amano e vogliono il meglio per lui e sono così felici! Ma ho subito chiarito che si tratta del regalo drl mio piccolo angelo a James, e che io sto solo lavorando attraverso di lui in base a ciò che sento che lui vuole da me!
Una rivista inglese ha pubblicato la storia di Freddie , ma ci sarà anche un seguito, che questa volta includerà le vicende di molti bambini che vivono in Inghilterra e che hanno gli stessi problemi. Dato che Freddi amava molto i fiori, desidero che tutti lo sappiano e raccolgano i fiori più belli e delicati per portarli ai bambini malati, tristi o che hanno anche soltanto bisogno di qualcosa di speciale. E quando riceveranno i fiori, si dirà loro che sono da parte di un bambino molto speciale, Freddie Musena.
Sento che Freddie è stato inviato qui in missione! Ha portato a termine quella missione con grande successo, e tutti hanno conosciuto lui e ciò che è riuscito a realizzare e alla fine è stato richiamato dagli Angeli.
Non passa un solo momento senza che io lo rivoglio con me, piango tutti i giorni a qualunque ora. Mi hanno detto che il tempo guarisce tutte le ferite…Io non guarirò mai e non supererò mai la perdita del mio piccolo angelo , il mio cuore trabocca d’amore per lui. Lui è ogni battito del mio cuore. Da quando Freddi non c’è più, sono accaduti molti fatti inspiegabili, ma so che è Freddie che viene a salutarci.