La Vita Nella Morte 

Il Dr. Raymond A. Moody jr. (autore del bestseller “La vita oltre la vita”, Ed. Oscar Mondadori) ha raggiunto una notevole fama internazionale grazie ai suoi studi sulla premorte (in inglese: N.D.E. Near Death Experience), sebbene non sia il solo e neppure il primo ad essersene occupato. Nei suoi libri Moody precisa gli elementi comuni che accompagnano quelle esperienze in cui una persona, pur essendo dichiarata morta, torna nuovamente alla vita, spesso grazie alle pratiche rianimatorie.
Le testimonianze di premorte sono straordinariamente simili tra loro indipendentemente dalla nazionalità, dal grado di cultura, dalla fede religiosa o da altre caratteristiche distintive della persona “risorta”, inoltre esperienze analoghe si riscontrano anche in persone uscite dal coma o che abbiano subito grossi incidenti o traumi non mortali. Vediamo questi elementi caratteristici che, pur non essendo sempre tutti presenti, almeno sette di essi sono vissuti dalla maggioranza delle persone che hanno sperimentato una NDE:

INEFFABILITÀ: gli avvenimenti vissuti sembrano inenarrabili attraverso i comuni costrutti logici e verbali (“Non esistono parole per descrivere quello che ho vissuto”).
ASCOLTO DELLA NOTIZIA: molte persone dichiarano di aver sentito i medici dichiararle morte.
SENSO DI PACE: le sensazioni all’inizio dell’esperienza sono generalmente molto piacevoli e serene.
IL SUONO: al momento o in prossimità della morte non è infrequente la percezione di inconsuete sensazioni uditive (spesso un fischio, ma anche un vento, una musica, ecc…).
TUNNEL : percezione di percorrere rapidamente e forzatamente uno spazio buio (per lo più descritto come una galleria o un tunnel).
PERCEZIONE del corpo: stupore nell’osservare il proprio corpo come se appartenesse a una terza persona e percezione da parte di quasi tutti gli intervistati di un nuovo “corpo spirituale”, imponderabile e intangibile. E’ uno degli aspetti dell’esperienza che risulta difficile da descrivere a parole.
 INCONTRO CON ALTRI ESSERI: percezione di altri esseri spirituali, di amici o parenti precedentemente morti, di “spiriti custodi”.
L’ESSERE DI LUCE: incontro con una luce splendente e chiarissima, ma non accecante, che emana un grandissimo amore e che pone una o più questioni seppure in modo non verbale (tipo: “Sei pronto a morire?”, “Cosa hai fatto nella vita?”, ecc…)
L’ESAME DELLA PROPRIA VITA: visione del riepilogo quasi istantaneo della propria vita in cui spesso viene sottolineata l’importanza della necessità di imparare ad amare e di acquisire più conoscenza.
IL CONFINE: in alcuni casi vi è una netta percezione di un limite passato il quale non sarebbe più possibile rientrare.
 IL RITORNO: volontà di rimanere nella nuova dimensione ma necessità od obbligatorietà del ritorno.
DIFFICOLTÀ NEL RACCONTO DELL’ESPERIENZA: la maggior parte delle persone non aveva potuto raccontare a nessuno una tale avventura, e chi l’aveva fatto spesso era rimasto incompreso e si era riproposto di non parlarne più.
CONSEGUENZE DELL’ESPERIENZA: per tutti la vita è cambiata, molti hanno approfondito i loro interessi o sono diventati più inclini alle riflessioni filosofiche riguardante la morte o il fine dell’uomo, altri hanno imparato ad amare di più e a vivere con maggior serenità.
CONCEZIONE DELLA MORTE: per tutti la morte ha acquisito un senso diverso e non spaventa più come prima; il suicidio viene sempre profondamente condannato e non è affatto visto come un mezzo per tornare a “vedere la Luce”.
TESTIMONIANZE: il racconto degli avvenimenti osservati fuori dal corpo coincide spesso con quelli dei medici o dei parenti vicini.

Medici olandesi dell’Hospital Rijnstate hanno eseguito uno studio coordinato da Pim van Lommel (pubblicato poi sulla prestigiosa rivista inglese “The Lancet”) in cui hanno studiato 344 casi di persone andate in arresto cardiaco e poi resuscitate. Le dichiarazioni di queste persone sono state raccolte non più di una settimana dopo che erano uscite dallo stato di cosiddetta “morte clinica”. Il 18 % di questi pazienti ricordava in parte cosa succedeva intorno a loro mentre erano clinicamente morti, mentre fra l’8 e il 12 % riferiva esperienze tipo il tunnel di luce o il colloquio con parenti e amici morti.

L’oncologo Jeffrey Long ha studiato scientificamente oltre 1300 casi di esperienze di pre-morte e ha riportato i suoi studi nel libro: “Evidence of the Afterlife: The Science of Near-Death Experiences” (“Prove della Vita dopo la Morte: la Scienza delle Esperienze di pre-morte”). Ad oggi non si tratta più di credere o meno alla possibilità di vita dopo la morte, si tratta di un fatto ben documentato.

Gli scettici tirano in ballo la dopamina come neurotrasmettitore capace di dare allucinazioni, la produzione di noradrenalina dalla regione cerebrale del “locus ceruleus” (connessa con le aree che regolano emozioni e memoria) per spiegare la sensazione di rivivere la propria vita, la riduzione di sangue ed ossigeno agli occhi per spiegare la visione a tunnel, ecc… ma si ha un po’ l’impressione di un’arrampicata sugli specchi. Di fatto non esiste alcuna spiegazione plausibile sul perché svariate migliaia di persone in condizioni cliniche le più disparate, di cultura, paesi, età, sesso (e anche religioni) differenti possano avere esperienze così omogenee senza riconoscere l’esistenza dell’Oltrevita. Inoltre qualsiasi possibile spiegazione crolla quando un paziente non solo è in grado di riferire esattamente cosa avveniva attorno a sé, in sala operatoria, ma può anche descrivere cosa stava accadendo nelle zone adiacenti, in quanto vi si era spostato fuori dal corpo.

QUA SOTTO IL RACCONTO DI UNA DONNA OPERATA PER UN’ERNIA ALL’OSPEDALE DELL’UNIVERSITÀ DELLA FLORIDA, TRATTO DAL LIBRO “DAI CONFINI DELLA VITA” DEL CARDIOLOGO AMERICANO MICHAEL SABOM:

«All’improvviso, mi parve di destarmi, e mi trovai come fluttuante all’altezza del soffitto. Mi sentivo benissimo, anche se un po’ eccitata al pensiero di poter osservare ciò che i chirurghi si apprestavano a fare. [descrizione accurata dell’intervento] Chi aveva parlato, ricorrendo a termini tecnici che non ricordo, gridò che stava succedendo qualcosa e che la mia respirazione si era paurosamente rallentata. Pronunciò parole come arresto o blocco. Poi quasi urlò: “Chiudere!”. A quella specie di ordine affrettarono le operazioni, tolsero pinze e divaricatori e presero a cucire in fretta l’incisione (…). A quel punto mi recai nella hall. Mi trovavo certamente a ridosso del soffitto, perché distinguevo con chiarezza le lampade fluorescenti. Da allora in poi non rammento altro, salvo il fatto di essermi destata in un’altra stanza. Accanto a me scorsi uno dei medici che mi avevano operata; non l’avevo mai visto prima, ma lo riconobbi subito.”

«Ho pensato: “Wow, è tutto finito, sto morendo adesso” ed improvvisamente e fluidamente ero sopra il mio corpo, vicino al soffitto. Guardavo giù verso la giovane donna sul letto, uccisa e stuprata, e mi sentivo dispiaciuta per lei, ma non sentivo una connessione emozionale con lei. Era come se il mio corpo appartenesse a qualcun’altro. Fui sorpresa di come mi sentivo a mio agio e di come era stato facile morire. Tutto era accaduto in un paio di minuti. Dissi a me stessa: “Huh, pensavo che una persona sarebbe dovuta vivere più a lungo”, e restavo su, in una nuvola di luce. Mi sentivo perfettamente. Mi sentivo come se stessi tornando a casa e stavo bene, gioiosa e senza dubbi. Era come se ogni cellula del mio corpo fosse felice e leggera e si sentissse bene e non mi ero mai sentita così accettata. Iniziai ad elevarmi rapidamente, cosa che era un po’ strana, perché non ricordavo di aver visto alcun soffitto ma dovevo essere molto lontana sopra casa mia. Non mi interessava della mia famiglia, degli amici, degli adorati animali di casa o del mio assassino; volevo solo flutturae nella mia luce di felicità e tornare a casa.»

DONNA 9.25.2011 – TESTIMONIANZA N° 2834 DEL SITO NDERF.ORG TESTIMONIANZA COMPLETA (IN INGLESE) QUI: HTTP://WWW.NDERF.ORG/NDERF/NDE_EXPERIENCES/DONNA_NDE.HTM

«Mi sembrò come se il cielo si fosse aperto e vidi una luce forte e meravigliosa come il sole, ma era bianca e non danneggiava la mia vista. La luce venne più vicina come se fosse una casacata di stelle (come nella scena del film Star Trek in cui l’astronave entra nell’iperspazio). C’era un indescrivibile sensazione di benessere, pace, allegria, libertà, un amore incondizionato e sconosciuto. Tutto era luce. Non percepivo il mio corpo fisico. sembrava che fosse parte della luce. (…) Poi sentii una voce che mi chiamava. era una voce maschile, ferma ed amorevole. Disse che la mia missione era compiuta. Mi lasciai andare, desideravo restare là per l’eternità, non volevo tornare. Mi disse: “Ho intenzione di mostrati alcune cose”. Poi, in lontananza, vidi un globo che assomigliava alla luna durante un’eclisse. Mi disse: “Quella è la Terra”. Ed io vidi molti punti di luce nel globo. Poi mi disse: “In ogni punto di luce c’è una persona che sta pregando. Se tutte le persone sulla Terra potessero pregare, assomiglierebbero a quel punto e la Terra diventerebbe illuminata come il sole. Ma non è così e il globo resta scuro”.»Nilda – 4.05.2011 Testimonianza n° 2662 del sito Nderf.org Testimonianza completa (in inglese) qui:http://www.nderf.org/NDERF/NDE_Experiences/nilda_p_nde.htm

TESTIMONIANZA DELLA DOTT.ESSA ELISA METHUS: VOGLIO SPIEGARVI, PERCHÉ E COME, È POSSIBILE COMUNICARE CON I VOSTRI CARI DEFUNTI.

Sono un medico e anche dopo la morte di mio figlio Erick, non ho mai rivelato le mie esperienze con l’aldilà, per non essere ostracizzata dai colleghi o ritenuta pazza dagli amici. Inoltre, prima di avere avuto io stessa questo tipo di esperienze, quando mi parlavano di medianità, mi venivano subito in mente scene di zingari dediti alla loro sfera di cristallo.
Dopo la morte di mio figlio, però, mi sono ricreduta, poiché mi sono accadute alcune cose “fuori del comune”, almeno per come tutti noi siamo abituati a pensare, e non volendo sembrare una pazza con i miei conoscenti, mi sono costretta a indossare una maschera. Tuttavia, ho sempre saputo di non essere sola in questo mio desiderio di connettermi con l’aldilà.

Secondo un sondaggio del 2014 della CBS News, tre persone su quattro credono che la vita continui dopo la morte e molti riescono anche ad avere dei contatti con i propri cari defunti. Anche se – quando questi segnali si presentano – è facile lasciarsi andare a pensare che il proprio giudizio sia offuscato a causa del dolore.
Noi stessi, non capiamo se questi segni siano reali o frutto della nostra immaginazione e tendiamo, di conseguenza, a non comunicarli nemmeno ai nostri parenti o a chi condivide il nostro stesso lutto. Se avete avuto simili esperienze, quindi, non credetevi pazzi, ma seguite, se volete, i consigli elencati di seguito. In questo modo, rafforzerete la vostra fede e ciò servirà anche a guarire il vostro dolore: Leggete libri sulla vita dopo la morte: i libri sulla sopravvivenza della coscienza, sulle esperienze di pre-morte, le dimensioni alternative e la medianità, in particolare quelli che affrontano l’argomento dal punto di vista scientifico, possono essere estremamente “illuminanti”. Questi vi aiuteranno a capire che la morte non è la fine, ma un passaggio verso un’altra dimensione.

Noi riteniamo che siccome non riusciamo a vederli, i nostri cari non debbano più esistere. Pensate, però, che l’essere umano non riesce a vedere nemmeno le onde radio, tanto per fare un esempio, eppure sa che esistono. Coloro i quali noi definiamo “spiriti”, vibrano ad una frequenza molto superiore a quella del campo del visibile, il quale non è altro che un piccolissimo frammento dello spettro elettromagnetico dell’energia che definisce la nostra realtà.
A parte l’assenza del corpo, quindi gli spiriti rimangono gli stessi che erano sul piano fisico, ma senza le malattie mentali e fisiche. Questo mi ha molto sollevato, perché mio figlio Erik soffriva di una malattia bipolare e adesso so che è libero dai tormenti passati.

Fate attenzione ai segni che vi mandano i vostri cari defunti: quando parlo di segni mi riferisco al sentire odori come profumi ( spirituali) o colonie, a canzoni significative ascoltate, ad oggetti in movimento o che scompaiono ed altre esperienze considerate “paranormali”. Provate ad aumentare le vostre capacità medianiche, aumentando la vostra frequenza con il pensiero positivo. Questo vi permetterà di incontrare il vostro caro a metà strada.
Una notte, proprio mentre stavo per sdraiarmi per andare a dormire, ho visto mio figlio saltellare alla sinistra del mio letto insieme a mia sorella Denise, anch’ella defunta. Lei sedeva alla sua sinistra sorridendo. Per me è stato davvero surreale vedere tutto ciò! Mio figlio si rivolse a me e abbracciandomi gridò: “Mamma puoi vedermi”! Durò pochi secondi ma fu bellissimo e io percepii mio figlio fisicamente.

In questo modo, potrete continuare ad avere un rapporto con loro. Il rapporto con il vostro caro defunto, potrà risultare ora diverso da quello che avevate prima, ma sarà ancora più bello.
Continuate ad avere un rapporto con loro: uno dei modi più semplici per comunicare, è imparare a canalizzare, ad esempio, attraverso “ il gioco della mano”. Scegliete che una mano rappresenti il sì e l’altra il no, quindi ponete al vostro caro una domanda che abbia come risposta il si o il no. Ad esempio: “Stai bene?“… aspettate poi la risposta con i palmi delle mani in su. Potrete percepire un cambiamento di temperatura o una pressione, oppure un formicolio, un bruciore o una sensazione paralizzante in una delle due mani. Se non si ottiene nulla, chiedete loro di rendere il segnale più forte fino a quando non percepirete un cambiamento.

Si può anche iniziare una “conversazione interiore“ con loro. Io sono solita prendere una tazza di tè per rilassarmi e poi comincio a parlare a mio figlio e aspetto la sua risposta. Se siete rilassati, essa sarà la prima frase, immagine o parola che vi arriverà nella mente. Una regolare conversazione con la persona amata defunta ha il potere di guarire. Tutto ciò potrà, col tempo, aiutarvi a superare il lutto e a capire che non esiste perdita, perché l’Amore non ha confini, neanche la morte.
Dott.essa Elisa Methus