MESSAGGIO DI MIA MOGLIE DALL’ALDILÀ

Mia moglie morì una settimana prima del nostro trentesimo anniversario di matrimonio per un infarto.
Avvenne all’improvviso, imprevedibilmente, e la mia unica consolazione fu sentirmi dire dai medici che non aveva sofferto e non si era accorta di nulla. Per quanto ricordo, siamo sempre stati insieme ed era una donna talmente meravigliosa che potrei scrivere un libro su di lei. Una delle sua qualità più belle era il suo essere imprevedibile. Aveva uno spirito così giovane e mi spingeva sempre a cercare nuove avventure, a inseguire qualcosa di magico nella vita. Era bella sia dentro che fuori. Certo, anche noi discutevamo, come tutte le coppie sposate, ma riuscivamo sempre a trovare un accordo da cui il nostro rapporto usciva rafforzato.Essendo così uniti, potete immaginare il baratro in cui precipitai la prima notte che passai senza di lei, eppure non credo che fossi solo . Saranno state le due del mattino quando udii una sorta di squillo. Distrutto dal cordoglio, cercai di ignorarlo, ma il suono continuava. Si ripete una ventina di volte, poi smise per alcuni minuti, e infine riprese. Lo squillo aumentava d’intensità e mi resi conto che era all’interno della camera. Mi alzai a controllare e alla fine capii che proveniva da sotto il letto. Non sono più agile come una volta e ci impiegai un po’ a inginocchiarmi e a guardare sotto, ma, quando ci riuscì, scorsi un pacchettino avvolto in un nastro rosso. Lo presi e mi sedetti sul letto: era un regalo per me, da mia moglie. Doveva averlo acquistato in previsione del mio 60º compleanno. Stracciai la carta e vidi che era un telefono cellulare. Il regalo in sé non m’interessava, al contrario del biglietto d’accompagnamento scritto a mano da mia moglie: Diceva che mi avrebbe amato per sempre, che era giunto il momento di smetterla di essere così all’antica e di cominciare ad usare il cellulare. La mia riluttanza verso computer e telefonini era stata motivo di continua discussione tra me e mia moglie. Lei amava la tecnologia, io la odiavo. Afferrai l’apparecchio, me lo strinsi al cuore e alla fine sprofondai in un sonno agitato. Il mattino seguente dissi a mio figlio che poteva tenersi il telefonino, visto che a me interessava solo il biglietto di mia moglie. La notte prima l’avevo sentito suonare più volte, e questo mi bastava. Mio figlio prese il cellulare e mi spiegò che era impossibile che avesse squillato perché la batteria non era ancora stata caricata. Mentre parlava, mi parve di sentirne il suono nelle orecchie e, quando lo squillo cessò, guardai mio figlio negli occhi e in quell’istante, non saprei come, capimmo entrambi che mia moglie tentava di contattarci dall’aldilà per farci sapere che, anche se non potevamo più vederla né toccarla, lei ci era ancora molto vicina. Non passa giorno che non tragga conforto dallo squillo di quel telefonino. Lo sento spesso perché ho seguito il consiglio di mia moglie e ho imparato a usarlo. Ogni volta che rispondo o che faccio una chiamata mi sento indescrivibilmente vicino al lei. So che per molti quanto dico può sembrare insensato, ma per me è perfettamente logico, perché mia moglie mi ripeteva sempre che bisogna aspettarsi l’inaspettato.

(Messaggi di Luce-Theresa Cheung)