Stato di premorte guidato da un Angelo  

Le esperienze di stato di premorte si manifestano in ambo i sessi, in ogni cultura e a tutte le età. Ma nonostante considerevoli differenze di età, cultura e condizioni fisiche presentano tutte caratteristiche straordinariamente simili. Gli scettici obiettano che le esperienze di premorte, o NDE, si spiegano con una ridotta ossigenazione del cervello o come effetto collaterale dell’assunzione di droghe o farmaci, ma chi ne ha avuta una di solito descrive per filo e per segno ciò che è avvenuto mentre era in coma o prossimo alla morte, lasciando comunque perplessi medici e scienziati.

Testimonianza 

“Nel 2005, dopo un grave infarto, fui sottoposto a triplo bypass. L’intervento mi ha lasciato il vivido ricordo di essere stato in un altro tempo e in un altro luogo. All’epoca sorvolai sulla faccenda perché i medici la spiegarono come una conseguenza dei farmaci che assumevo, ma nei mesi successivi le immagini che avevo visto continuarono a ripresentarsi nella mia mente.  Racconterò cosa ho visto prima di parlare della vera magia che si cela dietro questa mia vicenda. Nella visione ero consapevole di una luce molto abbagliante dalla quale vidi uscire un Angelo, una figura dall’apparenza femminile che aveva occhi azzurri e penetranti ed enormi ali dello stesso colore. Tutt’altro che spaventato, provavo una stupefacente sensazione di conforto che sfiorava lo stato di grazia.  

L’Angelo tese la mano verso me, prese la mia e io scivolai, o meglio fluttuai fuori dal mio letto. Sapevo di lasciarmi dietro il mio corpo fisico, ma non provavo nessuna sensazione di perdita. Mi limitai a seguire l’Angelo che mi condusse fuori dall’ospedale, fino a un prato dove sia l’erba che gli alberi erano azzurri.  Non si sentiva nessun rumore, non c’era nessun altro, solamente io e l’Angelo. Mi trovavo in un luogo dove regnava la calma, la cordialità e l’unione con l’intero creato. Avanzammo e alla fine abbassai lo sguardo sul mondo dei vivi e vidi i miei figli. Il maschio lavorava al computer e la femmina cambiava il mio nipotino. Fluttuai giù nel loro mondo. Volevo fargli sapere che li amavo, ma loro non mi vedevano, non avvertivano la mia presenza. Io invece sentivo i loro pensieri e i sentimenti, entrambi rivolti a me. La mia morte li aveva rattristati , ma non particolarmente. Dal canto mio, non ero molto legato ai miei figli. Appena percepita la loro indifferenza, l’Angelo cominciò a ritrarre lentamente con estrema delicatezza la mano che mi aveva teso. Ora fluttuavo indietro nel mondo dei vivi.  Quando giunsi in ospedale non sentivo più la stretta dell’Angelo e la prima cosa che ricordo è il risveglio dopo l’intervento.  

Nei mesi della convalescenza fui accudito a casa da mia moglie e i miei ragazzi cercavano di dare una mano per quanto potevano, ma avevano vite indaffarate e mi dispiaceva non averli attorno. Soltanto allora capii come dovevano essersi sentiti soli mentre diventavano grandi. Io non ero mai a casa e avevo sposato il mio lavoro, non la mia famiglia. Fino a quando avevo avuto l’infarto avevo sgobbato per far carriera, per arrivare in alto, ma così facendo avevo trascurato a tal punto i miei figli da diventare quasi un estraneo per loro. Non dovevo stupirmi della loro blanda reazione al mio malore. Non potevo rischiare di perdere del tutto il loro affetto e così negli ultimi tre anni, mi sono prodigato per riconquistare il loro amore e la loro fiducia. Non è stato facile, ma pian piano i miei figli mi hanno permesso di entrare nelle loro vite e nei loro cuori. Una delle prime cose che feci appena mi sentii abbastanza in forze fu di discutere apertamente con loro sul tipo di padre che ero stato. Dissi che non potendo cambiare il passato, desideravo almeno far parte del loro futuro, che mi dispiaceva di aver cercato stimoli e ricompense nel lavoro quando invece le vere ricompense stavano crescendo sotto ai miei occhi a casa, in loro. L‘esperienza di premorte mi ha profondamente cambiato, ora non ho più paura di morire ma temo di lasciare questa vita avendo perso delle occasioni per essere vicino a chi ha bisogno di me. Penso di aver finalmente capito che è davvero importante nella vita, di comprendere il dolore e la preoccupazione altrui. Voglio sinceramente aiutare gli altri a superare le loro preoccupazioni e intendo adoperarmi al massimo per riuscirci nel tempo che ancora mi resta da vivere.

Theresa Cheung  – Sfiorati da un Angelo