Quando l’anima abbandona il corpo
Bernard Jakoby pone una serie di domande agli Angeli, i quali rispondono attraverso Alexa Kriele ⇓
Alcune persone che hanno avuto la cosiddetta esperienza di pre-morte raccontano che in quegli istanti hanno avuto la sensazione di lasciare il proprio corpo e di poterlo vedere dall’alto in basso prendendo commiato dai propri parenti, poi si sono sentiti attirare verso un tunnel attirati da una forte luce. Questo corrisponde alle esperienze attraverso cui passa generalmente l’anima dopo la morte?
Risposta: Si, l’anima lascia il corpo, prende commiato e inizia un lungo viaggio. Adesso vive in un altro mondo. La parola morte non è corretta, in realtà la morte non esiste. Solo per poco è possibile risvegliarsi e tornare in vita, finché il sottile cordone che lega l’anima al corpo non si spezza. Il che accade quando il corpo inizia a disfarsi e la sua unità organica è compromessa. Allora il cordone si spezza.
Domanda: E’ il cosiddetto cordone d’argento di cui si parla nelle esperienze extrasensoriali?
Risposta: Esatto. E finché non si spezza si può sempre fare ritorno. Anche dopo il concepimento l’anima può ancora cambiare idea e decidere di non incarnarsi: in questo caso la madre avrà un aborto spontaneo. Tutto questo fa parte del libero arbitrio.
Domanda: Se crediamo alle esperienze riportate dei pazienti rianimati su ciò che l’anima prova dopo la morte, significa che anche da morta all’anima rimane la capacità di percepire sensorialmente?
Risposta: E’ esattamente il contrario. La facoltà sensoriale dell’anima trova una perfetta corrispondenza negli organi del corpo. Tutte le percezioni sensoriali recepite dal corpo non sono che immagini proiettate sul piano astrale.
Domanda: Questo spiega perché gli uomini che in vita sono, per esempio, ciechi, durante quest’esperienza extrasensoriale riescono a vedere, e chi è sulla sedia a rotelle riesce a camminare?
Risposta: Esatto, non è il corpo dell’uomo a essere formato a immagine e somiglianza di Dio, ma l’anima, creata prima del corpo stesso. L’anima può vedere, può sentire, gustare, toccare e annusare. Può pensare, pianificare, prendere decisioni, desiderare e volere. Il corpo è un vestito per l’anima, la avvolge come un guanto, è lo strumento che le serve per muoversi nel mondo terreno e poter agire in esso.
Domanda: Che ruolo ha il cervello?
Risposta: Una parte della coscienza si “incarna” nel cervello. Attraverso di esso ha la possibilità di agire sul piano materiale, di esprimere le proprie idee, di cambiarle, di ricombinarle, di agire attivamente per fornire determinate informazioni, per acquisirne di nuove o rielaborarle. Crea e lascia impressioni nel mondo terreno. Il cervello ha la capacità di unire il mondo materiale a quello spirituale. L’anima si serve del cervello per inserirsi nella materia.
Domanda: E le restanti parti della coscienza?
Risposta: Ogni organo, o meglio, ogni cellula è imbevuta di coscienza e vive per suo tramite. Questo perché nessuna parte della creazione è priva di spirito. E naturalmente l’interiorità dell’uomo è altamente cosciente. Anche chi viene considerato non cosciente o di coscienza limitata attinge a questa coscienza complessiva. Queste parti della coscienza tuttavia non sono immediatamente presenti e fruibili nella vita quotidiana. Attraverso il cervello però riusciamo a entrare in contatto con esse e così diventano parte della nostra autocoscienza. Se per esempio volete ricordare un evento della vostra infanzia, non dovete far altro che pensarci e in questo modo lo riportate in superficie, lo rendete attivo nella vostra coscienza. Non è che prima fosse dimenticato, ma era in un certo qual modo dormiente.
Domanda: Cosa succede se un uomo è psicologicamente disabile?
Risposta: Se il cervello non è intatto la coscienza non riesce per suo tramite a esprimersi e manifestarsi come vorrebbe. Usiamo una metafora: la coscienza è il Cavaliere e il cervello è il cavallo, in questo caso si potrebbe dire che il cavallo è senza una zampa o cieco da un occhio, per cui il Cavaliere riuscirà a procedere lentamente e in maniera zoppicante.
Domanda: Mi è capitato spesso di incontrare persone psicologicamente disabili eppure notevolmente più felici e piene di amore più di altri uomini. È una prova del fatto che hanno un contatto più diretto con il mondo dello spirito?
Risposta: A queste persone manca un chiaro piano di comunicazione con il mondo terreno, ossia il piano della razionalità. Però possono comunicare con gli altri, e viceversa, attraverso il piano dell’intuizione, dei sentimenti e delle emozioni. La comunicazione spirituale tra loro e gli altri può comunque avvenire, per esempio attraverso l’amore, la tenerezza, la preghiera, il suono e la melodia, la bellezza, il colore, la luce e il buio. Solo il piano della razionalità è limitato. Se avete la possibilità di entrare in contatto con un defunto vedrete che il suo piano della razionalità, compromesso in vita, ora è perfettamente funzionante. Il defunto aveva dei problemi di comunicazione solo mentre era in vita. Lo stesso avviene per la vista con i ciechi, la mobilità perché era zoppo o paralizzato e così via. Le capacità dell’anima esistevano in potenza anche da vivi, ma mancava la possibilità di realizzarle nel corpo e di conseguenza nel mondo terreno e materiale, e questo perché il corpo non era intatto nella parte legata al difetto. Esattamente come l’occhio sano non crea le immagini ma le riproduce e l’orecchio funzionante non inventa i suoni ma gli recepisce per poi immagazzinare i dati, il cervello sano non crea solo pensieri, informazioni, ricordi, ma li raccoglie e li trasmette al mondo terreno. Gesù era in grado di guarire perché ripristinava le capacità preesistenti nel corpo. Gesù usava il suo potere sulla materia non come imposizione autoritaria ma come amore. Allineava il corpo all’anima in modo che i due potessero di nuovo comunicare. La guarigione significava una riconciliazione tra il piano materiale e quello spirituale, un matrimonio mistico inimmaginabile senza l’amore.
(Gli Angeli e l’aldilà – Alexa Kriele*)
Nota: Alexa Kriele è una esperta di fama mondiale nello studio dell’Angelologia, cioè la dottrina riguardanti le entità Angeliche, la cui esistenza compare in diverse culture fin dall’antichità. Tale disciplina è riferita agli Angeli intesi come creature intermedie tra Dio e gli uomini. Attraverso la sua profonda fede Cristiana e le sue capacità medianiche riesce a trasmetterci i messaggi degli Angeli rispondendo a domande poste dal suo interlocutore Bernard Jakoby, esperto tanatologo tedesco.