CHIAMATE DAI DEFUNTI

Mia figlia Rubi è morta sette anni fa e non passa giorno senza che pensi a lei. Era così giovane quando se n’è andata, aveva solo 17 anni, e la sua morte poteva essere evitata facilmente.
Un tempo era una brava ragazza ed eravamo molto unite, mi telefonava più volte al giorno. Poi cominciò a uscire con la compagnia sbagliata e iniziò a chiamarmi con minor frequenza.
Prima che morisse, sentivo che si stava allontanando da me. La polizia mi disse che la sua morte era dovuta a un terribile incidente di cui nessuno aveva colpa. Era in giro a bere con degli amici, è caduta e si è rotta la testa sbattendo contro il marciapiede. Portata in ospedale, i medici non hanno potuto fare nulla per salvarla e se n’è andata piano piano tre giorni dopo. Una parte di me è morta con lei.
Una settimana dopo la morte di Rubi, ero in uno stato pietoso piangevo in continuazione e sentivo immensamente la sua mancanza. Desideravo ardentemente ascoltare ancora una volta la sua voce, dirle quanto le volevo bene.
La polizia mi aveva consegnato la borsa che aveva con sé al momento del decesso e io l’avevo appoggiata sul tavolo della cucina. Più volte al giorno mi ci sedevo davanti e ne estraevo il contenuto: il borsellino, il cellulare, la borsetta dei trucchi, solo per toccare quegli oggetti che mi parevano conservare il suo calore. Ero anche convinta di poter sentire profumi che metteva di solito.
Una mattina ero seduta lì, col suo telefonino in una mano e il borsellino nell’altra, quando sentii squillare il mio cellulare. Misi giù gli oggetti di Rubi e andai a prenderlo. Allibita, vidi che il numero che chiamava era quello di mia figlia. Scioccata, rimasi immobile per alcuni istanti, poi risposi. Sentii la voce di Rubi, molto flebile dire:” Ciao mamma” come faceva sempre. All’inizio non riuscivo a parlare, ma poi cominciai a dirle che le volevo bene e che mi mancavano molto le sue telefonate in cui mi raccontava cosa c’era di nuovo. La sentivo che cercava di parlarmi, mai il segnale era molto debole. Poi il silenzio. Nemmeno il segnale di libero. Solo silenzio.
Tornai in cucina a guardare il telefonino di Rubi. Cercai di accenderlo, ma la batteria era scarica.
Non ho mai raccontato questo fatto , nemmeno a mio marito. Potrebbe pensare che sono impazzita per il dolore.

SECONDA TESTIMONIANZA:

Dopo aver tagliato il prato a casa dei miei genitori, mi sedetti a riposare un poco nel salotto della mia vecchia casa. Ero talmente rilassato che mi appisolai e fui svegliato dal rumore dell’Evening News infilato nella fessura della posta sulla porta d’ingresso. Lo presi e lo portai in soggiorno appoggiandolo sul pavimento. Poi lo aprii alla pagina sulle chiese spiritiste. Avevo sempre desiderato andarci nella speranza di ricevere un messaggio da mia figlia Anna, che ora avrebbe 34 anni. Così sollevai la cornetta del telefono per comporre il numero che mi interessava ma non sentii nessun segnale, né di libero né di occupato. Ritentai quattro volte aspettando qualche secondo tra un tentativo e l’altro.
Alla fine sentii una voce dire: “Va tutto bene, papà io veglio su di voi, su tutti e due.” A parlare era mia figlia Anna. Poi silenzio. Dopo di che riagganciai e, quando tentai nuovamente di telefonare, sentii che la linea era libera.

TERZA TESTIMONIANZA:

Sto impazzendo oppure ho veramente sentito il paradiso parlarmi?
È accaduto intorno alle due del pomeriggio di giovedì scorso. Avevo appena messo a riposare la mia bambina, quando ho sentito suonare il telefonino. Ho risposto e ho udito la voce della mia amica Daisy. Erano mesi che non mi telefonava ed ero ansiosa di sapere se aveva qualche novità da raccontarmi. Mi spiegò che era stata molto presa sul lavoro e che le dispiaceva di non essersi fatta viva prima. Le dissi di non preoccuparsi perché mi rendevo conto che riposini e pannolini non erano un argomento di conversazione particolarmente interessante per chi non aveva figli, e le promisi di prendere al più presto una baby-sitter in modo da riuscire a pranzare insieme ,tra ragazze, come facevamo prima che nascesse la mia piccolina. Appoggiai l’apparecchio sul tavolino e andai a prendere l’agenda per fissare l’appuntamento, ma quando lo ripresi in mano sentii che la linea era caduta. In realtà non sentivo nemmeno il segnale di libero. Solo silenzio. Cercai di richiamarla, ma mi rispose la segreteria telefonica.
Più tardi, verso sera, tentai nuovamente di chiamare Daisy per organizzare l’uscita a pranzo, ma questa volta mi rispose sua madre. Le chiesi di passarmi la mia amica, ma lei scoppiò a piangere : Daisy era morta in un incidente stradale due giorni prima. Vi assicuro che non mi sono immaginata questa telefonata, allora non sapevo che la povera Daisy era scomparsa

(Storie e  testimonianze dell’aldilà-Theresa Cheung)

 

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