La Morte secondo l’Angelo Ariel
Cosa accade all’anima dopo il distacco dal corpo – Rivelazioni da oltre il velo
(Tratto da “Rivelazioni di un Angelo” di Steven J. Thayer e Linda Sue Nathanson)
Introduzione
Cos’è davvero la morte? Cosa accade all’anima quando lascia il corpo?
Esiste un tempo tra la vita terrena e ciò che viene dopo?
Nel libro “Rivelazioni di un Angelo – Il cambiamento della coscienza planetaria”, l’autrice Linda Sue Nathanson, attraverso l’intermediazione di un medium spirituale (Stevan), entra in contatto con l’Angelo Ariel. Il suo messaggio offre una visione dolce, profonda e straordinariamente consolante del momento del passaggio, delle fasi successive e dell’amore che permea tutto il processo del “ritorno a casa”.
In questo lungo estratto – mantenuto intatto e autentico – Ariel risponde a domande fondamentali:
Cosa prova l’anima dopo la morte? Quanto resta vicina ai propri cari? Dove va? Cosa ricorda? E perché alcune morti sembrano “premature”?
Le risposte ricevute non solo illuminano la mente, ma toccano profondamente il cuore.
Il distacco dal corpo
Linda: Che cosa accade alle anime nel tempo esistente fra la morte e la reincarnazione in un altro corpo?
Ariel: La morte non è un processo istantaneo, e l’anima non la vive come tale. Sebbene esistano diversi parametri che la vostra comunità medica utilizza per stabilire il momento della morte, l’anima non si distacca istantaneamente dal corpo nel preciso momento. La morte è solo l’arresto del metabolismo e della fisiologia del corpo a cui l’anima è stata associata lungo tutto il cammino della vita. È l’inizio di una sequenza di avvenimenti che potremmo chiamare fasi. La prima di queste fasi è costituita dall’esperienza di un cambiamento delle vibrazioni dell’individuo. La parte inferiore di queste vibrazioni che costituiscono il legame con il corpo materiale, comincia a svanire. Anche in questo caso il processo non è istantaneo. Si estende lungo la struttura da voi definita tempo e varia a seconda del grado di associazione dell’anima alla sua identità fisica. Tale aspetto della personalità umana, tuttavia, che conoscete e che abbiamo liberamente chiamato ego, cessa di esistere entro breve tempo dopo il compimento dell’esperienza chiamata morte. Ma è semplicemente l’anima stessa che comincia il processo di scissione dal corpo. L’anima resta in uno stato di razionale superiore, meno associato o meno connesso, accanto al corpo che sta abbandonando per un periodo di tempo durante il quale le persone più prossime al cuore del morente possono avvertirne la presenza. Tali persone possono percepire la presenza del loro caro anche quando il suo corpo non dà segni di vita. Il distacco dal corpo ha una durata che può variare da un lasso temporale di alcuni minuti, ad alcune ore. In questo periodo la coscienza permane. Non si tratta però di una coscienza filtrata dall’ego, come voi la sperimentate nella vita, ma della coscienza che noi viviamo nel nostro regno. Questa è l’inizio di una serie di fasi il cui numero varia a seconda dell’intensità del legame dell’anima all’esperienza di vita fisica che sta terminando. Quando la separazione dal corpo è terminata può esistere ancora un legame molto forte, in particolar modo con le persone care, i familiari, così come con le aree ricche di energia pregne d’amore, inclusi gli edifici, le case e le strutture.
Si verifica inoltre un processo di allontanamento, di rotture dei forti rapporti affettivi ancora presenti all’inizio di queste fasi. L’anima non vuole restare legata al corpo, ma può desiderare intensamente di mantenere i legami affettivi che esistono e con ciò che per lei è stato fonte d’amore nella vita. Tuttavia, così come esiste la necessità di distaccarsi dal corpo, esiste anche un gran bisogno di distanza, di separazione, di salutare tutto ciò che è caro, e di giungere allo scioglimento del legame che unisce ad esso. L’unità di misura che definite tempo necessaria allo svolgimento di questo processo, è variabile, non esiste una formula prestabilita, in quanto tale processo può durare ore come anni.
Via via che ci si allontana dal legame con il corpo fisico e che ci si avvicina allo stato di unità totale, si verifica un aumento della vibrazione energetica dell’essenza che voi chiamate anima. Il processo implica la rimozione dall’anima di ciò che ancora rimane della sua associazione con il corpo e con le energie di coloro che si sono amati sulla terra. Il periodo di ciò che chiamate tempo necessario per l’intero processo può essere molto variabile, a seconda della persona della situazione e della fluidità del processo, è possibile che si verifichino periodi di pausa in cui tutti i rapporti passati vengono completati e risolti.
🔹 L’anima si manifesta dopo la morte?
Linda: Il momento in cui l’anima si trova in stretta vicinanza con il corpo dopo l’arresto metabolico, è forse quello in cui le persone amate ne avvertono la presenza?
Ariel: Sì. In quel tempo l’anima può restare accanto a coloro da cui è amata.
Le persone possono percepire questa vicinanza, sentire un brivido, un freddo improvviso, oppure una chiara sensazione di “presenza”.
Questi segnali possono durare giorni o settimane. Non dipendono dall’intensità dell’affetto, ma da un processo di crescita individuale dell’anima.
Quando il legame si dissolve, l’anima procede oltre, iniziando ad entrare in uno stato di unità.
🔹 Il ritorno all’unità divina
Linda: Che cosa accade all’anima dopo il distacco dai suoi cari e dal suo corpo?
Ariel: La morte non è un processo istantaneo, e l’anima non la vive come tale. Sebbene esistano diversi parametri che la vostra comunità medica utilizza per stabilire il momento della morte, l’anima non si distacca istantaneamente dal corpo nel preciso momento. La morte è solo l’arresto del metabolismo e della fisiologia del corpo a cui l’anima è stata associata lungo tutto il cammino della vita. È l’inizio di una sequenza di avvenimenti che potremmo chiamare fasi. La prima di queste fasi è costituita dall’esperienza di un cambiamento delle vibrazioni dell’individuo. La parte inferiore di queste vibrazioni che costituiscono il legame con il corpo materiale, comincia a svanire. Anche in questo caso il processo non è istantaneo. Si estende lungo la struttura da voi definita tempo e varia a seconda del grado di associazione dell’anima alla sua identità fisica. Tale aspetto della personalità umana, tuttavia, che conoscete e che abbiamo liberamente chiamato ego, cessa di esistere entro breve tempo dopo il compimento dell’esperienza chiamata morte. Ma è semplicemente l’anima stessa che comincia il processo di scissione dal corpo. L’anima resta in uno stato di razionale superiore, meno associato o meno connesso, accanto al corpo che sta abbandonando per un periodo di tempo durante il quale le persone più prossime al cuore del morente possono avvertirne la presenza. Tali persone possono percepire la presenza del loro caro anche quando il suo corpo non dà segni di vita. Il distacco dal corpo ha una durata che può variare da un lasso temporale di alcuni minuti, ad alcune ore. In questo periodo la coscienza permane. Non si tratta però di una coscienza filtrata dall’ego, come voi la sperimentate nella vita, ma della coscienza che noi viviamo nel nostro regno. Questa è l’inizio di una serie di fasi il cui numero varia a seconda dell’intensità del legame dell’anima all’esperienza di vita fisica che sta terminando. Quando la separazione dal corpo è terminata può esistere ancora un legame molto forte, in particolar modo con le persone care, i familiari, così come con le aree ricche di energia pregne d’amore, inclusi gli edifici, le case e le strutture.
Si verifica inoltre un processo di allontanamento, di rotture dei forti rapporti affettivi ancora presenti all’inizio di queste fasi. L’anima non vuole restare legata al corpo, ma può desiderare intensamente di mantenere i legami affettivi che esistono e con ciò che per lei è stato fonte d’amore nella vita. Tuttavia, così come esiste la necessità di distaccarsi dal corpo, esiste anche un gran bisogno di distanza, di separazione, di salutare tutto ciò che è caro, e di giungere allo scioglimento del legame che unisce ad esso. L’unità di misura che definite tempo necessaria allo svolgimento di questo processo, è variabile, non esiste una formula prestabilita, in quanto tale processo può durare ore come anni.
Via via che ci si allontana dal legame con il corpo fisico e che ci si avvicina allo stato di unità totale, si verifica un aumento della vibrazione energetica dell’essenza che voi chiamate anima. Il processo implica la rimozione dall’anima di ciò che ancora rimane della sua associazione con il corpo e con le energie di coloro che si sono amati sulla terra. Il periodo di ciò che chiamate tempo necessario per l’intero processo può essere molto variabile, a seconda della persona della situazione e della fluidità del processo, è possibile che si verifichino periodi di pausa in cui tutti i rapporti passati vengono completati e risolti.
🔹 Una metafora per comprendere
Linda: È lecito affermare che un’anima lascia il corpo per venire assorbita dall’unità?
Ariel: Le parole sono limitate. Usiamo allora una metafora.
Se l’anima incarnata è come acqua allo stato solido (ghiaccio), le fasi intermedie sono lo stato liquido, e il regno angelico è vapore acqueo. In tutti i casi, la sostanza è sempre acqua, e così l’anima.
Nel punto della morte, la vibrazione aumenta, come l’acqua che da ghiaccio si scioglie e poi evapora. L’anima mantiene consapevolezza di sé, anche nei suoi stati più sottili.
🔹 L’anima conserva memoria e amore
Linda: L’anima si ricorda chi era in vita, le persone amate?
Ariel: Si, si ricorda! In questa fase l’anima è portata a stare accanto a coloro che, nella vita, sono stati per lei oggetto e nello stesso tempo fonte d’amore. Spesso tenta di realizzare questo suo desiderio. Ricorrendo di nuovo all’analogia dell’acqua, quando l’acqua evapora l’intensità dell’amore ricevuto in vita viene osservato, seppur a livello di essenza. L’unica cosa che si conserva quando si lascia il proprio corpo, è l’amore vissuto nell’intera vita. Il dolore, la paura, la colpa, lo odio e altri sentimenti simili restano presenti nella fase “liquida di cui stiamo parlando, ma scompaiono quando l’anima passa alla fase “gassosa”.
🔹 Perché le anime lasciano la vita “prematuramente”?
Linda: ho visto un programma televisivo intitolato “Storie di Angeli”, in cui c’era un giovane uomo infuriato per la perdita della sorella. Chiese perché la donna, che aveva un futuro molto promettente, era stata presa da Dio. Riferì di aver comunicato con un Angelo che gli aveva spiegato che talvolta Dio raccoglie i fiori più splendenti del giardino terreno. L’uomo non aveva chiesto perché. Io vorrei chiedere, prima di tutto, se è vero, e in tal caso perché?
Ariel: ancora una volta, la tua domanda denota una convenzione, un’affermazione di cui vorrei parlare prima. La tua domanda rivela il modo in cui consideri la vita umana, vale a dire tu pensi che l’esperienza umana costituisca l’aspetto più importante della coscienza agli occhi di ciò che chiami Dio. Desideriamo essere chiari a questo proposito: la vita umana è un’opportunità indescrivibilmente ricca per un’anima. Lo splendore e l’infinita complessità dell’intelletto e dei vari sensi del corpo umano con le esperienze a loro legate (odori, sapori, suoni, esperienze tattili e visive) nonché i pensieri costituiscono un dono di immenso valore! Ma dalla tua domanda traspare la convinzione che questo sia la più importante di ciò che chiamate opere Divine. Per quanto una persona possa essere “uno splendido fiore”, per quanto possa essere amata e per quanto il suo futuro possa essere luminoso, se la sua anima lascia la vita terrena per far parte dell’unità di Dio, non c’è dubbio che tale persona è passata a qualcosa di gran lunga più importante, non solo per via della crescita che l’anima vive al momento della morte, ma per l’immensità di questo universo, per la complessità che non potete assolutamente immaginare di questo regno e per l’azione di questa forza che chiamate Dio. Soltanto la perdita e il vuoto lasciato dal defunto nella vita dei suoi cari vi impediscono di vedere che cosa sia in realtà la morte. Se vogliamo guardare alla morte nell’ottica di una determinata anima, quando chiamate “prematura” una morte e vi rattristate perché pensate che non fosse tempo per quell’anima di lasciare la vita terrena, tale anima ha in realtà ricevuto il più alto onore che potesse avere. Ciò che vuoi sapere con la tua domanda, e che vogliono sapere i molti che hanno posto la medesima domanda dopo aver perso uno dei propri cari, è essenzialmente: Perché? Questa domanda in realtà è causata da una forma di egoismo. La vostra visione della morte è completamente sbagliata, perché non ci sono parole per descrivere la gloria e l’onore che riceve un’anima chiamata dalla vita terrena a questo regno.
🌈 Conclusione ispirata
Le parole dell’Angelo Ariel ci offrono una comprensione più vasta della morte: non come una fine, ma come un ritorno all’essenza.
Non c’è oscurità in questo passaggio: solo trasformazione, luce e amore puro.La morte non ci strappa dalle persone che amiamo, ma ci porta oltre il velo, in uno stato in cui l’unica cosa che rimane… è l’Amore vissuto.
Per chi resta, la consapevolezza che l’anima può restare vicina, nei giorni, nelle settimane, nei ricordi e nei sogni, è una carezza invisibile e potente.
E per chi parte, non c’è perdita, ma una riunione con la Fonte.Questo messaggio angelico ci invita a non temere, ma a riconoscere che il dolore umano è solo il riflesso della nostra incapacità temporanea di vedere l’immensità di ciò che l’anima vive oltre il corpo.