UN ANGELO DORATO 

Non sorprende il gran numero di resoconti di persone che vedono gli Angeli all’approssimarsi della morte, forse perché nulla acuisce maggiormente la nostra consapevolezza spirituale dell’avvicinarsi di questo decisivo momento. Probabilmente quando la morte, nostra o di una persona cara, non è lontana, ci sentiamo più vicini che mai al nostro Angelo interiore perché occhi, mente e cuore sono aperti e ricettivi, al punto da riuscire a vedere ciò che lui/lei vede. Questo potrebbe spiegare la visione di Nathan il giorno in cui sua moglie si è spenta pacificamente.

“Mia moglie morì alle 9:30 del 2 giugno 1999. Mi avevano avvertito di aspettarmi peggio e avevo trascorso tutta la notte al suo capezzale tenendole la mano. Penso sapesse che ero lì perché ogni tanto la sentivo stringermi delicatamente, molto piano, le dita. Ero esausto, emotivamente e fisicamente, in un ma non osavo chiudere gli occhi e riposare nemmeno per un momento. Volevo restarle accanto sino alla fine. Un’infermiera entrò nella stanza con una tazza di caffè che appoggiò silenziosamente sul comodino. Non disse nulla, ma il suo sorriso parlava per lei. In questi giorni non mancano le critiche al personale infermieristico, ma io non posso assolutamente lamentarmi per la compassionevole assistenza ricevuta da mia moglie e da me da quando tre anni prima le era stato diagnosticato un tumore.

Lasciai andare la mano di mia moglie e ringraziai con un cenno la donna mentre usciva. Avevo appena cominciato a sorseggiare il caffè quando lo sguardo mi cadde nuovamente sulla porta, dove sorse quelle che mi parvero due nuvole che si spostavano lentamente verso di me. Entrambe piuttosto voluminose, si liberavano a qualche centimetro dal pavimento. Non mi spaventai. Solamente sapevo che mia moglie stava per andarsene. A poco a poco le due nuvole avvolsero il letto in cui giaceva mia moglie, ma non me, sebbene fossi seduto sulla sponda dello stesso. Attraverso la nebbia vedevo mia moglie immobile e la figura di una ragazza inginocchiarsi al suo fianco, sul cuscino. Era alta si e no una quarantina di centimetri, indossava una veste bianca e risplendeva di una luce dorata che era una meraviglia guardare. In testa aveva qualcosa. Non riuscivo capire esattamente cosa, ma sembrava una sorta di tiara. La figura teneva le mani sollevate sopra la fronte di mia moglie. L’espressione di stanchezza, preoccupazione e dolore scomparve dal suo viso per far posto alla pace e alla serenità.

Credo di essermi alzato. Tornato in me, volevo oppormi a quello che stava accadendo. Infilai la testa nella nebbia e mi chinai per abbracciare mia moglie. Lei aprì gli occhi e mi sorrise. Quel breve contatto significò tutto per me perché erano mesi che non riuscivamo a parlarci e quanto gli avevo detto l’ultima volta non era quello che avrei desiderato che ricordasse per l’eternità. Allora non sapevo che subito dopo sarebbe sprofondata in un universo silenzioso. A quel punto le dissi quanto l’amavo e sono certo di averla vista annuire impercettibilmente. Poi la luce nei suoi occhi si spense e seppi che se n’era andata.

Tornai a sedermi sulla sedia e vidi quella che sembrava essere mia moglie tirarsi su, prendere per mano la figura angelica e salire sulla nuvola, come su una carrozza che l’aspettasse. All’improvviso la visione scomparve e mi ritrovai solo nella stanza con la salma di mia moglie.Non molto tempo dopo l’infermiera rientrò a riprendere la tazza. Quando le dissi che mia moglie era morta, dapprima non mi credette e chiamò i medici di turno, che si prodigarono per rianimarla, ma io mi allontanai. Sapevo che mia moglie non sarebbe tornata in vita. Era andata in un mondo fatto di bellezza, gioia, pace e serenità ed ero felice per lei. Dentro di me  provai anche un’ondata di esaltazione per la possibilità che mi era stata concessa di assistere a quello spettacolo con i miei occhi umani! Una visione che mi conforta e mi incoraggia ogni volta che rimpiango di non poter abbracciare la donna meravigliosa al cui fianco ho trascorso 37 anni stupendi.”

Theresa Cheung