LA PRESENZA DI UN ANGELO
Ero rimasta in piedi nella sala d’attesa del medico perché se mi fossi seduta non sarei riuscita ad alzarmi dalla sedia. La mia amica Giovanna aveva impiegato mezz’ora ad aiutarmi a scendere dalla macchina. Gli altri pazienti mi guardarono con compassione. L’infermiera mi accompagnò dal medico che sedeva alla scrivania con la mia cartella clinica e gli esiti dei miei esami davanti a sé. Aveva un’espressione seria, e capii che aveva brutte notizie. Con un sospiro alzò lo sguardo e mi salutò mentre l’infermiera mi dava una mano a sedermi. Andò subito al punto. La diagnosi era terribile. Avevo ernie del disco al collo e alla schiena. Se non mi avessero sottoposto a un intervento, sarei rimasta paralizzata per poi finire su una sedia a rotelle nel giro di sei mesi. Il mio mondo andò a pezzi. Ero stordita mentre Giovanna mi riportava alla clinica in silenzio. Che cosa dovevo fare? Non era un operazione semplice e, secondo dottore, il successo non era garantito, ma senza non avrei più camminato. Ero una madre single con due figli, amministratrice aggiunta di una struttura per bambini affetti da disturbi mentali. Era stato uno strano incidente durante un viaggio missionario in Giamaica a lasciarmi storpia e in preda a lancinanti dolori al collo e alla schiena, con tanto di sciatica. Dopo mesi di trattamento, riposo, farmaci e fisioterapia, il medico mi diede l’ultimatum. Fu uno shock, ma prima di prendere una decisione decisi di tornare a casa e pregare. I giorni passarono senza cambiamenti. Mi muovevo a fatica, ma in ufficio riuscì ad assolvere le mie responsabilità con l’aiuto dei colleghi. Sapevo che probabilmente avrei dovuto sottopormi all’intervento, ma per qualche motivo non ero convinta. Un mattino, quando impiegai quasi un’ora solo per alzarmi dal letto, decisi di fissare la data prima che iniziasse la paralisi vera e propria. Avevo il cuore che mi martellava nel petto e i palmi sudati. È normale, mi dissi, ma riagganciai, rifiutandomi di andare fino in fondo. Quella notte mi coricai presto per avere un po’ di sollievo dal dolore. Mi svegliai di soprassalto da un sonno profondo. La camera era buia e la porta chiusa, ma a poco a poco comparve una luce ai piedi del letto. Guardai verso la finestra, ma fuori regnava l’oscurità. L’angolo della stanza si illuminò sempre di più finché, d’un tratto, si materializzò la sagoma di un angelo seduto sul bordo del materasso. Era altissimo con la testa che sfiorava il soffitto. Il chiarore diventò così intenso che tutto locale splendette della sua presenza. Strinsi le palpebre e mi chiesi se fosse un sogno. Mi diedi un’occhiata intorno per assicurarmi di non avere le allucinazioni. L’apparizione non disse una parola, ma mi sentii pervadere da un senso di pace e serenità. La sua presenza mi infuse la certezza che sarebbe andato tutto bene. Le mie domande rimasero senza risposta, ma la paura svanì. Non so quanto sia durata la visita, ma a un certo punto la figura si dissolse e calò il buio. La confusione e il panico mi avevano abbandonata. Ho avuto la presenza di un Angelo nella mia stanza ! Per alcuni mesi continuai a soffrire per il dolore e la scarsa libertà di movimento, ma avevo deciso di non farmi operare. Se fossi rimasta paralizzata, avrei affrontato la situazione. Sapevo di non essere sola. Un Angelo vegliava su di me e guardavo al futuro con ottimismo. Poi un giorno mi accorsi che il dolore stava diminuendo. Non avevo più bisogno del bastone da passeggio. Fu un processo graduale, ma alla fine le fitte sparirono e guarii completamente. Quest’esperienza risale a oltre trent’anni fa e non ho mai avuto ricadute. Sono sicura che il mio angelo continui a proteggermi.
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