STORIE VERE DI ANGELI : 

Il cielo può toccare anche il posto più infelice, e riempirlo di speranza.

Quando suo padre William morì nel 1972, Martin decise di andare in cerca di tutti i parenti che gli restavano. Sapeva che suo padre aveva avuto molti fratelli minori, che erano rimasti in Ucraina anziché emigrare assieme a lui. Tuttavia, poco dopo l’arrivo di William a Ellis Island era scoppiata la prima guerra mondiale, e quando era finita era iniziata la rivoluzione russa, con il caos che n’era conseguito. Così per la famiglia di William era divenuto impossibile lasciare l’Ucraina. Michele, il più giovane dei suoi fratelli, aveva visto la loro madre bastonata a morte dai soldati russi, un altro fratello era morto di mastoidite. Poi erano arrivate la seconda guerra mondiale e l’Olocausto; la moglie e due figli piccoli di Michele erano stati uccisi dai tedeschi. La devastazione che aveva colpito la sua famiglia aveva angosciato William fino agli ultimi giorni della sua vita, e Martin decise di recarsi in Ucraina per ricongiungersi a zio Michele sarebbe stato il suo dono per suo padre. Poco dopo la morte di William, Martin volò a Mosca, portandosi dietro la Bibbia di suo padre, scritta in ebraico e tradotta in yiddish. Aveva deciso che sarebbe servita da ponte, poiché non parlava il russo e suo zio non parlava l’inglese, lo yiddish sarebbe stata la loro lingua comune sebbene conservasse solo qualche reminiscenza infantile. Le bibbie erano proibite in Russia durante il regime comunista, e Martin venne quasi arrestato quando mostrò la propria alla dogana; alla fine riuscì tuttavia ad essere ammesso in Russia. “Quando misi la Bibbia fra le mani di mio zio, gli si riempirono gli occhi di lacrime, non ne vedeva una da quasi cinquant’anni” dice Martin. “Gli dissi che gli regalavo la mia”.
Michele però rifiutò, spiegandogli che le autorità, quando Martin avesse lasciato la Russia, gli avrebbero aggiunto di esibirla. “Me la darà ai un’altra volta”, promise.
Ma quando, zio?”, Chiese Martin.
“Nel mondo che verrà”, disse il vecchio. Martin fu colpito dalla manifesta spiritualità dello zio Michele. Sapeva che, sebbene la famiglia di suo padre fosse cresciuta nella fede ebraica ortodossa e fosse stata praticante, Michele si era completamente ribellato a Dio dopo il massacro dei propri cari. Per un certo periodo aveva aderito al comunismo e si era dichiarato ateo. Come biasimarlo? Ora però era tornato ortodosso e praticante. Una sera Martin gli fece l’inevitabile domanda: “zio Michele, come sei tornato a Dio?”, E la storia che tanto a lungo Michele aveva custodito nel proprio cuore venne alla luce:

Durante la seconda guerra mondiale e i combattimenti fra russi e tedeschi, Michele era un ufficiale dell’esercito russo, ed era stato catturato. Siccome i nazisti sparavano a vista sugli ufficiali russo-ucraini ebrei, Michele si era strappato i gradi di dosso e si era rifiutato di parlare: se infatti avesse risposto ai loro interrogatori, avrebbero capito che comprendeva il tedesco e l’avrebbero probabilmente giustiziato. Arrivarono invece alla conclusione che fosse russo e lo incarcerarono assieme agli altri soldati. Michele riuscì a evadere due volte ed entrambe fu riacciuffato. Al terzo rientro in prigione, nel cuore dell’inverno, i tedeschi lo destinarono a un campo di massima sicurezza per prigionieri di guerra situato più a ovest, circondato da filo spinato, torrette con mitragliatrici, cani. I compagni di prigionia di Michele parlavano in continuazione di evadere, ma Michele era depresso: il freddo era terribile, e quel posto sembrava invincibile.
Una notte Michele, scivolato nel sonno, fece un sogno. Sua madre stava di fronte a lui, giovane sana, proprio come la ricordava quand’era un bambino. “Mamma!”. In sogno, tese le braccia verso di lei, ma lei non sorrise.
“Michele, devi scappare!”, gli disse.
“Scappare?-Protestò lui.- Ma mamma, hai visto i cani, i fucili… Non troverò mai una via di fuga!”
“DEVI, figlio mio! Se stai qui ci uccideranno!” Sua madre sembrava terribilmente sconvolta.
“Ma come posso fare?-Le chiese Michele.- Come?”
Lentamente la madre cominciò a svanire, e lui si svegliò, con il cuore che batteva forte. Che sogno! Era stato vivido in modo soprannaturale, sorprendentemente dettagliato. Ricordava com’era vestita, e la tenera familiare espressione del suo viso… Era come se lei fosse veramente venuta da lui. Eppure, che strano. Non una sola volta nella sua vita, fino ad ora, aveva sognato sua madre. Tremando di freddo, Michele si girò sulle tavole grezze del proprio giaciglio, verso la porta della baracca… e si bloccò. Proprio accanto al letto c’era un soldato tedesco in uniforme, che lo fissava. Era uno scherzo del chiaro di luna? No, l’uomo era reale. Ma chi era?
“Michele!-Sussurrò il soldato,-Sveglia i tuoi compagni. Dovete scappare tutti,ADESSO!”.
Scappare? Stava forse ancora sognando? No, era tutto vero.
“Non ho niente da darle” disse allo sconosciuto.
“Non serve corrompere nessuno, dovete solo fare in fretta”. Il tedesco spalancò la porta della baracca.
Doveva essere un trucco. Sarebbero stati presi a fucilate appena fossero corsi verso il recinto: “Non possiamo oltrepassare il filo spinato, e lei lo sa”, mormorò Michele.
“A questo penserò io”, lo rassicurò il soldato.
Michele fissò la porta, ricordando il sogno e il misterioso messaggio di sua madre: le aveva chiesto “come”?, E ora lei gli stava inviando la risposta. Svegliò i suoi compagni, scuotendoli. Avrebbero corso il rischio. Gli uomini sfrecciavano fuori, guidati dal soldato tedesco. E ora, lo scatto verso il recinto! Aspettandosi una pallottola nella schiena ad ogni istante, Michele e gli altri corsero nelle tenebre. Eppure, sebbene la luna illuminasse le loro sagome e le guardie fossero ai loro posti, nessun fucile sparò. Ancora un po’, ed ecco il recinto stagliarsi davanti al loro. Ansanti, si fermarono a guardarlo, increduli: nel filo spinato era stato tagliato un grosso buco. Michele si guardò intorno: il soldato tedesco non si vedeva da nessuna parte. Se avesse tagliato il filo spinato in anticipo, di certo qualcuno l’avrebbe notato.  Com’era stato fatto quel buco? Non c’era tempo per pensare, strisciando oltre il recinto, gli uomini corsero costeggiando il fiume, nei boschi. Pochi istanti ed udirono le sirene segnalare l’evasione, e i cani iniziare ad abbaiare. “Presto!-mormorò uno dei prigionieri. Tutti in acqua! Ingannerà il fiuto dei cani!”
“Congeleremo!” Obiettò qualcuno.
Michele pensò che morire congelati era meglio che venire fucilati, e anche che l’intera nottata era stata così strana… Insieme agli altri, saltò nel fiume ghiacciato e si sedette sul fondo, immerso nell’acqua fino al collo, fino al sorgere del sole, quando le ricerche sembrarono piegare in un’altra direzione e i fuggiaschi riuscirono a scappare verso la libertà. Nessuno di loro riscontrò segni di congelamento o altri danni causati dai vestiti zuppi e gelati. Sebbene altre difficoltà lo attendessero, fra cui un altro periodo di reclusione, quella notte segnò il ritorno di Michele alla fede della sua giovinezza. Certamente sua madre aveva attraversato il tempo e lo spazio per dargli l’incoraggiamento che gli occorreva. E il soldato tedesco? Dev’essersi trattato di un Angelo… non c’è altra spiegazione.
Il cielo può toccare anche il posto più infelice, e riempirlo di speranza.

Storie vere-di Angeli e piccoli miracoli – Joan Wester Anderson            

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