ALLE SOGLIE DEL PARADISO E RITORNO: I VOSTRI RACCONTI 

Avevo compiuto da poco 11 anni. Quella mattina stavo guardando con ammirazione mio cugino mentre gareggiava con un altro ragazzo su una strada chiusa della periferia di Napoli.

Entrambi possedevano un motorino elaborato in grado di raggiungere velocità molto elevate.

Mio cugino vinse quella gara e venne a prendersi i complimenti e le pacche sulle spalle dai suoi amici.

A quell’età io guidavo già il mio motorino (a Napoli, si sa, siamo precoci in questo campo), ma senza alcuna modifica al motore, tanto che non superava i 50 km/h, come previsto dal codice della strada.

Pieno di ammirazione per il motorino “bolide” di mio cugino gli chiesi se potessi provarlo, lui accettò raccomandandomi di fare un giro breve e soprattutto di non spingerlo al massimo della velocità, perché a quel punto il mezzo iniziava a vibrare tutto divenendo ingovernabile.

Naturalmente io non diedi retta al suo consiglio e tirai subito il motore al massimo.

Ben presto raggiunsi una velocità folle, il vento sul volto mi faceva lacrimare gli occhi.

Ero ebbro di emozioni, mi sentivo grande. Il motorino cominciò a vibrare in modo molto vistoso ma ancora riuscivo a manovrarlo agilmente.

Poi sentii uno schiocco metallico. Il parafango anteriore si era staccato ed aveva bloccato la ruota!

Il motorino si era inchiodato ed io mi ritrovai catapultato per aria.

Feci un volo di una decina di metri, finendo per schiantarmi sul muretto a lato della carreggiata.

Il tutto durò pochi istanti, ma io avevo la sensazione di vedere il tutto al rallentatore.

Poi il mio corpo colpii con forza il muro e tutto intorno a me divenne scuro. Vedevo il mio corpo in una posizione scomposta. Io ero poco sopra di lui.

Dico “io” perché riuscivo ad identificarmi nel corpo che sostavo a mezz’altezza e non in quello riverso a terra.

Arrivarono di corsa i miei amici, alcuni vedendo quel corpo si disperavano.

Non passò molto e giunse anche l’ambulanza, ed io vedevo gli infermieri mentre mi prestavano le prime cure, poi fu ancora buio…

Mi risvegliai nell’angolo di una stanza bianca e verde. Stazionavo in alto, sembrava galleggiassi in una vasca d’acqua trasparente a circa due metri dal pavimento.

Mi sentivo stranamente tranquillo anche se percepivo come tale situazione fosse insolita.

Sotto di me vedevo medici ed infermieri indaffarati attorno ad un corpo immobile che poi realizzai fosse il mio.

In quel momento il corpo su quella superficie metallica poteva essere un manichino piuttosto che un pupazzo, di sicuro non era il mio, non percepivo nessuna sensazione.

Io ero sopra quel corpo, e guardavo con stupore i medici mentre tentavano di rianimarmi, nel frattempo pensavo che si stavano dando pena per nulla, perché io nella mia nuova realtà stavo bene.

Mentre vedevo questa scena mi ritrovai in un attimo fuori dalla stanza d’ospedale, ero al suo ingresso e dall’alto osservavo tutte quelle persone entrare ed uscire.

Ad un certo punto provai il desiderio di rientrare perché quell’altezza iniziava a crearmi ansia.

Bastò questo pensiero per ritrovarmi nuovamente nella stanza insieme a medici ed infermieri.

L’attività intorno a quel corpo divenne sempre più frenetica quando improvvisamente fui scaraventato in una specie di tubo nero con all’interno delle luci che sembravano al neon.

Percepivo la presenza di qualcuno al mio fianco mentre sfrecciavo a grande velocità in quello strano tubo.

Qualcuno mi stava accompagnando, e tutto ciò era rassicurante per me.

Infine intravidi una luce bianca che andava espandendosi intorno a me fino ad avvolgermi completamente, a quel punto provai una sensazione bellissima!

Provavo una pace ed una tranquillità immensa.

Quella luce era come se fosse viva e penetrava fino nella mia anima trasmettendomi amore.
Dopo questo momento di immensa gioia globale, cominciai ad intravedere delle sagome in lontananza.

Due di loro mi si avvicinarono, la prima era una bellissima Signora sui 30 anni, il secondo era un Signore della stessa età con capelli color platino ed occhi di uno splendido azzurro.

Sentivo, come per istinto, che questi due Esseri, mi stavano sbarrando la strada verso un mondo paradisiaco, sarebbero bastati solo pochi passi per entrarci.

Erano vestiti entrambi con una tunica che sembrava un metallo argenteo liquido.
La signora, che sapevo d’istinto essere mia nonna morta quand’io avevo solo due anni, mi trasmise con il pensiero che non era giunto ancora il momento di varcare la soglia.

In realtà io volevo fortemente andare oltre quella soglia, sentivo che era come ritornare alla mia vera casa.
Poi quel Signore si rivolse a me, il suo sguardo mi trasmetteva un infinito amore, e in una frazione di secondo mi ritrovai a rivivere per intero la mia esistenza, vedevo tutto scorrere sia dal mio punto di vista sia da quello di tutti coloro che avevano interagito con me.

E, per quanto possa sforzarmi, quanto mi accadde in quei momenti fu talmente straordinario da risultare impossibile da descrivere.

Provavo, istante per istante, qualsiasi dolore che durante la mia vita avessi procurato agli altri con le mie azioni, sia che fosse stato piccolo piuttosto che grande, il tutto accadeva in un lasso di tempo indefinibile.

Mi sentivo mortificato per alcune azioni negative commesse nei confronti di mia madre, mia sorella ed alcuni miei compagni.

Ma quel Signore amorevole, quasi divertito mi chiese, sempre senza parlare se volessi tornare e rimediare ai miei errori oppure desiderassi rimanere.

Io ero deciso a rimanere e glielo trasmisi sempre con il pensiero.

Mi ritrovai allora nuovamente nella sala d’attesa dell’ospedale.

Vidi mia madre e mia sorella piangere. Sentivo su di me il loro dolore.
Fu in quel frangente che realizzai che dovevo ritornare, capivo finalmente che il mio percorso sulla terra, sia con i miei cari che con le persone in generale non era ancora terminato.

Lo pensai con amore verso di loro.
In un attimo mi sentii come risucchiato in un imbuto oscuro e ritornai nel mio corpo tra lo stupore dei medici.
Avevo riportato un forte trauma cranico e subito un arresto cardiaco di quasi 7 minuti!

In pratica ero morto per 7 minuti.
I 7 minuti che non scorderò mai, per tutto il tempo che mi resta da vivere in questa esistenza terrena.
Da allora non ho più nessuna paura della morte, anzi il pensiero di ritornare in quella luce mi infonde una grande gioia.

Inoltre sono diventato molto sensibile ed empatico nei confronti delle persone che, a qualsiasi livello, entrino a far parte della mia vita.

Questo mio “ritorno” mi ha concesso un altro grande dono:

quello di comunicare con coloro che hanno già oltrepassato la “soglia”, e che considero beati.
A volte porto dei messaggi di cari trapassati a persone che nemmeno conosco, e che rimangono incredibilmente impressionate da quello che riporto dei loro cari defunti.

Diciamo che svolgo delle “commissioni” che arrivano da un altro mondo.
Naturalmente tutto questo lo faccio senza richiedere alcun compenso.

Vengo abbondantemente ripagato dalla gioia che pervade le persone allorché finalmente realizzano come i loro cari non siano andati via per sempre, ma li aspettano in un posto magnifico per poterli riabbracciare.