Lo Spirito Della Cagnetta Randagia
Polka era una cagna bastarda che rifiutava l’ospitalità degli esseri umani (il che lasciava immaginare che un uomo l’avesse maltrattata). Provava, tuttavia simpatia per noi e veniva tutti i giorni, puntualmente a prendere il cibo che le avevamo preparato.
Aveva eletto domicilio in una cava al fondo del bosco e tutti gli abitanti del paese la conoscevano. Potevamo accarezzarla, ma la bestiola teneva a difendere la sua vita di nomade e ripartiva subito dopo aver mangiato.
Quella domenica, giorno di festa del paese, le avevamo messo da parte una carcassa di anatra e già pregustava amo il piacere che avrebbe manifestato non appena l’avesse vista. Ma Polka non venne. L’indomani, neppure! La nostra preoccupazione cresceva, poiché, a più riprese, avevamo udito qualcuno gemere e raspare dietro la porta. Ogni volta ci eravamo precipitati sull’uscio, ma dinanzi a noi non c’era nessuno.
Preoccupata quindi, mia figlia, prese la bicicletta e si diresse in direzione del bosco. Incontrò il maestro di scuola a cui spiegò il motivo della sua apprensione. Lui disse: “Ma come, non lo sa? La cagna è stata investita da una macchina, guidata da un automobilista che aveva bevuto un bicchiere di troppo alla festa. L’urto le ha provocato fratture al bacino ed è certamente fuggita nella macchia!”.
Quella sera stessa, udimmo nuovamente gemere e raspare dietro la porta. E nuovamente non c’era nessuno.
Io e mio marito ci dirigemmo verso il bosco, facendoci luce con una torcia. Lo attraversammo in lungo e in largo. Ad ogni nostro richiamo, faceva eco un gemito.
Giungemmo dinanzi ad una cava di pietra, dove scorgemmo il cadavere insanguinato della povera Polka, con tre cuccioli sospesi alle sue mammelle. Uno di essi era ancora vivo. Lo portammo via con noi. Mio marito prese una vanga per seppellire la povera bestia. Grazie al fuoco ed al latte caldo, riuscimmo a salvare il cucciolo e, da quel momento in poi, il fantasma di Polka non apparve più a gemere dietro la porta.
Aggiungerò anche che mio marito non è un tenero, tuttavia egli era convinto che l’anima, lo spirito della cagnetta randagia fosse venuta a chiamarci perché salvassimo i suoi cuccioli”.
Jean Prieur – Gli animali hanno un anima