TRA LE BRACCIA DI UN ANGELO
“Mi è stato detto che da piccolo mia madre mi metteva nella mia culla al secondo piano della casa e poi scendeva di sotto per”farsi”… per sfuggire alla tensione. Mia sorella mi ha raccontato che quando tornava da scuola avevo i pannolini talmente sporchi da causarmi terribili irritazioni cutanee. Lei mi cambiava e poi scendeva a preparare qualcosa da mangiare. Mia madre non mi dava nulla, perciò mangiavo unicamente quando rientrava mio padre. Ma poiché lui lavorava duramente per riuscire a tirare avanti con due figli, finiva che mangiavo una volta sì e due no.Papà morì quando avevo due anni, dopo di che mia madre portò a casa svariati uomini, uno più sgradevole dell’altro. A differenza di qualsiasi altro bambino della mia età, io non sapevo cosa fosse il gioco ne conoscevo le gioie dell’infanzia. Nessuno mi amava, nessuno mi educava. Mi sentivo dire solo che ero antipatico e di chiudere il becco.La situazione peggiorò ulteriormente quando mia madre si risposò. Appena si furono scambiati gli anelli, il mio patrigno prese il controllo di casa nostra. Aveva un pessimo carattere, tanto che imparai subito a eclissarmi in camera mia appena lui arrivava. Avevo cinque anni quando una sera sentii lui e mia madre urlare al piano di sotto. Corsi in cucina e trovai lei rannicchiato sul pavimento col viso coperto di sangue. Rimasi lì in piedi, senza dire nulla. Lui mi si piazzò davanti e mi intimò di tenere la bocca chiusa, altrimenti… Ero spaventato, ma non pensavo che sarebbe arrivato veramente a picchiarmi. Ero soltanto un bambino.Nel giro di un anno imparai a evitare i pugni diretti contro mia madre ritirandomi in me stesso, non facendomi vedere e nascondendo o meglio cancellando ogni emozione.Immaginavo di essere fuori pericolo perché ero un bambino, in fondo quale dannato bastardo picchierebbe un bambino? Mi abituai a non reagire nel vederlo sottomettere mia madre a suon di ceffoni. Qualsiasi reazione lo faceva infuriare ulteriormente, perciò io rimanevo zitto e fermo. Ricordo bene la sensazione che provavo ogni volta che lui le metteva le mani addosso facendole uscire il sangue dal naso e dalla bocca come faceva mia madre a sopportare un’esistenza fatta piena di paura e infelicità e perché continuava a tornare da lui? La vita per me non aveva senso, sarei morto pur di poterlo torturare e uccidere. Diviso in due, persi completamente il mio “io”.Quando compì 17 anni, per la prima volta lui indirizzò la sua rabbia verso di me. Ero in ritardo per la scuola e senza farlo apposta lo urtai mentre uscivo di corsa dalla porta d’ingresso. Poi ricordo che fissavo un enorme gamba dentro uno stivale che dal mio collo arrivava fin sulla sua testa e stagliata contro il soffitto retrostante. Lo sentii sibilare: “NON azzardati mai più a venirmi addosso, se non vuoi uscire di qui dentro in un sacco per cadaveri”.Mi colpì talmente forte da farmi perdere i sensi. Quando riaprì gli occhi ero ancora steso sul pavimento col mio patrigno che mi sferrava un calcio dopo l’altro. Con l’impressione di osservare la scena dall’esterno, mi sentii stringere e cullare da due forti braccia, poi scivolare nuovamente nell’oscurità.Al mio risveglio, mi trovai in ospedale. Non ho più visto né mia madre ne il mio patrigno dopo il ricovero. Dopo un mese di convalescenza sono entrato in programma di adozione. In seguito mi dissero che quando il mio patrigno si era allontanato ero riuscito a strisciare fino al telefono e a comporre il numero della polizia. All’arrivo degli agenti mi ero trascinato alla porta e li avevo fatti entrare, completamente coperto di lividi e ferite. Io non ricordo assolutamente di averlo fatto.Rammento soltanto di essermi sentito come separato dal mio corpo fisico per fluttuare nelle braccia di un Angelo”. Malcolm ora è felicemente sposato e padre di cinque figli. Le ferite del passato continuano a tormentarlo e non potrà mai dimenticare il dolore e la paura di quel periodo, ma le terribili percosse subite l’hanno condotto a credere fortemente nella forza dell’amore e degli Angeli. Si è incontrato con altre vittime di abusi di minori simili alle sue e spera che il condividere la sua storia con altri che hanno sofferto come lui sia loro di qualche conforto. Da adulto non ha più visto gli Angeli, ma continua a sentirli, a percepirli intorno a sé.
Theresa Cheung – Un angelo ha sussurrato il mio nome
TRA LE BRACCIA DI UN ANGELO
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