L’Anima quando nasciamo

L’Anima al momento della nascita si collega con il corpo umano? La forma di sostanza sottile che è in noi, ossia l’anima, non è assolutamente astratta, anche se non è visibile per la maggior parte degli uomini. Essa assomiglia perfino al nostro corpo terreno, anche se, nel corso del suo sviluppo spirituale, si affina sempre più. Al momento della nascita, si collega con il corpo umano e lo lascia nuovamente quando questo muore. Anche durante il sonno, e in caso di una perdita di coscienza, se ne stacca per breve tempo. Dato che l’anima non è subordinata alle leggi della materia, per essa non esiste nemmeno la morte. La sostanza basilare dell’anima, con il suo nucleo centrale, è situata nelle vicinanze della ghiandola Pineale ed è collegata con l’uomo, ovvero con le sue correnti cerebrali, per mezzo del nastro odico, chiamato anche nastro d’argento, che è una specie di cordone ombelicale spirituale. L’anima, come tutta la creazione spirituale, è costituita da una struttura di particelle; ciò significa che è composta da 3 trilioni e trilioni di particole spirituali allineate l’una accanto all’altra come squame. 

Queste particole dell’anima assorbono tutto ciò che noi vi memorizziamo nel corso di molte vite con le nostre sensazioni, con i nostri pensieri, parole ed azioni. Quanto più una persona pensa, parla ed agisce in modo positivo, altruistico e buono-programmando in modo corrispondente anche la propria anima-tanto più elevata sarà la vibrazione della sua anima e tanto più luminosa e trasparente essa diverrà. In questo modo nell’anima, e da essa nel corpo, fluiscono più intensamente le forze eteree, ossia la forza dell’amore di Dio per le sue creature. Al contrario, quanto più intensamente una persona si espone agli influssi negativi, più vive i suoi bassi istinti, più pensa, parla ed agisce in modo negativo, egoistico e privo di amore, tanto meno le forze eteree fluiranno nella sua anima e nel corpo, poiché l’uomo, con il suo comportamento, riduce la vibrazione dell’anima e quindi la capacità di accogliere le forze divine eternamente fluenti. Alla base di tutte le disgrazie umane, nella vita e nella morte dell’uomo, si trova questo principio che, per la sua semplicità non può avere che un unica origine: Dio. Per tutta la sua vita, quindi, l’uomo agisce ininterrottamente sull’anima con il suo comportamento.

Ciò significa che la sua anima, in ogni attimo della sua vita, si trova in una ben determinata condizione soggettiva. Questa condizione viene determinata solo ed esclusivamente dall’uomo stesso. Quindi l’aspetto decisivo che dovremmo riconoscere è: nessuno in questo mondo, eccetto me stesso, è responsabile per le mie condizioni interiori, e quindi, in fondo, anche per quelle esteriori! Io stesso ho determinato le condizioni della mia anima in base al mio modo di vivere. Sia che la mia anima abbia poca irradiazione luminosa, perché è gravata dalle mie aspirazioni e dal mio modo di vivere negativo, sia che essa sia chiara e luminosa grazie alla realizzazione del comando dell’amore per il prossimo e per Dio, ciò è determinato esclusivamente dal mio comportamento. Io stesso sono l’artefice del mio destino! È risaputo che molti devono subire ingiustizie, pene, sofferenze tentazioni, mentre altri sperimentano soprattutto cose piacevoli. Per questo, molti credono che Dio riversi a caso la pienezza della sua grazia sugli uomini. 

Dopo ciò che abbiamo appreso in merito all’amore di Dio, non possiamo più sostenere questa visione delle cose. Ciò nonostante le disgrazie non sono uguali per tutti e uno fa più fatica dell’altro ad avere un rapporto positivo con il prossimo. D’altronde, già le condizioni di partenza degli uomini sono così diverse l’una dall’altra che è impossibile che, alla fine della propria vita, che un uomo si ritrovi solo con un “conto” in attivo. E le condizioni di partenza sono effettivamente diverse. Tuttavia, se non è Dio che determina queste diverse condizioni-pur permettendo che ciò avvenga, affinché possiamo riconoscere noi stessi e cambiare il nostro comportamento e, quindi, in fondo per il nostro bene-allora deve esistere un’altra entità che ne stabilisce ciò che mi capiterà, giorno per giorno, per tutta la mia vita. A questo punto la maggior parte delle persone giunge inevitabilmente ai limiti della propria comprensione, a meno che non riconosca l’operato della legge di” causa ed effetto”, ossia la legge del karma.

Già in veste di Gesù il Cristo disse a senso: “Ciò che semini, raccoglierai”. In base a questa legge, ogni causa opposta, sia positiva che negativa, ha ai propri effetti. Ciò significa che tutto ciò che capita alla singola persona ha la propria causa nel passato: ciò può essere stato due minuti fa o molte vite fa, dato che per Dio il tempo non esiste. Allo stesso tempo, ciò significa anche che tutte le negatività che ho causato fino ad ora e che non hanno ancora manifestato i propri effetti o di cui non mi sono ancora pentito e alle quali non ho posto rimedio, e quindi cancellato, si trovano ancora come colpe nella mia anima. Queste cose che non ho superato e sistemato determinano il grado di maturità della mia anima, e se non le riconosco, non me ne pento e non le sistemo, ricadranno su di me; anche questo non avverrà tuttavia in modo arbitrario, ma secondo leggi rigorose. Inoltre, tutto ciò determina cosa mi accadrà dopo la morte del corpo e dove vivrò, in quale sfera spirituale andrò e che cosa mi aspetta nell’aldilà! Forse alcuni non riescono ancora a farsi un’immagine giusta della propria anima, dato che essa non è qualcosa che si può toccare. Così, nonostante la buona volontà di accettare nuove conoscenze, si potrebbe arrivare a chiedersi fino a che punto la nostra anima è in grado di sentire, pensare o percepire e se essa ha una coscienza, dal momento che  è “solamente” una configurazione immateriale. 

C’è quindi il pericolo che, per mancanza di esperienze proprie e quindi solo in base a conoscenze derivate da spiegazioni, la nostra anima ci appaia come una cosa che esiste si in qualche modo, ma che rimane per noi semi-irreale e nebulosa. Se riconosciamo questo pericolo e lo evitiamo in tempo, prendendo coscienza del vero essere della nostra anima, riusciremo a comprendere meglio il decesso la morte e la vita che segue a questa vita. Dato che nell’aldilà non esistono forme di sostanza grossolana come la nostra materia, bensì svariate forme di sostanza sottile, fino ad arrivare alle forme spirituali pure, ogni forma di vita-ed anche i minerali, le piante e gli animali e gli esseri che popolano le rispettive sfere-deve avere la stessa vibrazione, la stessa irradiazione delle altre forme di vita di quel “mondo”. Non si può quindi entrare nei mondi immateriali con il proprio corpo materiale, ma è necessario un corpo spirituale più o meno luminoso. Questo corpo, fino a che porta ancora colpe dentro di sé, viene chiamato anima e, in seguito, al termine dell’evoluzione, quando rientrerà nei cieli , ridiverrà un essere spirituale puro. La coscienza non è limitata o legata alla materia.

Al contrario: quanto più intensamente una persona vive nella materia-perché la ritiene l’unica realtà-, tanto più ristretta è la sua coscienza che essa ha così limitato. Nella misura in cui ci evolviamo, realizzando le Leggi divine, si amplierà anche la nostra coscienza già qui sulla terra , e, in modo corrispondente, nei mondi dell’aldilà! Tutto ha una coscienza ed è coscienza, anche se in forme diverse. Quindi, anche al di fuori della sfera dell’essere materiale esistono vari gradi di coscienza, dalla coscienza limitata e con una bassa vibrazione delle zone astrali vicino alla terra, fino alla coscienza pura e divina dell’eterna Patria. Pertanto, anche la nostra anima ha una coscienza che corrisponde ampiamente alla nostra coscienza umana. Come possiamo spiegarcelo? Sappiamo che l’anima è collegata con l’uomo tramite le correnti cerebrali. In questo modo, nel corso della nostra vita, essa registra tutto  di noi. Tutto ciò che pensiamo, che facciamo elaborare dal nostro spirito, ciò che occupa la nostra mente, il cibo che diamo al nostro spirito, ciò che dobbiamo risolvere, viene memorizzato dall’anima ed entra nel corpo della nostra anima. L’anima non è quindi una forma di vita costituitasi a caso!

Noi stessi siamo questo corpo dell’anima, con tutte le nostre caratteristiche individuali, con i tratti del nostro carattere, con i nostri punti forti e le nostre debolezze, in breve, con tutta la nostra personalità. Questo secondo corpo in noi “sopravvive” alla morte delle cellule del nostro corpo. Dato che esso non è costituito da materia, non è nemmeno subordinato alle leggi che vigono sulla materia. Esso lascia il nostro corpo fisico quando la vita si ritira da quest’ultimo. Sarebbe più esatto dire che noi lasciamo il nostro corpo terreno, fatto per questo mondo. Infatti siamo noi che continueremo a vivere come anime, in condizioni e in mondi che ci si presentano altrettanto reali-se non addirittura più reali-di come lo era la vita su questa terra. Abbiamo deposto il nostro corpo; non ne abbiamo più bisogno per il nostro soggiorno nell’aldilà, anzi non ce ne potremmo nemmeno più servire. Continuammo così a vivere come anima nel nostro corpo di sostanza sottile che ha la vibrazione o si trova nelle condizioni che noi stessi abbiamo determinato negli anni della nostra vita o rispettivamente delle nostre vite sulla terra.

 – Vita e morte, morte e vita