La fede nell’Angelo Custode 

Bisogna coltivare la fede nell’Angelo custode: Riporto queste parole della dottoressa Elizabeth Kùbler Ross* : “… Ogni persona è accompagnata dalla nascita alla morte da esseri spirituali.
Tutti hanno questi accompagnatori, ci credano oppure no… Dato che l’Amore  è incondizionato e senza confini, ognuno riceve questo regalo fin dalla nascita. I bambini chiamano questi accompagnatori “compagni di giochi” e sono perfettamente consapevoli della loro presenza. Quando cominciano però ad andare a scuola, gli adulti fanno sì che dimentichino questo amico…”. Elisabeth Kubler Ross ( vedi nota alla fine dell’articolo) basa le sue affermazioni su anni e anni di osservazioni al capezzale di persone in punto di morte, molte delle quali, giunte sulla “soglia”, ritrovano e riconoscono questo “amico” e a lui si abbandonano con fiducia. Esperienza diretta , dunque. La fede nell’Angelo custode fa però parte delle tradizioni e dagli insegnamenti religiosi. Il primo riferimento alla figura del protettore lo troviamo nel salmo novantuno: “Poiché il tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell’Altissimo la tua dimora, non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. Egli darà ordine ai suoi Angeli di custodirti in tutti tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede”. (9-13). 

La dottrina della fede nell’Angelo custode è ribadita e codificata da San Tommaso d’Aquino (1226-1274); questo grande scolastico e indiscusso maestro di teologia, autori di tanti scritti filosofici e teologici, nella sua opera fondamentale Summa Teologica ha dedicato molta attenzione agli Angeli e a tutte le questione teologiche ad essi connesse. Ne parlò con tanta acutezza e penetrazione, e seppe esprimersi in maniera così convincente e suggestiva che già i suoi contemporanei lo definirono “Dottore Angelico”.
S. Tommaso afferma che gli Angeli sono di natura puramente  materiale e spirituale, di un numero incalcolabile, diversi per saggezza e perfezione, suddivisi in gerarchie: Cherubini e Troni (prima gerarchia) Dominazioni, Virtù e Potestà (seconda gerarchia); Principati, Arcangeli e Angeli (terza gerarchia). 

Gli Angeli non sono esistiti da sempre, ma furono creati da Dio, forse prima del mondo materiale e dell’uomo, essi sono dotati di libero arbitrio-ed è appunto in virtù di questo che una parte di loro cadde nel peccato di superbia di orgoglio e di invidia, divenendo angeli decaduti, demoni incapaci di amare Dio e l’uomo, la sua creazione. Ogni uomo, sia esso cristiano o non cristiano, dice ancora San Tommaso, dovrebbe avere fede nell’Angelo custode poichè ha un Angelo che non lo abbandona mai, neppure se è un grandissimo peccatore. Gli Angeli custodi non impediscono che l’uomo faccia uso della sua libertà anche per compiere il male, tuttavia operano su di lui illuminandolo e ispirandogli buoni sentimenti. Il demonio dal canto suo agisce sull’uomo in maniera opposta. Superando, anche con l’aiuto dell’Angelo custode, le tentazioni del demonio, l’uomo acquisisce meriti e procura un bene a se stesso. Il demonio diviene quindi indirettamente collaboratore di Dio per la salvezza dell’uomo. Gli uomini possono parlare agli Angeli, i quali però non conoscono i segreti del loro cuore (noti soltanto a Dio), illuminandoli così sulle loro necessità, le loro aspirazioni, i loro desideri. Queste, sintetizzate e semplificate al massimo, le dottrine sugli Angeli del Dottore Angelico.

Se rivolgiamo il pensiero all’Angelo custode, lo immaginiamo in genere accanto ai bambini-ed è appunto di una bambina che ho avuto una particolare e insolita testimonianza 

La bambina si chiama Giorgia, ha otto anni e vive a Pavullo, una cittadina dell’Appennino modenese, con la mamma , insegnante, e il papà medico. Ha una sorella gemella, Giulia, e un fratello di poco maggiore. È una bella bambina, Giorgia, buona e intelligente, sempre in movimento, vivacissima: una di quelle creature delle quali vien fatto di pensare che debbono avere un Angelo custode per davvero molto attento… Infatti Giorgia si è salvata già in un paio di occasioni in  maniera strana e quasi miracolosa: una volta stava per finire sotto una macchina, e la macchina si bloccò a un centimetro da lei; un’altra volta, a tre anni, cadde giù da una scarpata in montagna: “Fini in piedi dopo un volo di alcuni metri, e non si fece niente”, racconta il papà, “sembrava che avesse volato…”. A meno di tre anni Giorgia cominciò a dire che aveva un amico-e da allora questo amico le è sempre stato accanto. “Ne parla in maniera molto coerente”, racconta la mamma, “e non si contraddice mai. Da poco ha fatto la prima confessione e l’ha detto anche al sacerdote, il quale ha potuto constatare-come del resto avevamo già notato noi in famiglia-che Georgia vive questo “incontro” in maniera molto felice serena. Non se ne vanta, ma non lo nasconde neppure. Per lei  è una cosa naturale!”. Anche con me Georgia ha parlato del suo particolare amico.

Ecco quello che mi ha detto: 

“Ho sentito la voce del mio amico anche quand’ero molto piccola” . “Com’è questa voce? “Una voce di uomo, come quella di papà”. Che cosa ti dice, per esempio? “Una volta litigavo con un mio compagno che mi era antipatico. Gli ho dato un calcio e lui me ne ha dato un altro. Allora ho sentito la voce del mio amico che mi diceva di non restituirglielo”. Questa voce la senti soltanto quando litighi? “No, anche quando non litigo; la sento quando vado a letto e penso alle cose della scuola, le cose che mi fanno agitare. E il mio amico mi dice di stare tranquilla, di studiare: dice che non devo avere paura perché andrò bene”. Il tuo amico viene sempre di sua iniziativa oppure a volte sei tu che lo chiami? “A volte lo chiamo: chiudo gli occhi e li spingo giù con le mani. Lui allora vieni subito”. (Georgia non ha saputo dare spiegazioni di questo gesto, per lei è istintivo e naturale) Il tuo amico lo senti soltanto oppure lo vedi anche? “Di solito lo sento, però qualche volta l’ho visto anche. La prima volta stavo litigando con Julia e lui mi era apparso e mi ha detto di non litigare. E io ho smesso”. E com’è  questo tuo amico? “Ha un vestito azzurro lungo fino ai piedi, i capelli biondi, gli occhi azzurri -verdi. Ha le ali grandi e bianche, aperte. Intorno alla testa ha una luce, e anche un po’ intorno al corpo. È più grande di me, è sempre allegro. Arriva all’improvviso, poi va via e io continuo a sentire la sua voce”. Lo vedi e lo senti anche quando sei con gli altri? “Anche con gli altri. Durante la ricreazione, a scuola, se non so cosa fare lo chiamo e parliamo insieme, ci diciamo delle cose…”. Tua sorella lo vede? “No, non lo vede e non lo sente. Quando le dico che con me c’è il mio amico, lei ha paura!”. In questi ultimi tempi è venuto? “Pochi giorni fa, litigavo con Julia e lui mi ha detto: lascia stare, così sei più  buona di lei…”. Con chi hai parlato di questo amico? “Con papà e mamma, con Julia, col sacerdote e ora con te”. Quante volte lo hai  visto in tutto? “Tre volte. L’ultima volta è stato in maggio, quando ho fatto la prima comunione. Io ero seduta in chiesa e lui è apparso tra me e il sacerdote. Era contento”. Ti ha spiegato perché? “Mi ha detto che era contento perché facevo la comunione”.

Paola Giovetti– Angeli

NOTA*: Nel campo della ricerca sulla morte, la dottoressa Elizabeth Kùbler Ross si  è meritatamente conquistata grande fama. Le innumerevoli ore trascorse accanto ai pazienti allo stadio terminale le consentirono di fare scoperte in seguito confermate da altri ricercatori, ormai patrimonio acquisito di questo campo di studio.

Elizabeth Kùbler Ross non esitò a mettere a repentaglio il suo buon nome di scienziata affermando ciò che le esperienze dei morenti le avevano insegnato: la morte in realtà non esiste, è un passaggio a un altro stadio di coscienza, in cui si continua a crescere psichicamente e spiritualmente.

Elizabeth Kùbler Ross ha svolto un lavoro pionieristico nel campo dell’assistenza ai malati terminali e della ricerca sulla morte e il morire. Per questi suoi lavori scientifici le sono state conferite da varie università lauree honoris causa.