ESPERIENZA DI PREMORTE: LA LUCE

Premessa del dott Raymond Moody: Come morire? Dal 1965 ho parlato con oltre tremila persone che avevano subito profonde esperienze spirituali mentre indugiavano al confine tra la vita e la morte. Le caratteristiche che accomunano le esperienze di pre-morte sono ormai conosciute in tutto il mondo: l’abbandono del proprio corpo fluttuando verso l’alto; l’assistere dall’alto ai tentativi di rianimare il corpo; il passaggio attraverso un tunnel buio; l’emergere in una luminosità di amore, pace e gioia; il ricongiungimento in quella luce con gli spiriti dei propri cari deceduti in precedenza; il rivedere in un istante tutta la propria vita in un panorama multicolore e multidimensionale; e la comunione con una presenza divina d’amore spirituale. Coloro che ritornano ci raccontano di non essere più spaventati successivamente dall’idea della morte e di aver capito cosa siano l’amore e la vita.
L’ascolto di migliaia di questi racconti affascinanti ha avuto un forte impatto su di me personalmente. La domanda con cui cerco di confrontarmi costantemente è: “Le mie ricerche sulle esperienze di pre-morte mi hanno reso più capace di amare?”. Vorrei essere in grado di rispondere si, ma imparare ad amare è ancora difficile. Tuttavia, traggo un certo conforto dalla consapevolezza che questo è esattamente ciò che dicono la maggior parte di coloro che hanno avuto esperienze di pre-morte.

Le esperienze Di premorte sono testimonianze raccolte e studiate dal dottor Raymond Moody 

TESTIMONIANZE ESPERIENZA DI PREMORTE : VEDERE UNA LUCE

“I dottori dissero che ero morto, proprio quando io cominciai a sentirmi cadere, fluttuando in una specie di spazio buio, come un recinto. Non ci sono parole per descriverlo. Tutto era assolutamente buio. Lontano da me vedevo una luce. Una luce molto molto brillante, ma all’inizio di piccole dimensioni. Come mi avvicinavo diventava più vasta. Infine mi ritrovai a cercare di raggiungere la luce, perché sentivo che era Cristo e cercavo di arrivare al punto in cui si trovava. Non era un’esperienza che mi spaventasse. Era piuttosto piacevole. Perché, immediatamente, dato che sono cristiano, avevo collegato la luce con Cristo che si è definito “la luce del mondo”. Mi sono detto: “Se questa è la morte all’ora so cosa mi attende là in quella luce”.

SECONDO CASO:

“Mi alzai e camminai nell’atrio per andare a bere qualcosa e fu proprio in quell’istante, come scoprirono poi, che l’appendicite si perforò. Mi sentii debolissimo.. caddi! Mi pareva di andare alla deriva, sentii un moto del mio vero essere che entrava e usciva dal mio corpo, e udì una musica gradevole. Ondeggiai lungo l’atrio e uscì sulla veranda. Là mi parve che delle nuvole, o piuttosto una nebbiolina rosata, mi si addensasse attorno e allora io attraversai la parete della veranda, come se non esistesse, e poi mi ritrovai in una luce chiara come il cristallo, bianca e luminosa. Era bella e risplendente, radiosa, ma non mi abbagliava lo sguardo. Non una luce che si possa descrivere in termini umani. Non posso dire di aver veduto una persona in quella luce eppure ha una sua identità, senza dubbio. È una luce di assoluta comprensione e di assoluto amore. Sentii venire dalla luce il pensiero:” Mi ami tu?” Non era formulato proprio come una domanda, sò che il senso di quello che la luce diceva fosse: “Se mi ami torna indietro e continua a quello cui hai dato principio nella tua vita”. E per tutto il tempo mi sentii come avvolto da un amore, una compassione che vinceva tutto.”

TERZO CASO

“Sapevo che stavo morendo e non potevo farci nulla perché nessuno poteva sentirmi…. Ero fuori dal corpo, su questo non ho dubbi, perché potevo vedere il mio corpo sul tavolo operatorio. La mia anima era fuori. Dapprima mi sentii male per questo, ma poi venne quella luce chiarissima. Dapprima sembrava pallida, ma poi divenne un raggio potente. Un’enorme quantità di luce, non come una forte luce elettrica, era troppa luce! E da quella luce emanava calore, sentivo un senso di calore. Era di un giallo biancastro luminoso… anzi no quasi bianco. Luminosissima. Ma non posso descriverla. Sembrava invadere tutto, eppure non mi impediva di vedere le cose intorno a me : la sala operatoria, i dottori e le infermiere, tutto! Vedevo chiaramente e la luce non mi accecava. Dapprima, quando venne la luce, non capivo bene che cosa stesse accadendo, ma poi la luce mi chiese, fu come se mi chiedesse, se ero pronto a morire. Era come parlare con una persona, ma nella luce non c’era una persona. Era la luce che mi parlava, ma con una voce.
Ora, credo lei che la voce che mi parlava sapesse bene che io non stavo davvero per morire. Era piuttosto come se mettesse alla prova. Eppure, dal momento in cui la luce mi parlò, mi sentii proprio bene: sicuro è circondato dall’amore! L’amore che veniva dalla luce è inimmaginabile, indescrivibile. Era una persona con cui era bello stare. Aveva anche il senso dell’umorismo… Si lo aveva!”

ESPERIENZA DI PRE-MORTE: L’ESAME DELLA PROPRIA VITA

L’apparire della luce e le sue domande non verbali costituiscono il preludio a un momento di stupefacente intensità nel quale l’essere presenta al morente una panoramica della sua vita.

Alcune delle persone da me intervistate dichiararono che non possono spiegare in modo adeguato la cosa, ma che in quella panoramica della loro vita passava tutto quanto avevano fatto, dall’esperienza più insignificante alla più fondamentale. Altri ancora mi hanno detto di essere stati in grado di ricordare con incredibile precisione gli eventi della loro vita anche qualche tempo dopo l’esperienza di premorte.

Ecco una descrizione tipica di questa fase dell’esperienza:

< Al suo apparire la luce mi disse: “Che cos’hai da mostrarmi di quanto hai fatto della tua vita?”
E proprio allora cominciarono tutti quei flashback. Pensai: “Ma guarda un po’, che cosa succede?”
Perché di colpo mi ritrovai nella mia prima infanzia! E da quel momento fu come se passassi dai primi tempi della mia vita, anno dopo anno, fino al tempo presente.

Era strano come tutto cominciò, dal momento in cui ero una bambina che giocava vicino a un torrente, e c’erano altre scene di quel periodo, esperienze avute con mia sorella e particolari che riguardavano i vicini e posti in cui ero stata. E poi mi rivedevo l’asilo e ricordavo il tempo in cui avevo avuto un giocattolo che amavo molto e lo avevo rotto e avevo pianto tanto. Per me era stata un’esperienza traumatica. Le immagini continuavano e io ricordavo quando ero entrata a far parte delle guide e andavo a fare i campeggi, e poi ancora molti anni della scuola. Poi quando ero alle medie ed era un onore essere scelti per la festa di fine anno, e ricordai quando venni scelta. E poi continuai a ricordare tutti gli anni della mia carriera scolastica, fino ai primi anni del college,il momento presente.

Le immagini seguivano l’ordine cronologico della mia vita ed erano straordinariamente vivide: era come se fossi uscita fuori e le avessi viste vere, a colori e a tre dimensioni. E si muovevano. Per esempio, quando mi vidi rompere il giocattolo, vedevo tutti i movimenti. Non era come se rivedessi le cose nella prospettiva in cui le vedevo allora. Era come se la bambina che vedevo fosse qualcun altro, in un film, una bambina tra le tante che giocavano nel cortile della ricreazione. Eppure ero io! Mi vedevo fare quei gesti, ed erano i gesti che avevo realmente compiuto perché li ricordo bene.
Ora, non vedevo proprio la luce mentre mi passavano davanti agli occhi quelle immagini.

La luce era sparita subito dopo avermi chiesto che cosa avevo fatto, quando erano cominciati flashback! Eppure io sapevo che l’essere di luce era sempre lì con me e mi guidava attraverso i flashback, perché sentivo la sua presenza e perché faceva commenti di quando in quando. Voleva sottolineare qualcosa in ognuna di quelle scene.

Non sembrava volesse vedere che cosa avevo fatto, lo sapeva già, ma estraeva dalla mia vita passata quelle scene particolari e me le metteva davanti agli occhi perché io le ricordassi.
E per tutto il tempo, sottolineava l’importanza dell’amore. I punti in cui soprattutto me lo dimostrava erano quelli che ricordavano anche mia sorella. Le sono sempre stata molto vicina. Mi mostrava alcuni casi in cui ero stata egoista con lei, ma anche altrettanti momenti in cui le avevo dimostrato affetto e avevo diviso con lei qualcosa. Mi faceva capire che dovevo cercare di fare qualcosa per gli altri, cercare di fare del mio meglio.

Ma non c’era in tutto questo nessuna accusa! Quando giungeva ai momenti in cui ero stata egoista, sembrava dire soltanto che anche da quelle esperienze avevo imparato qualcosa.

Sembrava molto interessato ai momenti che riguardavano l’apprendimento, il sapere. Sottolineava le cose che avevano a che fare con l’imparare e diceva che avrei continuato a imparare, e ha detto che, anche quando tornerà per me (perché a quel punto mi aveva detto che sarei tornata indietro) ci sarà sempre un’ansia di sapere. Ha detto che imparare è un processo continuo, che continua anche dopo la morte. Credo che cercasse di insegnarmi, mentre io vedevo quei flashback.
Tutto era molto strano. Ero là, vedevo quei flashback, tutto era molto veloce. Eppure era tanto lento da permettermi di capire tutto. Ma il tempo complessivo non era molto, non credo. Sembrava soltanto che la luce fosse venuta, che io avessi visto tutti quei flashback e poi la luce fosse tornata. Sembrava fossero passati in tutto meno di cinque minuti e più di 30 secondi, ma non saprei dirglielo con precisione.

Il solo momento in cui provai paura fu quando mi preoccupai di non essere in grado di concludere qui la mia vita. Ma percorrere quei flashback che era piacevole. Era divertente. Era gradevole tornare alla mia infanzia, rivivendola. Era un modo di tornare indietro e vedere il passato come non è possibile fare in questa vita.>

SECONDO CASO

<La situazione precipitò all’improvviso. Avevo una febbre leggera e non mi ero sentito bene per due settimane circa, ma quella notte mi aggravai rapidamente e mi sentii molto peggio. Ero a letto e ricordo di aver cercato di svegliare mia moglie per dirle che stavo molto male, ma mi fu impossibile muovermi. Poi sentii in un vuoto buio, assolutamente buio, e tutta la mia vita mi passò rapidamente davanti. Cominciò quando avevo sei o sette anni, e ricordai un amico che avevo a scuola. Poi passai dalle elementari alle medie fino all’università e fino alla mia attuale pratica di dentista.

Sapevo che stavo per morire e ricordo di aver pensato che volevo fare qualcosa per provvedere alla mia famiglia. Ero angosciato all’idea di morire e al pensiero di azioni che avevo compiuto in vita che rimpiangevo di aver fatto e di altri che rimpiangevo di non aver portato a termine.

Quel flashback assumeva la forma di immagini mentali, direi, ma assai più vivide,piu di normali immagini. Mi passava davanti agli occhi come una pellicola accelerata, eppure potevo vedere tutto benissimo, e comprendere tutto. Ma insieme alle immagini non tornavano le emozioni provate un tempo, era tutto troppo rapido. Non ho visto niente altro durante la mia esperienza. Tutto era soltanto oscurità, a parte le immagini.

Eppure sentivo la presenza di un essere estremamente potente, un essere che era solo amore, accanto a me durante tutta la mia esperienza.
Quando mi ripresi potevo parlare con chiunque di ogni particolare della mia vita. Ricordavo le cose che avevo dimenticato.

Va detto che in alcuni casi il riepilogo della propria vita avviene anche senza l’apparizione dell’essere di luce. Tuttavia, nei casi in cui l’essere di luce indirizza e dirige il ricordo, l’esperienza sembra molto più profonda. Ma è quasi sempre altrettanto rapida e vivida e altrettanto precisa, indipendentemente dall’apparizione dell’essere di luce e indipendentemente dal fatto che abbia luogo durante una vera morte, o durante un rischio di morte.

(La vita oltre la vita e nuove ipotesi- R.Moody)