Un breve incontro Angelico
Avevo lavorato fino a tardi ed ero riuscita per un pelo a prendere l’ultimo treno per tornare a casa. Mi domandai se fossi l’unica passeggera, visto che la mia carrozza era completamente vuota.
Avevo lo stomaco che brontolava, perché quel giorno ero stata talmente presa da non trovare il tempo di mangiare un boccone. Mentre il convoglio avanzava, ondeggiando, lo sguardo mi cadde sul cartello che riportava la destinazione e con un brivido mi accorsi di avere sbagliato treno. Stavo andando nella direzione opposta. Per di più il treno non si fermava neanche a tutte le stazioni.Non potevo fare altro che starmene seduta ed aspettare. Se avessi avuto un cellulare avrei avvisato a casa, ma il fatto risale a quasi trent’anni fa! Come se non bastasse la situazione andò peggiorando. La porta comunicazione della carrozza si spalancò e entrarono due uomini che indossavano dei sudici abiti e parlavano sguaiatamente. Vedendoli avanzare malfermi sulle gambe lungo il corridoio centrale capii che erano ubriachi.I due si sedettero a peso morto sul sedile di fronte al mio e cominciarono a fissarmi in modo strano. Pensai che mi avrebbero derubata se non addirittura stuprata ed essendo io mingherlina non avrebbero avuto difficoltà ad aggredirmi. Pronta al peggio, iniziai a pregare. All’improvviso un signore alto, asciutto e coi capelli bianchi sbucò dal sedile alle mie spalle. Con calma passò davanti ai balordi e si accomodò al posto a fianco al mio, come se gli altri due non esistessero nemmeno. Con noncuranza mi domandò se mi ero persa e io gli spiegai di avere sbagliato treno. Con un sorriso rassicurante l’uomo mi disse di non preoccuparmi e che avrebbe fatto in modo di farmi tornare a casa senza problemi. Non mi chiese dove abitavo, né mi fece altre domande. Nonostante i due ubriachi che avevo davanti, all’improvviso mi sentivo al sicuro, persino confortata. Il treno continuava la sua corsa. I due bevuti sembravano stranamente completamente assenti e storditi.Uno si teneva il capo tra le mani come se avesse mal di testa, l’altro si massaggiavano lo stomaco come se avesse vomitato. Tenevano entrambi gli occhi puntati sul pavimento, senza mai guardare né me nè il mio vicino. Alla fine il convoglio si fermò e lo sconosciuto mi disse che dovevo scendere e cambiare treno. Lo seguii e lui mi portò da uno degli agenti della polizia ferroviaria spiegandogli che dove dovevo andare. L’uomo replicò che ero fortunata perché di lì a poco sua moglie sarebbe passato a prenderlo per andare a trovare dei parenti proprio vicino al mio paese, e sarebbero stati felici di offrirmi un passaggio.Ringraziai sia la gente che l’uomo dai capelli bianchi, il quale sorrise e si allontanò lungo la banchina. Non lo vidi svanire né altro, ma il sospetto e l’effetto prodotto sui due ubriachi che stranamente dal suo arrivo tenevano gli occhi puntati per terra, mi diede l’impressione che vegliasse su di me. Le persone a cui raccontò l’accaduto in genere ritengono che questo signore fosse un angelo incaricato per quella sera di proteggermi da qualche pericolo.
(Angeli tra noi Theresa Cheung)