IL BACIO DI ADDIO – Storie Angeliche

La finestra della mia camera da letto si aprì lentamente riuscivo a vedere le tende sottili che si muovevano dolcemente.  Rimasi a guardare, paralizzata dalla paura, la sagoma scura che scavalcava la finestra e entrava nella stanza. Vidi che indossava un impermeabile e un cappello di feltro, ma non riuscivo a vederne la faccia o il colore della pelle. Sembrava semplicemente una di quelle spaventose ombre scure della notte, senza alcun tratto distintivo che permettesse di identificarla. L’ombra si avvicinò al mio letto. Mi ritrovai incapace di muovermi o di parlare. Quando si fermò accanto a me qualcosa mi diede il coraggio di urlare.  Destata dalle mie stesse grida e sconvolta, mi misi a sedere cercando di dare un senso quel sogno.  Nel corso dei successivi tre anni, quell’incubo ricorrente mi avrebbe svegliata innumerevoli volte. Mi capitò di parlarne con un’amica, la quale mi suggerì di raccontarlo al nostro sacerdote. Questi mi chiese se avessi perso qualcuno di recente senza avere la possibilità di dirgli addio. Mi disse che forse quel sogno mi voleva far capire che dovevo dire addio a una persona cara e aggiunse che, se l’avessi fatto di nuovo, avrei dovuto consentire a me stessa di arrivare fino in fondo per giungere ad una conclusione. Mio padre era morto quando io avevo quindici anni. Forse era a lui che dovevo dire addio? Una notte, mentre ero profondamente addormentata, il sogno si ripetè. Il mio visitatore aprì la finestra e cominciò a scavalcarla per entrare. A quel punto, mi parve di sentire addirittura una leggera brezza. Riuscivo a vedere chiaramente l’impermeabile e il cappello di feltro. Ricordando le parole del sacerdote, lottare contro la mia paura dell’ignoto e mi costrinsi a lasciare che la figura si avvicinasse senza mettermi a urlare. L’uomo, perché di un uomo si trattava, si fermò accanto al mio letto e rimase là leggermente proteso su di me come se mi stesse ammirando. Cercai di distinguerne i lineamenti, ma era impossibile: la stanza era troppo buia. Ciò che accadde subito dopo fu del tutto inatteso. L’uomo si chinò piano su di me e mi baciò sulla fronte. Poi si girò e uscì scavalcando di nuovo la finestra. Tutti quegli anni passati in apprensione… E tutto ciò che voleva lo sconosciuto era augurarmi la buona notte con un bacio! La mattina successiva, con ancora in testa il ricordo vivido del sogno, mi resi conto che quell’uomo era mio padre. I miei genitori erano già separati quando lui si era tolto la vita. Non avevamo mai avuto l’opportunità di dirci addio: una realtà davvero difficile da affrontare per una ragazzina di quindici anni! Il sogno non si è più ripetuto. Finalmente avevo la mia conclusione: il mio bacio d’addio!

 

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