Il Messaggero
Non ricordo perché sia andata alla porta e l’abbia aperta. Doveva essere un fine settimana perché quel giorno ero a casa e non al lavoro. Erano i primi di settembre del 1995 e l’estate cedeva finalmente il passo all’aria più fresca dell’autunno. Forse stavo uscendo per ritirare la posta, oppure avevo udito un rumore strano vicino alla casa e volevo controllare. Il motivo l’ho dimenticato ma ricordo molto bene che quando aprì l’uscio ebbi un tremendo shock. Sulla ringhiera del portico, a circa 1 m da me, era posato un piccolo gufo dagli occhi enormi. I nostri sguardi si incrociarono per cinque o sei secondi, restammo immobili come statue. Poi l’animale si girò di colpo allargò le ali e volò via. Non uscii. Ero così sbigottita che tornai dentro e mi sedetti. Non credevo a ciò che era successo. Innanzitutto, non avevo mai visto un Gufo nel luogo in cui vivevo, e abitava in quella casa da 26 anni. Ho dei gatti che amano osservare gli uccelli dalle finestre, perciò faccio attenzione alle numerose specie che frequentano questa area densamente popolata. È per questa ragione che ero sconcertata, anzi scioccata, all’ idea che un uccello così insolito si fosse posato sulla ringhiera davanti alla mia porta in pieno giorno. Raccontai l’episodio a diverse persone, non solo perché era fuori dal comune, ma anche perché la sensazione che mi aveva trasmesso mi accompagnò per alcuni giorni. Era come uno di quei sogni così vividi e coinvolgenti che ti seguono per tutto il giorno.
Poco dopo quell’esperienza, andai in vacanza con alcuni amici e parenti. Avevo dimenticato la storia del gufo. Il viaggio fu meraviglioso ma non accadde nulla di strano. Arrivammo a casa la prima settimana di ottobre, e il sei mio padre morì all’improvviso. Quel giorno era salito sul rimorchio della roulotte per mettere via alcuni oggetti che avevamo usato durante le vacanze. La sua scomparsa fu un duro colpo per tutti noi. Diverse settimane dopo ripresi finalmente le mie solite abitudini, tra cui la lettura. Avevo preso in prestito diversi libri alla biblioteca, uno dei quali, consigliatomi da mia sorella, riguardava i nativi americani, un argomento che ci appassiona entrambe. Anche se non ricordo il titolo, fui bombardata dalle stesse sensazioni e ricordi visivi che avevo avuto durante l’incontro con il gufo. Il volume parlava di come gli uccelli, specialmente i gufi, possano fungere spesso da messaggeri per comunicarci la dipartita imminente di una persona cara. Fu come se mi avessero versato addosso un secchio di acqua ghiacciata. Avevo la pelle d’oca e mi parve di guardare ancora dritto negli occhi dell’animale. Durò solo uno o due secondi, ma fu allora che capii esattamente perché avevo ricevuto la visita di quell’uccello. Poco dopo parlai con mia sorella. Credevo che la creatura fosse un messaggero, dissi, mandato a informarmi che una persona cara stava per lasciare il pianeta. Molto probabilmente avevamo letto entrambe della credenza dei nativi americani secondo cui gli uccelli gli animali possono essere messaggeri, come gli angeli, incaricati di darci informazioni quando ne abbiamo bisogno, ma nessuna delle due aveva collegato le due cose finché non avevo letto quel libro settimane dopo. Mi sentii confortata e fortunata perché da qualche parte qualcuno mi aveva mandato un bellissimo gufo e grazie al cielo mi aveva indotto a leggere un certo libro così che cogliessi il messaggio. Ciò dimostra che chiunque abbia sincronizzato i due eventi sapeva che avrei avuto bisogno di aiuto per fare due più due.