Premessa: Questa storia è realmente accaduta. Quello che ha vissuto Gianfranco Campi è senza alcun dubbio, l’incontro con una presenza positiva.
Alcuni mesi fa ho conosciuto Gianfranco Campi. È un uomo tutto d’un pezzo, robusto e con una grande forza nelle mani. È una persona con le idee chiare e soprattutto con i piedi per terra. Ama la vita vive nel Veneto e il suo lavoro è molto faticoso ma gratificante. È un massaggiatore fisioterapista con un dono particolare: pratica la pranoterapia, ovvero un metodo di medicina alternativa per guarire le infiammazioni attraverso l’energia che il pranoterapeuta trasmette al paziente poggiando le sue mani sulla parte dolorante.
Le sue giornate scorrono velocemente tra un appuntamento all’altro fino a tarda sera. Poi rientra casa per il meritato riposo, soddisfatto perché sa di aver aiutato gli altri. Gianfranco ha un papà meraviglioso che purtroppo si ammala di tumore. Il male che lo aggredisce e di quelli più spietati e gli devasta il volto. Nonostante le sofferenze, il Papà non chiede mai che cosa ha e sopporta il calvario della malattia con grande dignità. Non domanda nulla neppure ai medici e segue con serietà tutte le terapie. Ha decisamente un grande coraggio ma purtroppo non basta. Gianfranco perde il suo papà il 13 novembre 1999.
Quello stesso giorno, poco prima che morisse, il figlio gli annuncia che lui e la moglie aspettano un maschietto. Due anni dopo anche la mamma di Gianfranco attraversa momenti difficili e viene ricoverata in ospedale. D’altronde la donna era molto legata al marito e la loro unione è stata al centro della sua vita. Una volta che suo marito se n’è andato, lei ha perso la motivazione. L’anima sa che ha poco tempo a passare ancora dentro quel corpo.
Gianfranco è l’unico dei tre figli che può stare vicino alla mamma, nonostante il lavoro intenso nel suo studio di massoterapista. Ogni giorno è una corsa in mezzo al traffico e agli appuntamenti, ma sa che è importante non mancare al capezzale della madre. Lei sta lottando per continuare a vivere con il sorriso e la tenerezza che la contraddistinguono. Un giorno di maggio, Gianfranco, spossato e stravolto, decide di prendersi un weekend di riposo e porta la famiglia a Jesolo. È una calda giornata primaverile e la brezza marina potrà sicuramente ritemprarlo dopo quelle giornate durissime. Sono appena arrivati e la moglie sta ancora sistemando i bagagli in casa, quando Gianfranco decide di fare due passi per poi distendersi sul muretto della passeggiata lungo mare. Si sdraia e chiude gli occhi. Passano solo pochi istanti e vede suo padre! È vestito come l’ultima volta che l’ha incontrato prima della sua morte. Si avvicina sorridendo. Gianfranco apre gli occhi e si alza incredulo. Suo padre è ancora lì: è a un metro da lui, sempre sorridente.
“Era come vedere una persona in carne e ossa. Nessuna nube, bagliore, luce o tremolio nell’immagine. Era lui al di fuori di ogni ragionevole dubbio”, mi racconta poi.
Passano interminabili secondi di silenzio, pieni di stupore. Poi Gianfranco domanda: “sei venuto a prendere la mamma, vero?”.
Il papà gli fa una carezza. Gianfranco sente realmente il contatto sul viso.
“Non ti preoccupare…” lo rassicura il padre. Poi fa qualche passo e scompare.
Gianfranco corre a casa e annuncia alla moglie che deve tornare indietro perché sua madre sta morendo. La donna cerca di farlo ragionare, in fondo sono appena arrivati e quei due giorni di break li aspettano da tempo. Proprio mentre stanno discutendo, suona il cellulare. È l’ospedale: la mamma è peggiorata e sta per morire.
Gianfranco parte subito, lasciando moglie e figli a Jesolo.
Guida più in fretta che può nonostante quel giorno il traffico sia inspiegabilmente intenso. Impiega il doppio del tempo che normalmente ci vuole per percorrere quel tratto di strada. Aggiunge all’ospedale dopo quattro interminabili ore di viaggio e, salendo i gradini tre a tre, arriva finalmente nella stanza di sua mamma.
È ancora viva. Le prende la mano e le accarezza la fronte.
“Non ti devi preoccupare di nulla”, le dice sottovoce. “Papà è venuto a prenderti…”.
Sua madre, ora che ha visto per l’ultima volta il figlio, sorride e spira.
Marco Cesati Cassin . Presenze positive