Dio e Satana La sfida
Un giorno, i figli di Dio vennero a presentarsi al Signore e anche Satana venne in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: “Da dove vieni?”. Satana rispose al Signore: “Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa.” Il Signore disse a Satana: “Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia un uomo integro, retto, tema Dio e fugga il male.” Satana rispose al Signore: “E’ forse per nulla che Giobbe teme Dio? Non l’hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa e tutto quel che possiede? Tu hai benedetto l’opera delle sue mani e il suo bestiame ricopre tutto il paese. Ma stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia”. Il signore disse a Satana: “Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stendere la mano sulla sua persona”. E Satana si ritirò dalla presenza del Signore. Con l’avallo dell’Onnipotente, Giobbe si ritrova quindi privato di tutti i suoi beni. Ma il servo di Dio accetta la propria sorte con filosofia, e non si rivolta contro il suo creatore. È palese come Dio e il diavolo siano legati in questa vicenda, di cui solo Giobbe paga le conseguenze. Ma la domanda che si pone prima di tutto è: da chi proviene la disgrazia che si abbatte su Giobbe? Da Dio o da Satana? “Ma stendi un po’ la tua mano e tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia” dice Satana all’Onnipotente, che risponde: “Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere….”
La sfida di Satana tende a trasformare Dio nel carnefice di Giobbe. Ma a Dio giustamente ripugna torturare un servo fedele come Giobbe che non gli ha mai arrecato offesa. Si limita quindi a lasciare carta bianca a Satana, salvo il fatto che non dovrà fare del male a Giobbe. Sembra qui instaurarsi una strana complicità tra due entità-Dio e il diavolo-a prima vista opposte in tutto. Proseguiamo nel racconto della Bibbia: come nelle fiabe, Satana torna alla carica e parla con l’Altissimo in un dialogo che riprende quasi pari pari il loro primo confronto: “Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti il Signore, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro a presentarsi davanti al Signore.
Il Signore disse a Satana: “Da dove vieni? “Satana rispose il Signore: “Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa”. Il Signore disse a Satana: _”Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità, benché tu mi abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo”. Satana rispose al Signore: “Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; ma stendi un po’ la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia.” Il Signore dissi a Satana: “Ebbene, egli è in tuo potere, soltanto rispetta la sua vita”. C’è una frase sull’Eterno che colpisce, quando dice a proposito di Giobbe, su cui hanno iniziato ad abbattersi le sventure, che è ancora saldo nella sua integrità ” Benché tu mi abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo”. Abbiamo visto che nel patto iniziale tra Dio e Satana, Dio si limitava ad autorizzare l’altro a tormentare Giobbe. Ed ecco che di colpo l’Onnipotente ammette che proprio Lui, e non l’angelo ribelle, ha rovinato senza alcun motivo il suo servo fedele. Tutto avviene come se nella vicenda di Giobbe la complicità tra Dio e Satana fosse ormai tale che i ruoli tra i due divengono interscambiabili. Il prosieguo del testo ci dice che Satana colpì Giobbe con una malattia della pelle. Mentre il disgraziato si gratta con un coccio, sua moglie lo esorta maledire Dio, che per ringraziare il suo servo ubbidiente gli infligge 1000 tormenti.
Il testo precisa che responsabile del malanno non è Dio, ma Satana, Giobbe dovrebbe saperlo, lui che onora solo il Dio di bontà, e ci aspetteremmo di sentire erompere dalle sue labbra un rimprovero verso la moglie, per esempio: “Taci donna incolta, tu non capisci un bel nulla! Nessun male può venire da Dio. È Satana che, geloso del mio amore per Dio si vendica a modo suo”. Ma Giobbe no, non dice nulla del genere. Giobbe non fa alcun cenno a Satana. Giobbe non conosce altri che Dio, e per lui Dio è fonte unica di tutto ciò che gli accade. Ecco il dialogo tra Giobbe e la moglie: Sua moglie gli disse: “Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio, e muori!” Giobbe le rispose: “Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio e rifiuteremmo di accettare il male?”. Segue una lunga discussione tra Giobbe e i suoi amici, venuti a fargli visita per esortarlo a pregare Dio: “Beato l’uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell’Onnipotente, perché egli fa la piaga ma poi la fascia, egli ferisce, ma le sue mani guariscono”. Dio è nuovamente presente come colui che dispensa di volta in volta il bene e il male, la ricchezza e la miseria, e questo per la felicità dell’uomo. Giobbe, parlando direttamente al suo creatore, via via per rimproverarlo, lamentarsi e dichiarargli il suo amore, pronuncia tra l’altro questa frase, bellissima ed enigmatica: “Che cos’è l’uomo perché tu ne faccia tanto caso, che ti interessi a lui, lo visiti ogni mattina e lo metti alla prova ogni istante?”
Frase magnifica, perché dal suo abisso di sventura e di abiezione, Giobbe non considera le sue sofferenze inumane come segno di disprezzo e abbandono da parte divina, ma anzi come un segno di elevazione, di iniziazione. Perché è Dio che mette alla prova Giobbe, non Satana che lo tormenta. Il ruolo di Satana, stranamente assente dal resto del racconto Biblico, è stato solo quello di attirare l’attenzione del creatore sull’immensa forza interiore di Giobbe, sulla sua capacità di essere messo alla prova all’infinito, mentre Dio vedeva in Giobbe solo un servo integro e retto che teme Dio e rifugge dal male. L’insinuazione di Satana sull’integrità di Giobbe ha come unico effetto di costringere Dio a spingere la sua creatura fino al limite estremo. Ma a forza di degradarlo, Dio non ha fatto altro che elevare Giobbe fino a Lui. La prova della sofferenza, suggerita da Satana, è solo una prova iniziatica che conduce Giobbe fin nel cuore delle sue tenebre interiori, della sua oscurità, del suo inferno personale.
E Satana in tutto ciò? Che ne è stato del pubblico accusatore, del tentatore venuto a insinuare dubbi nel cuore dell’altissimo sulla fedeltà del suo servo Giobbe? Se n’è andato così, come era avvenuto: è tornato a vagare sulla terra. Fallito il suo tiro mancino è sicuramente andato in cerca di altre anime meno nobili da poter ingannare. Di solito è così che si commenta il ruolo di Satana, il maligno, nella vicenda di Giobbe. Ma in questo modo si trascura la sbalorditiva complicità che sembra unire Dio e Satana mentre dialogano tra loro, all’inizio, e si dimentica la confusione tra i ruoli che sembra accomunarli quando si tratta di tormentare Giobbe (ora è Satana che scende la mano sul Giobbe, ora è l’Eterno). E, soprattutto, si perde del tutto di vista la funzione di iniziazione e risveglio che esercita Satana sul destino di Giobbe: senza la serie di prove che deve subire, questi sarebbe rimasto il classico borghese arricchitosi sul lavoro degli altri… in una parola, un cattivo….! In effetti, è proprio nel soffrire di tutti i mali possibili, nell’incorporarli, che giunge a depurare il suo corpo e la sua anima. Dunque è per il suo bene, per affrettare il suo mutamento e assicurare la salvezza della sua anima che Satana ha spinto il Signore a mettere alla prova Giobbe? Satana, in realtà, non è né avversario di Dio, né avversario di Giobbe. Ma chi è allora? Satana non è altro che un aspetto della natura di Dio, il dialogo tra Satana e il signore è un dialogo interiore che Dio ha con se stesso. Satana non è un Dio, ma non è neanche l’anti Dio : è uno degli aspetti di Dio, e nulla più. Un aspetto oscuro, vale a dire inconscio: quello che Carl Gustav Jung ha chiamato “l’ombra”. Satana è l’ombra di Dio.
Trattato di Angelologia – Edouard Brasey