DAI CONFINI DELLA VITA racconti di esperienze premorte

…… Pochi attimi più tardi, mi libravo sopra il mio letto. Potevo vedere il mio corpo che giaceva là giù, ma non m’interessava né più nemmeno degli altri oggetti che erano nella camera. 

Non sentivo che pace dentro di me e avevo la sensazione che ora tutto sarebbe andato bene. Poi caddi in un vuoto senza tempo. Quando ripresi i sensi, mi libravo nello spazio, senza peso e senza corpo.

Eppure ero sempre io stesso! Mi trovavo in una verde vallata circondata da montagne che era sommersa in una luce di una luminosità indescrivibile.

Da tutte le parti mi si avvicinarono delle persone, persone che avevo dato per morte. A molti di loro non avevo più pensato da anni, ma tutte quelle a cui avevo voluto bene una volta, sembravano venute per salutarmi.

Li riconoscevo tutti attraverso delle caratteristiche personali e non per la loro apparenza esteriore. Avevano cambiato età.

Alcune che erano morte in età avanzata, allora apparivano giovani; altri che erano morte in tenera età, mi salutavano adulte.

Mai prima avevo avuto un’accoglienza così cordiale. Mi mostravano tutto quanto, secondo loro, poteva interessarmi. Una cosa mi ha sorpreso: mancavano alcune persone che avrei dovuto incontrare. Chiesi notizie di loro. Nello stesso momento, un velo fine e trasparente sembrò stendersi davanti ai miei occhi.

La luce si indebolì e i colori persero la loro luminosità. Non potevo più distinguere coloro con cui avevo parlato poco prima, ma ora vedevo gli altri di cui avevo chiesto notizie, come attraverso una nebbia. Anch’essi esistevano realmente, ma nell’osservarli, sentii il mio corpo diventare più pesante, pensieri terreni mi passarono per la mente.

Mi resi conto di vedere davanti a me una sfera più bassa di quella dove stavo io.

Chiamai gli amici con i loro nomi: essi sembravano capirmi, ma io non comprendevo le loro risposte.

Poi tutto finì. Una giovane creatura che sembrava il simbolo dell’eterna giovinezza, ma che aveva forza e di intelligenza, stava accanto a me.” Non ti preoccupare” mi disse.” Loro possono venire quando vogliono, basta che lo desiderino più di qualunque altra cosa.”

Intorno a me notavo una grande attività. C’era un andirivieni di persone occupate in misteriosi affari, e tutte sembravano molto felici. Alcune di queste persone con cui, una volta, avevo avuto stretti legami, non si interessavano molto di me. In compenso diventarono miei compagni coloro che avevo conosciuto soltanto superficialmente.

Mi dissero che era giusto e naturale così.

Di là regnava la legge dell’affinità spirituale che determinava i nostri rapporti.

Ad un certo punto non avevo più la nozione del tempo, mi trovai davanti ad un luminoso edificio bianco. Entrai, ma mi fermarono nell’anticamera per farmi aspettare la sentenza del mio caso. Attraverso grandi portoni vidi dei lunghi tavoli dove stavano sedute delle persone che parlavano. Consapevole delle mie colpe feci un bilancio della mia vita. Non ne risultò un’immagine molto incoraggiante.

La gente vicina ai tavoli era occupata con lo stesso bilancio, ma ciò che preoccupava me, a loro sembrava meno grave.

I soliti peccati contro i quali ci mettono in guardia da bambini avevano poco peso.

Più preoccupanti erano delitti quali l’egoismo e l’ignoranza. Ripetutamente sentivo la parola SPRECO, non nel senso di eccesso e di trascuratezza, ma inteso come spreco di energie, di talenti e di possibilità.

Lodarono alcune cose futili, come quelle che vengono compiute ogni tanto da noi tutti, senza che vi attribuiamo grande importanza. I giudici cercarono di scoprire le caratteristiche della mia vita.

Notarono che avevo mancato di compiere ciò che sapevo avrei dovuto fare. Sembrava che mi fosse stato affidato un compito che non avevo ultimato.

“Mi manderanno indietro “ pensai con rimpianto. Non ho mai potuto sapere chi fosse quella gente.

Quando mi dissero di dover tornare nel mio corpo, io stavo davanti ad una porta. Sapevo che, passandola, sarei tornato da dove ero venuto. Decisi di non muovermi dal mio posto. Come un bambino testardo puntavo i piedi contro gli spigoli della porta e mi difendevo accanitamente con le braccia. D’improvviso mi sentii precipitare nel vuoto.  Aprii gli occhi e vidi il volto di un’infermiera.
Ero stato in coma per più di due settimane!

(Di ritorno dall’aldilà-Jean Baptiste Delacour)