ANGELO CUSTODE MI SALVA DAL SUICIDIO

Il giorno in cui decisi di suicidarmi fu anche quello in cui incontrai il mio angelo custode. Era il 4 luglio del 1975 e la mamma mi aveva mandata a comprare le sigarette dal tabaccaio. Ai tempi ero una tredicenne con poca autostima e portavo dentro di me le cicatrici psicologiche delle percosse ricevute da una madre impegnata a combattere i propri demoni. Dire che ho avuto un’infanzia sgradevole sarebbe un eufemismo. Quando entrai nell’adolescenza, ero ormai stanca di litigare con la mamma, di sentirmi inutile e semplicemente di vivere. L’andata era tranquilla, ma al ritorno decisi di prendere una scorciatoia che credevo mi avrebbe condotta a casa. Era un sentiero sterrato che correva accanto ad un argine con un canale pieno d’acqua per l’irrigazione. Più camminavo e più mi deprimevo pensando a quanto odiassi la vita. Non avevo amici, e anni di solitudine, pestaggi e umiliazioni avevano lasciato il segno. Scoppiai a piangere quando arrivai alla conclusione che l’unica via d’uscita da quell’inferno era togliermi la vita. Ma come? D’un tratto ebbi un lampo di genio. Mi sarei annegata nel canale! Il mondo non avrebbe sentito la mia mancanza e non sarei stata più costretta a subire gli abusi di mia madre. L’idea della morte non mi spaventava. Sarebbe stato come addormentarsi senza più dover aprire gli occhi sulla tristezza della vita. Il mio corpo si diresse meccanicamente verso il bordo dell’acqua. La superficie era liscia come vetro e i rumori della natura si zittirono di colpo. Il silenzio era assoluto, come se il mondo aspettasse di vedere se sarei andata fino in fondo. Fu allora che accade. Quando stavo per scivolare in acqua, due mani invisibili mi allontanarono dal canale con una spinta poderosa, così forte che fui scaraventata sul terriccio dall’altra parte della strada. Impiegai un istante per riprendere fiato e raccogliere le idee. Mi guardai intorno come se mi fossi appena svegliata da un sogno. Non c’era nessuno. Chi mi aveva spinta? Chi mi aveva impedito di attuare il mio piano? In quel momento fui pervasa da un senso di pace, e il ricordo di quel giorno mi accompagna ancora. La vita a casa continuò a essere un inferno finché me ne andai a 17 anni, ma dopo quell’episodio non mi sentii più così sola. Mi trasferii dopo essermi diplomata ed ebbi altre occasioni per avvertire la presenza del mio angelo custode mentre provavo a ritagliarmi un posto nel mondo. Quando volevo una conferma che Dio non mi avesse dimenticato, che la mia esistenza avesse uno scopo, il mio angelo mi ricordava che non ero mai completamente sola. Ora comunico con gli altri attraverso le arti marziali e la scrittura, sperando che le mie parole infondono loro un po’ di pace nel momento del bisogno. È l’unico modo che conosco per ripagare il mio angelo custode per avermi dato una seconda occasione di vivere.