STORIE VERE DI ANGELI  E PICCOLI MIRACOLI 

Alcuni bambini sembrano possedere una vera consapevolezza spirituale anche se a casa loro certi discorsi non si fanno mai. Talvolta, i bambini riferiscono esperienza extracorporee: Sara di quattro anni ebbe una storia incredibile da raccontare a sua madre una mattina: “Stanotte ho visto Gesù in camera mia!”, disse, piena di innocenza e di entusiasmo. “Ah sì? E che aspetto aveva?”, Chiese Rita, sorridendo.“Come una luce brillante. Non ha parlato molto, mi ha portata in Paradiso con Lui”. Il sorriso di Rita svanì. Non aveva portato molto spesso Sara in chiesa e la bambina non sapeva granché su Gesù: perché dunque lo descriveva come una Luce? “Raccontami del Paradiso”, disse Rita. “È un posto bellissimo per i bambini, mamma , ci sono scivoli, altalene… Gesù si è seduto su una nuvola e mi ha guardata giocare, poi mi ha detto che era ora di tornare a casa”. E tu sei tornata?” “Sì. Lui era rimasto un po’ nella mia stanza, tenendomi in braccio, poi è tornato in paradiso”. È passato qualche anno e l’esperienza di Sara non si è più ripetuto, ma talvolta, quando ha paura del buio, dice che sa che Gesù la sta abbracciando, e così si addormenta subito. La fede di sua figlia ha toccato il cuore di Rita. Nella loro innocenza, i bambini piccoli accettano anche le cose più improbabili come se fossero perfettamente normali. Forse sono in contatto con il Cielo in modi che noi possiamo solo immaginare. A 18 mesi, Elizabeth era capace di identificare svariati colori e parlava in continuazione e con chiarezza . Sua madre Cinzia la udiva chiacchierare da sola mentre giocava nella sua stanza. Un giorno Cinzia si affacciò sulla soglia della cameretta: “Con chi parli Elizabeth?”, chiese, sorridendo. Elizabeth la guardò con i suoi occhioni innocenti: “Con piccolo Billi”, rispose. Cinzia sentì un brivido. “Con chi?”. “Si chiama piccolo Billi mamma, ed è un maschietto”, disse Elizabeth con sicurezza. “E come è fatto, tesoro?”. Cinzia è in parte Cherokee , e sua figlia ha ereditato i suoi capelli neri. Tuttavia, invece di scegliere una bambola dalle caratteristiche familiari, Elizabeth fece una pausa, si guardò intorno, infine indicò una bambola bionda. “Ha i capelli così, e gli occhi blu” disse. Cinzia era sul punto di piangere. “E perché lo chiami piccolo Billi, Elizabeth?” chiese con dolcezza. “Perché mi ha detto che si chiama piccolo Billi”, spiegò Elizabeth per la quale era tutto assolutamente logico. Ma Cinzia andò in cucina, si sedette al tavolo e si prese la testa fra le mani. Una settimana prima che lei mettesse al mondo Elizabeth, il figlio neonato dei suoi cugini era mancato per la cosiddetta sindrome della morte in culla.  Aveva solo quattro mesi, capelli biondi e occhi azzurri, e sin dal momento della sua nascita la famiglia l’aveva soprannominato “il piccolo Billi”. La cosa straordinaria è che le cugina vive in un altro Stato e non avevano mai parlato di quella tragedia a Elizabeth, dunque come avrebbe potuto saperne qualcosa? Per un certo numero di anni Elizabeth continuò a sostenere che Billi era sempre al suo fianco.

Storie vere di angeli  e piccoli miracoli – Joan Wester Anderson

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