AMORE PER SEMPRE

Era stato amore a prima vista. La prima volta che l’avevo tenuto tra le braccia avevo capito che doveva essere mio. No, non era un uomo quello che si era conquistato il mio affetto! Era un Barboncino che mi era stato regalato dal mio ragazzo e che lui aveva battezzato Micado.
“Cado” era un cane di piccola taglia ma che sapeva farsi notare. Aveva l’aspetto di uno spiritello e l’arcata dentale inferiore talmente sporgente che strappava una risatina a chiunque lo guardasse. Il suo vocabolario era impressionante. Comprendeva termini come “Viaggio, Passeggiata, Bambini, Bacio,Letto, Pappa, Bagnetto e soprattutto Gelato!” Ma era molto più di questo. Lui studiava con attenzione la mia faccia quando gli parlavo, cercando di capire cosa stavo dicendo. Sebbene non riuscisse a comprendere le mie parole, dava l’impressione di sapere come mi sentivo. Tra noi c’era un legame molto profondo e indistruttibile. Cado sembrava convinto che fosse suo privilegio divino essere coccolato e io di certo facevo del mio meglio per accontentarlo! Dopo una quindicina di natali, lui aveva imparato ad aprire i pacchetti di regali e veniva a reclamare il suo dopo che tutti gli altri avevano ricevuto il loro. A dire il vero, un anno non gli avevo comperato nessun regalo. Ma anche in quell’occasione non ci furono problemi: lui si limitò ad aprire il mio! Inutile dire che non ci furono più natali senza un regalo per lui! Quando incominciò a invecchiare e ad accusare gli acciacchi tipici dell’età, cercai di prepararmi all’eventualità di perdere il mio fedele compagno di vita. Mi dissi che finché fosse stato bene l’avrei tenuto con me, ma promisi anche me stessa che, nel caso avesse sofferto e non ci fosse stata alcuna possibilità di curarlo, avrei fatto ciò che ritenevo giusto per lui. Malgrado la sua artrite, lui continuò a giocare, ma limitando la durata delle sue passeggiate e, quando perse l’appetito, cambiai la sua dieta somministrandogli cibo in scatola anziché le solite crocchette, per passare infine al cibo per umani, come per esempio le zuppe, il riso o un brodino. Quando mi accorsi che non era più in grado di trattenere alcunché nello stomaco e che la cosa si protraeva nel tempo, mi decisi a portarlo d’urgenza dal veterinario auto era un venerdì. La radiografia e gli ultrasuoni rivelarono la presenza di quello che sembrava un grosso tumore allo stomaco. Avevo davanti a mettere possibilità: l’intervento chirurgico, una morte terribile quando il tumore fosse scoppiato (cosa che si sarebbe verificato nel giro di pochi giorni) o l’eutanasia.

L’intervento chirurgico non offriva alcuna garanzia e io non mi sentivo di sottoporlo a un tale calvario. Non mi rimaneva quindi che una sola scelta. Volevo che Micado trascorresse in pace i suoi ultimi momenti sulla terra. Volevo stargli vicino fino alla fine. Volevo che l’ultimo volto che vedeva fosse il mio e che il suo ultimo ricordo fosse l’immenso amore che provavo per lui. Dopo avergli praticato l’iniezione, il veterinario uscì dalla stanza. Gli occhi di Cado rimasero fissi su di me mentre gli diceva sottovoce quanto fossi stata felice di averlo con me, quanto mi sarebbe mancato e quanto speravo che un giorno potessimo stare di nuovo insieme. I suoi occhi si chiusero lentamente e lui se ne andò. Non riesco neppure a tentare di descrivere la tristezza e la solitudine che provai per la perdita del mio amico. Per parecchie notti di seguito rimasi sdraiata sul letto stringendo il suo maglione preferito e piangendo finché, esausta, finivo per addormentarmi. Qualche tempo dopo cominciai a visitare i vari canili della zona in cerca di un cane che potesse colmare il vuoto enorme che si era venuto a creare nel mio cuore. Ma ogni visita produceva sempre lo stesso risultato. Nessuno di quei cani, per quanto dolce, giocherelloni e meritevoli d’affetto, era Micado! Nessuno di essi era alla sua altezza. Non potevo mancare di rispetto alla sua memoria permettendo a un altro cane di prendere il suo posto casa mia e nel mio cuore. Continuai a piangerlo per quasi un anno. Poi, una notte, ebbi un sogno. Stavo guardando fuori dalla finestra del soggiorno quando vidi che nel giardino davanti a casa c’erano centinaia di cani, di ogni taglia, colore e razza!  Mentre me ne stavo là a osservarli in preda a un timore quasi reverenziale, una voce mi disse: “Sono qui per te. Voglio che un altro cane conosca il genere di amore che hai dato a me. Prendimi in braccio così che anch’io possa vederli!”.

Era Micado, lo sollevai e, mentre lo tenevo tra le braccia, riuscì davvero a sentire il peso e il calore del suo corpo contro il mio. Potevo sentire l’amore che provava per me. A quel punto mi svegliai con riluttanza. Tuttavia, nel ripensare quel sogno strano e ricco di significato, mi sentii invadere da una profonda consapevolezza. Il legame che univa me e Micado trascendeva la morte. Lui era tornato per lenire il mio dolore. Era tornato per comunicarmi che sapeva quanto lo amavo e che il posto speciale che occupava nel mio cuore non sarebbe mai stato minacciato da un altro cane. Era tornato per dirmi che non voleva più vedermi sola e triste. Alcune settimane dopo quel sogno, sulla posta elettronica della nostra azienda giunse un messaggio in cui si diceva che uno Shih.Tzu stava cercando casa. Io fui la prima a chiamare al numero telefonico indicato nel messaggio. Alla giovane moglie del medico, autore dell’annuncio, raccontai di Micado e della mia perdita confermando però che ero pronta a prendermi un altro cane e che ero disponibile ad andare a vederlo quella sera stessa. Sebbene il medico avesse ricevuto moltissime risposte alla sue mele, quando lo incontrai, mi disse che non aveva intenzione di incontrare altre persone. Se ero interessata, Xander (così si chiamava il cane) era mio. Malgrado il completo disinteresse che la bestiola aveva mostrato nei miei confronti (anzi, a dire la verità, mi aveva ringhiato, abbagliato e non mi aveva lasciata avvicinare), avevo capito che era quello il cane che volevo. Lo avrei portato a casa con me e mi avrei conquistata il suo affetto. Questo accadde quattro anni fa. Xander non è Micado, ma non deve esserlo. Lui è molto speciale in un modo tutto suo e io lo vizio spudoratamente! Ha trovato la sua casa e un posto permanente nel mio cuore e, per questo, può ringraziare Micado. 

 

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