UN SEGNO DAL CIELO

Ero seduta al capezzale di mia madre, cercando disperatamente di consolarla, parlandole della vita dopo la morte, dicendole quanto le volevo bene. I medici non riuscivano a capire come mai si aggrappasse tanto alla vita.
Ma io lo sapevo. Voleva resistere finché io le ero accanto, fino allo stremo delle sue forze, poiché voleva trascorrere il maggior tempo possibile con me. Così mi resi conto che non le ero più di alcun aiuto; al contrario, le stavo involontariamente impedendo di andarsene. Fu una scoperta scioccante, eppure presi la decisione più difficile di tutta la mia vita: dovevo lasciarla affinché si sentisse libera di andarsene.
Immaginai di affidarla alle cure di un Angelo. Mentre le stringevo la debole mano, sapevo che quelli erano gli ultimi istanti che avremmo trascorso insieme. Con il cuore a pezzi, continuai a parlarle dolcemente, descrivendole l’Angelo che avrebbe preso il mio posto: l’Angelo più bello che chiunque avesse mai visto sarebbe venuto a farle compagnia, una luce nell’oscurità. L’avrebbe protetta, guidata e sostenuta. Le chiesi di fidarsi e di non aver paura.
Le lacrime presero a scorrere sul mio volto quando lei, ormai impossibilitata a parlare, mi strinse la mano in segno di accettazione. La baciai ringraziandola per essere il legame che Dio aveva scelto per me tra il cielo e la terra. Poi me ne andai.
Alcune ore dopo ero già in volo, diretta verso casa. In aereo mi ero appisolata, ma ad un certo punto (erano le cinque del pomeriggio) spalancai  improvvisamente gli occhi a guardai fuori dal finestrino. Il cielo era limpido e azzurro, ad eccezione di una singola nube arancione con una sfumatura gialla che vedevo proprio davanti a me: aveva la forma del bellissimo Angelo che avevo immaginato per mia madre, con tanto di ali e tutto il resto! Le braccia, protese in avanti, reggevano un’altra nube che aveva le sembianze di una persona, come una madre che culla il figlioletto addormentato. E sotto questa seconda nube, ce n’era un’altra a forma di letto. In quell’istante seppi che mia madre stava ritornando alla dimora celeste.
Due ore dopo arrivai a casa con la certezza che avrei sentito squillare il telefono…e così fu! L’infermiera mi annunciò ciò che già sapevo. Mia madre era morta alle cinque del pomeriggio di quel giorno. Adesso lei è al sicuro, senza paure, malattie o sofferenza.
Durante la nostra ultima conversazione, lei mi chiese: “Quando verranno a prendermi?”.
“Quando sarai pronta”, fu la mia risposta. Allora lei mi promise di inviarmi un arcobaleno se ciò in cui credevo si fosse rivelato vero anche per lei. E che lo crediate o no, ancora oggi, a otto mesi di distanza dalla sua morte, non passa giorno in cui io non veda un arcobaleno in cielo, che brilla luminoso e arreca gioia alla mia vita.

 

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