La NDE di Mario (esperienza di premorte) ?

Mario è una di quelle persone che lasciano il segno. Aveva avuto una NDE che gli aveva cambiato la vita.
Nonostante siano passati alcuni anni ricordo ancora di come prima di raccontarmi la sua esperienza Mario mi fece un discorso di quasi un’oretta sul suo modo di intendere la vita, la salute e la malattia.Rammento molto bene come le sue parole semplici spiegassero come ciascuno di noi è parte di un universo armonico fatto di energia. Secondo lui ciascuno di noi, nasce per essere sano e felice a condizioni che segua le sue attitudini e non si crei egli stesso gli ostacoli nel suo viaggio verso la felicità. Per lui la vita era una prova data a noi che NON siamo esseri fisici con un’anima, MA ANIME  CHE STANNO VIVENDO UN ESPERIENZA  TERRENA! Ciascuno di noi è interprete, regista, ma anche spettatore di questo film che è la propria vita. “Qualcosa non va? Cambiala!” La sua semplice spiegazione era disarmante. Basta una decisione per cambiare tutto, una semplice decisione per rendere straordinaria la propria vita.
Ricordo la sensazione che provai quando quest’uomo mi raccontò che per lui esiste una relazione quasi topografica tra i sintomi che viviamo sul nostro corpo e ciò che affligge la nostra anima.
Per sfida, lo ammetto, chiesi a Mario da cosa dipendesse il riflusso- gastro- esofageo che mi torturava in quel periodo e per il quale assumevo parecchi farmaci. Un attimo di silenzio e i suoi occhi che mi guardavano: “Tu devi dire qualcosa a qualcuno ma non hai il coraggio di dirlo” fu la sua lapidaria sentenza.
“Sì è vero” sapevo cosa dire e a chi… Ma da lì a credere che il mio disturbo sarebbe svanito la strada era lunga.

LA STORIA DI MARIO ?

Era un pomeriggio di novembre, c’era un po’ di nebbia, quando con la mia auto finì contro un camion che sopraggiungeva dal senso di marcia opposto. Un frontale, persi immediatamente conoscenza.Da quanto appresi poi avevo, oltre 20 fratture e un importante trauma cranico. La mia esperienza iniziò subito come un viaggio vertiginoso verso qualcosa, come sulle montagne russe. Vedevo dei ritratti che rappresentavano scene della mia vita e mi passavano davanti in modo vorticoso. Mi passavano di lato, come un paesaggio che scappa via, come se stessi passando attraverso la mia vita. Mi piaceva molto quello che vedevo. Ad un certo punto vidi una luce che a me dava chiarezza. Quello che osservai, che percepii ,non si può raccontare con le parole che conosciamo, non riesco a spiegarlo pienamente. C’era una luce… La descriverei come una comprensione profonda, nel senso di chiarezza. Non si trattava di una luce come noi la intendiamo, era qualcosa di diverso… come se io conoscessi ogni cosa in quel momento. Non mi chiedevo cosa stavo facendo la, dov’erano gli altri, i miei parenti, amici; in quel momento ero “IL TUTTO” , non sentivo il bisogno di far domande di alcun genere, come se conoscessi ogni cosa. Sentivo che tutto ciò che mi serviva era esattamente lì in quel momento, non avevo bisogno d’altro, quindi assenza di domande. Non avevo il corpo, ero pura coscienza. Dopo di che arrivò questo essere di luce, una luce bianca, speciale, non accecante, ed era amore. Cambiava continuamente forma, ogni tanto prendeva le sembianze di mia nonna (deceduta alcuni anni prima), come per dire “sono io” e mi faccio vedere in modo che tu possa comprenderlo”. Aveva da lontano un aspetto sferico, da vicino si muoveva, era una coscienza. Allora le dissi: “nonna, che bello qua!”. Ero felice, descrivo la sensazione di quei momenti come una felicità profonda, consapevole, continua. Come un orgasmo fisico, ma miliardi di volte più grande, espanso, continuo in uno stato di estasi. Non ci sono parole per questa felicità. Mia nonna iniziò a raccontarmi molte cose, innanzitutto che non potevo rimanere lì molto, che dovevo tornare indietro. Non parlava con la voce, ma piuttosto con la telepatia in modo veloce, simultaneo, con delle vibrazioni. Entrambi eravamo energia, io dico che eravamo amore, non eravamo più corpi, né c’erano pensieri, solo sensazioni. In coma sono stato cinque giorni, ma per me è stata un’eternità. L’entità che avevo riconosciuto essere mia nonna mi disse che avrei cambiato lavoro e che sarebbe cambiato anche il mondo in cui viviamo. Mi disse perché ero lì, cosa dovevo cambiare della mia vita, che dovevo migliorarla, qual era la mia missione, mi predisse un sacco di avvenimenti che effettivamente poi sono capitati…  La cosa più eclatante fu che mi mostrava una moneta da 100 Lire. In seguito capii cosa voleva dire: Quando ero giovane andavo a trovare mio nonna ogni giovedi’, e lei mi lasciava una mancia di L. 100. Quando uscii dal coma e successivamente andai a vedere la macchina con cui avevo fatto l’incidente, trovai sul sedile 100 Lire, nuove e luccicanti come quelle che avevo visto nel coma. Come per dire “sono ancora qua e ti aiuto”. Quando l’entità stava per andarsene io mi sentivo male, ero disperato, mi sono sentito tradito. Le dissi “Nonna io sto bene qui, qui è amore, è bellissimo, non voglio andare via.” E lei mi rispose “No tu hai molte cose da fare, non devi preoccuparti”. A quel punto guardai giù e mi vidi sul letto d’ospedale. Vedevo tutta la sala operatoria, i medici e gli infermieri. In quel momento mi stavano intubando. Vedevo la sala operatoria, come se fosse un film, sentivo ogni cosa, anche quello che dicevano i medici, che poi ho riferito loro quando mi sono svegliato, comprese le battute e le stupidaggini che dicevano mentre mi operavano. Mi ricordo chiaramente che avevano detto: “Questo non passa mica la notte”. Ero uno spettatore di quel film. Ricordo tutto molto bene. C’era un medico in particolare, basso di statura, circa 1 m e 60, brutto di faccia, capelli ricci, la barba …ricordava un porcospino. Quando questo mi intubò sentii dei dolori fisici, dei fastidi, come se avessi avuto un corpo, come se fossi stato la. Ricordo che gli dissi: “Lasciami stare, non vedi che sto bene? Guardami brutto porcospino, sono qua!” Sapevo che ero io quel corpo, non mi chiedevo come facessi ad essere sia la che qua. Guardavo il mio corpo con serenità come un vestito vecchio dismesso .Il “porcospino” mi mise le mani sul torace e dalle mani uscì una luce azzurra, e io continuavo a dirgli: “Cosa fai, sei fuori di testa?… Sono qua!”
Non so riferire come sia avvenuto il ritorno, non lo ricordo. Posso dire che non è stato traumatico, ma in dolore. In un attimo ero lì, mi sentivo diverso e innanzitutto parlavo al contrario, al posto di dire per esempio “Mario” dicevo “Oiram”. Loro pensavano che fossi matto, che ero andato. Dopo un po’ di tempo riuscì a riprendere il linguaggio abituale. Anche gusti e colori erano differenti rispetto prima. Mi sentivo qualcosa di diverso per alcuni mesi. Da allora è come se fossimo in due: io e il mio corpo fisico. Al mio risveglio, quando parlai ai medici di quello che era successo, mi dissero che in sala operatoria non c’era nessun medico basso e con i capelli ricci come lo avevo visto io. Solo qualche giorno dopo lo riconobbi su una vecchia foto di gruppo del reparto che un’infermiera mi fece vedere. Si, era lui quello che avevo visto. Era morto qualche anno prima.

Mario vive la sofferenza di molti interventi chirurgici. Gradualmente, in seguito alla sua esperienza e dopo essere stato dimesso dall’ospedale sente di avere sviluppato capacità praniche, e decide di metterle al servizio del prossimo. Lascia il suo avviato lavoro di grafico pubblicitario e incomincia a lavorare come pranoterapeuta. Egli stesso afferma che, prima dell’incidente che lo aveva condotto alla soglia della morte, non avrebbe creduto ad una sola parola di quello che oggi è il suo vivere quotidiano, ed il suo lavorare con l’energia, che secondo il suo nuovo modo di vedere, compone ogni singola cosa.
E il disturbo di cui io soffrivo? Passarono alcuni mesi da quel giorno in cui Mario mi diede il suo vaticinio. Da medico non avevo alcun motivo di credere in quella sentenza. È noto a tutti che lo stress peggiora alcune nostre patologie, ma credere in una “topografia” anima-corpo, decisamente era aldilà di tutto quanto avessi studiato e creduto. Ricordo che quell’inverno “dissi ciò che dovevo dire a chi dovevo”.  Passarono tre giorni e mi resi conto che il riflusso se n’era andato (e continua a starmi lontano a distanza da anni). Una coincidenza? È possibile, anche se di mio sono sempre stato restio nel credere nelle coincidenze. Quando qualcuno mi parla di coincidenze sono solito sorridere e dire che non credo nemmeno in quello dei treni. Francis Bacon disse: “Sono cattivi esploratori quelli che pensano che non ci sia più terra, se vedono solo mare”. Ecco, l’incontro con Mario è stato per me come uno sguardo oltre l’orizzonte, dove l’occhio non vede ma il cuore sa che c’è un’isola.

Davide Vaccarin  –    NDE Visioni Premorte

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