Santa Lucia
LE FONTI
Non fu mai scritto un racconto veritiero dell’intera vita di Santa Lucia, dalla sua nascita al martirio.
Furono scritti invece gli atti processuali, cioè il verbale che riportava fedelmente ed integralmente le
parole dell’interrogatorio subìto da Lucia prima di morire. Sulla base di questi atti, i testimoni
oculari aggiunsero altri particolari: così fu composta una narrazione che veniva utilizzata dalle
comunità cristiane per essere declamata ogni anno nel giorno anniversario del martirio (il dies
natalis), allo scopo di meditare sull’eroico esempio di vita cristiana offerto da Lucia.
Purtroppo questi atti andarono distrutti durante le invasioni di popolo ostili al cristianesimo. Nel V
secolo però, fu scritto un racconto del martirio di Santa Lucia in greco: tale documento si chiama
martyrion. Poco dopo ne fu scritto un altro in latino, cioè la passio. I due racconti, parzialmente
differenti, sono giudicati dagli esperti come autentici e quindi credibili, e sebbene possano
contenere probabilmente alcune aggiunte di natura leggendaria, si ispirarono certamente agli atti
originali del martirio di Lucia. Più precisamente, secondo la maggior parte degli studiosi il
martyrion greco possiede un livello di fedeltà storica maggiore rispetto alla passio latina.
I codici che tramandano questi racconti, cioè i volumi per lo più in foglî di pergamena compilati a
mano nel Medioevo, sono oggi conservati in più copie (ognuna in parte differente dall’altra) in varie
biblioteche (ad esempio nella Biblioteca Apostolica Vaticana e nella Biblioteca Regionale
Universitaria di Messina). Tra questi, il codice più antico è il Papadopulo, così chiamato dal nome
del possessore presso il quale questo codice venne scoperto, intorno al 1600.
PRIMA DEL MARTIRIO
Tutte le fonti sulla vita di Santa Lucia concordano nell’affermare che ella era siracusana e che
apparteneva ad una famiglia molto nobile, anzi tra le famiglie più illustri di Siracusa. Non
conosciamo con certezza la data di nascita di Lucia, sappiamo solo che risale agli ultimi anni del III
secolo. Il padre morì quando Lucia era ancora una bambina. Il cristianesimo era allora molto diffuso
a Siracusa, la prima città occidentale in cui è stata fondata una chiesa, grazie a San Marciano, un
discepolo di San Pietro da lui stesso inviato per diventare il primo vescovo di Siracusa.
La famiglia di Lucia era certamente cristiana: in seno a questo ambiente familiare la piccola Lucia
apprese le verità del cristianesimo. Dell’educazione e della formazione cristiana di Lucia si occupò
con grande dedizione la madre Eutichia.
Lucia cresceva in intelligenza e bellezza: meditava assiduamente le Sacre Scritture, e ne serbava in
cuore le parole ogni giorno sempre di più, come poi emergerà potentemente durante il martirio. Era
ancora una fanciulla quando, spinta dal suo amore per Gesù, dalla meditazione della Parola di Dio e
dall’esempio delle prime vergini cristiane, Lucia decise di consacrare totalmente la sua vita a Dio con un segreto voto di perpetua verginità. La madre Eutichia, ignara del voto, pensando a procurare per la figlia un avvenire conforme a
quello di tutte le sue coetanee, promise Lucia – a sua insaputa – in sposa ad un giovane pagano
innamorato di lei.
Ma il primo episodio della vita di Lucia di cui abbiamo notizie dettagliate è questo: Eutichia
soffriva da molto tempo di un flusso di sangue ininterrotto e giudicato inguaribile da tutti i migliori
medici del tempo, in seguito a cure costosissime quanto inutili. Un giorno (era il 5 febbraio 301),
ricorrendo la solennità del cinquantesimo anniversario del martirio di Sant’Agata, illustre vergine e
martire di Catania, i cristiani della vicina Siracusa organizzarono un pellegrinaggio al sepolcro della
Santa catanese. Lucia allora ne approfittò per suggerire alla madre inferma di partecipare insieme a
lei al pellegrinaggio per implorare la grazia della guarigione per l’intercessione di Sant’Agata.
Eutichia accettò di buon grado il pio consiglio della figlia, e così le due nobili donne si aggregarono
agli altri pellegrini. All’arrivo presso il venerato sepolcro di Agata, fu celebrata la Messa, durante la
quale fu proclamato il passo del Vangelo in cui si racconta dell’emorroissa guarita improvvisamente
toccando un lembo della veste di Gesù. Sentito ciò, Lucia si rivolse alla madre dicendo: “Madre, se
credi nelle parole che sono appena state proclamate, credi anche che Agata, che morì per Gesù, ora
abbia confidente accesso al Suo tribunale. Tocca con fede il suo sepolcro, se vuoi, e sarai guarita”.
Quando la Messa finì tutti si allontanarono; Lucia ed Eutichia invece si avvicinarono al sepolcro e si
intrattennero lì a lungo per pregare. Durante la preghiera, Agata apparve a Lucia, nella gloria degli
angeli ed elegantemente ornata, segno della condizione regale riservata in Paradiso alle vergini
martiri, e le parlò così: “Sorella mia Lucia, vergine devota a Dio, perché chiedi a me ciò che tu
stessa puoi ottenere per la madre tua? Ecco che ella è già guarita per la tua fede. Con la tua verginità
hai costruito un santuario gradito a Dio, e io ti annuncio che come per me è sublimata la città di
Catania, così per te la città di Siracusa sarà decorata dal Signore Gesù Cristo”. Dissolta la visione,
Lucia trepidante di gioia esclamò ad Eutichia: “Madre mia, per grazia di Cristo e della Sua Sposa
Agata, ecco che tu sei guarita”. Eutichia constatò allora di essere del tutto risanata. Lucia continuò:
“Ora solo questo ti chiedo: che tu non mi parli più di sposo terreno, perché già da tempo mi sono
consacrata a Gesù. Invece, dammi la mia dote perché io la distribuisca ai poveri. Grandi ricompense
promette a noi Cristo nostro Signore”. Eutichia rispose: “Lucia, figlia mia, se non ti rincresce,
disporrai dei beni miei e di tuo padre come vorrai solo dopo la mia morte”. E Lucia: “Madre, la tua
proposta non è la più gradita a Gesù. Se vuoi rendere grazie a Colui che ti ha tanto beneficata con
questo miracolo, offriGli sùbito ciò di cui dovresti in ogni caso disfarti nella tomba”. Eutichia
acconsentì, e non appena ritornarono a Siracusa, madre e figlia iniziarono a donare le loro ricchezze
ai bisognosi. Lucia, che a Dio aveva già offerto la propria verginità, ora si fece povera per Cristo, e
si dedicava alle opere di misericordia spirituale e materiale al servizio della Chiesa.
Il promesso sposo, che era pagano, non poteva immaginare quello che era successo, ma un giorno
seppe che Lucia vendeva le sue sostanze, e volle avere spiegazioni. Chiese informazioni ad
Eutichia, o forse alla nutrice di Lucia, la quale gli rispose: “La tua fidanzata ha trovato un podere
che le rende mille denari all’anno, e ha deciso di acquistarlo con il ricavato della vendita degli altri
beni”. Questa risposta poteva sembrare una bugia, in realtà era una parabola d’ispirazione
evangelica, in quanto il fruttuoso podere indicava il Regno di Dio.
Ma arrivò il momento in cui Lucia dovette dichiarare apertamente il suo rifiuto alle nozze, ed il suo
innamorato si vendicò denunciandola come cristiana al prefetto di Siracusa, Pascasio. Era in corso
infatti la persecuzione dell’imperatore Diocleziano ai cristiani di tutto l’impero.
IL MARTIRIO
Ed eccoci al racconto del martirio di Lucia: dal verbale dell’interrogatorio emerge una luce
intensissima, perché ogni espressione della fanciulla siracusana ricalca passi della Sacra Scrittura,
che ella aveva meditato giorno e notte nel corso della sua breve vita terrena.
Lucia fu arrestata e condotta al cospetto del prefetto Pascasio, il quale le ordinò di sacrificare agli
dèi pagani. Gli editti imperiali emanati all’inizio della nuova persecuzione prescrivevano infatti una
condanna per chiunque si rifiutasse di sacrificare agli dèi. Ma Lucia, decisa a testimoniare la sua
fede in Cristo contro ogni minaccia, rispose: “Sacrificio puro presso Dio è visitare le vedove, gli
orfani, i pellegrini, gli afflitti e i bisognosi; da tre anni offro questo sacrificio erogando tutto il mio
patrimonio, e poiché ora non mi è rimasto più nulla da offrire, offro me stessa come ostia vivente a
Dio, ed Egli faccia della mia vita ciò che più Gli piace”. Pascasio: “Racconta queste sciocchezze
agli stolti come te, non a me che devo eseguire gli ordini degli imperatori”. Lucia: “Tu osservi i
decreti degli imperatori e io osservo la legge del mio Dio, tu temi i loro ordini e io temo il mio Dio,
tu vuoi piacere loro e io al mio Dio, tu non vuoi disobbedire loro e come potrei io disobbedire al
mio Dio? Fa’ dunque il tuo dovere, ma anch’io farò come credo”. Pascasio, confuso dalla fermezza
e sapienza di quelle parole, cambiò argomento inventando una calunnia: “Tu hai dissipato le tue
ricchezze con crapuloni e uomini dissoluti”. Lucia: “Io ho riposto al sicuro i miei beni e il mio
corpo non ha conosciuto l’impurità”. Pascasio: “Tu sei la dissolutezza in persona”. Lucia: “I
dissoluti siete voi, dei quali l’Apostolo dice: «Corrompete le anime degli uomini per apostatare dal
Dio vivente e servire al diavolo e ai suoi angeli che sono in perdizione; anteponete la caduca voluttà
ai beni eterni rinunciando alla beatitudine eterna»”. Pascasio: “Queste parole cesseranno quando
inizieranno i tormenti”. Lucia: “Le Parole di Dio non cesseranno mai”. Pascasio: “Tu dunque sei
Dio?”. Lucia: “Io sono una serva del Dio Eterno, il Quale ha detto: «Quando sarete condotti dinanzi
ai re ed ai prìncipi, non preoccupatevi di cosa dire poiché non sarete voi a parlare, ma lo Spirito
Santo che abita in voi»”. Pascasio: “In te dunque c’è questo Spirito Santo?”.
Lucia: “L’Apostolo dice: «Coloro che vivono castamente e piamente sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in
essi»”. Pascasio: “Allora ti farò condurre in un luogo dove sarai costretta a vivere nel disonore, così
lo Spirito Santo fuggirà da te”. Lucia: “Il corpo non viene contaminato se non col consenso della
volontà: anche se tu mettessi l’incenso nelle mie mani per sacrificare agli dèi, Dio conosce la mia
vera intenzione, poiché egli scruta le coscienze ed aborrisce dal violentatore della purezza come da
un ladro o da un assassino; e se tu comandi che io subisca violenza contro la mia volontà, la mia
castità meriterà una doppia corona”. Pascasio: “Se non obbedisci alle leggi degli imperatori subirai
crudelissime torture”. Lucia: “Tu non potrai mai costringermi a compiere un peccato. Ecco, sono
pronta ad ogni tortura: perché indugi? Inizia a fare ciò che vuole il diavolo tuo padre”. Pascasio,
adiratosi, comandò ai tenutari dei postriboli di prenderla e metterla alla vergogna della plebe, per
essere violentata e poi morire nel disonore. Ma a questo punto avvenne un vero prodigio: lo Spirito
Santo, per proteggere la Sua purissima fanciulla, la rese immobile come una colonna, tanto che
nessuno, né spingendola né trascinandola riusciva minimamente a muoverla. Vi si sforzarono molti
soldati, ma le cadevano intorno sfiniti dallo sforzo. Le legarono mani e piedi e provarono a tirarla
tutti insieme, ma la vergine di Cristo rimaneva immobile. Pascasio allora pensò che Lucia fosse una
strega, perciò la fece cospargere di urina e convocò i maghi per contrastare il suo presunto
incantesimo, ma niente poteva far muovere la martire. Furono persino aggiogate molte paia di buoi
per trascinarla, ma lo Spirito Santo manteneva la piccola vergine immobile: e come avrebbero
potuto vincere i peccatori? Pascasio, sbalordito, disse a Lucia: “Lucia, quali sono le tue arti
magiche?”. Lucia: “Queste non sono arti magiche, ma è la potenza di Dio”. Pascasio, come non
avesse sentito, continuò: “Com’è possibile, che tu, una ragazza, non sei stata smossa da mille che ti
tiravano a forza?”. Lucia: “Anche se ne aggiungessi altre migliaia, si avvererebbe in me la Parola di
Dio: «Cadranno mille alla tua sinistra e diecimila alla tua destra, ma nessuno potrà accostarsi a te»”.
Pascasio si struggeva per trovare un supplizio che la facesse morire. Lucia lo vide, e forse,
pensando alle parole di Gesù, ebbe compassione del suo persecutore. Per questo gli disse: “Misero
Pascasio, perché ti affliggi? Perché impallidisci? Perché ti struggi nei pensieri? Hai avuto la prova
che io sono tempio di Dio: credi anche tu in lui”. Ma Pascasio, udendo quelle parole, divenne
ancora più furibondo, e quindi comandò che fossero gettati intorno a Lucia pece, resina, olio
bollente e legna, e che fosse acceso un gran fuoco per consumarla e ucciderla, tanto era offeso
dall’umiliazione pubblica subìta. Ma, miracolosamente, le fiamme non sfiorarono nemmeno la
vergine, che rimase del tutto illesa. Quindi Lucia si rivolse a Pascasio con queste parole: “Ho
pregato il Signore Gesù Cristo affinché questo fuoco non mi molestasse e ho chiesto di differire la
mia morte per dare ai credenti il coraggio del martirio ed ai non credenti l’accecamento del loro
orgoglio”. Gli amici di Pascasio, vedendo che gli parlava così, decisero di farla tacere colpendola in gola con
la spada: secondo gli atti greci Lucia fu decapitata, secondo gli atti latini subì la iugulazione, cioè le
fu conficcato in gola un pugnale. Ma prima di morire e raggiungere il tanto atteso abbraccio con lo
Sposo Celeste, Lucia s’inginocchiò e rivolse a Dio una segreta preghiera; forse le fu possibile anche
ricevere la Santa Comunione, e poi si rivolse alla folla dei presenti proclamando questa profezia di
pace: “Ecco, io vi annuncio che sarà data pace alla Chiesa di Dio. Diocleziano e Massimiano
decadranno dall’impero. E come la città dei catanesi ha in venerazione Sant’Agata, così voi
onorerete me per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, osservando di cuore i suoi comandamenti”.
Detto questo, spirò. Era il 13 dicembre 304.
Poco dopo, la sua profezia di pace si sarebbe pienamente avverata con la fine delle persecuzioni
dell’impero romano. Nello stesso luogo di Siracusa dove avvenne il suo glorioso e luminoso
martirio, ricevette degna sepoltura e le fu dedicato un santuario, presso il quale da allora fino ad
oggi i suoi devoti accorrono incessantemente per pregare ed ottengono da Dio grazie e guarigioni
dalle malattie per intercessione di Santa Lucia.
IL CORPO
Nel momento in cui Lucia rese lo spirito, dopo aver coraggiosamente subìto il martirio per il Suo
amatissimo Gesù, il Suo Corpo fu amorevolmente e devotamente raccolto da mani pietose,
certamente femminili (si trattò senz’altro della madre Eutichia e di altre pie donne, forse le altre
vergini cristiane), e ricevette una decorosa sepoltura nello stesso luogo dove, prodigiosamente
immobile, aveva affrontato il martirio.
Il Corpo della purissima fanciulla fu riposto in un arcosolio, cioè una nicchia ad arco scavata nel
tufo delle catacombe e usata come sepolcro. Le catacombe di Siracusa sono antichissime e sono le
più estese al mondo insieme a quelle di Roma, il che testimonia l’eccezionale fioritura del
cristianesimo sin dalle origini nell’importante metropoli magnogreca al centro del Mediterraneo.
Ebbene, le catacombe nelle quali fu sepolta Santa Lucia (che sono le più grandi della città) presero
da Lei anche il nome, e attorno al Suo sepolcro si sviluppò una serie numerosa di altre tombe,
perché tutti i cristiani volevano essere seppelliti accanto al Corpo di Lucia, quasi per partecipare
meglio alla Sua gloria eterna.
La madre Eutichia e altre pie donne, poi, si dedicarono a custodire e sorvegliare incessantemente il
luogo in cui riposavano le Spoglie dell’invitta Martire siracusana, sul quale sorse una basilica in Suo
onore per accogliere devoti e pellegrini. Già ai tempi del papa San Gregorio Magno, esisteva presso
il sepolcro anche un monastero di benedettini, nel quale fiorirono anche diversi santi, tra i quali San
Zosimo. Zosimo, nel monastero, ricopriva il fortunato compito di custode del sepolcro di Santa
Lucia, della Quale egli era devotissimo: e Lucia gli apparve più volte presso il sepolcro, per dargli
alcuni insegnamenti di vita che il frate seguì fedelmente. In seguito Zosimo divenne abate del
monastero, e per la santità della sua vita fu nominato vescovo di Siracusa a furor di popolo.
Nell’878 Siracusa fu invasa dai Saraceni, i quali distruggevano ogni traccia di cristianesimo: quindi
i siracusani presero il Corpo di Santa Lucia dal sepolcro, luogo sempre al centro dell’attenzione, e lo
nascosero in un luogo tuttora segreto per sottrarlo alla furia degli invasori. Nel 1039, il generale
bizantino Giorgio Maniace, come ricompensa per aver liberato Siracusa dagli Arabi, pretese il
Corpo della Santa, e lo portò con sé a Costantinopoli, capitale dell’impero, insieme ai Corpi di
Sant’Agata di Catania e altri santi siciliani, per farne dono all’imperatrice Teodora. A Siracusa, la
patria di Santa Lucia, rimasero solo le Sue Vesti, che oggi si venerano nel Duomo della città:
precisamente si tratta di una tunica, due scarpette e un velo, che molto probabilmente coincide con
quello che coprì il Capo di Lucia al momento della crudele decapitazione. Nel 1204, durante la
quarta crociata, il doge Enrico Dandolo prelevò il Corpo di Santa Lucia da Costantinopoli e lo
trasportò, quale prezioso bottino, a Venezia, dove già era affermato il culto della Martire ed esisteva
anche una chiesa a Lei dedicata. Giunto a Venezia, il Corpo di Santa Lucia fu sistemato nella chiesa
di San Giorgio Maggiore, dove ogni anno il 13 dicembre si recavano moltitudini di pellegrini a
renderGli omaggio. Nel 1280, per agevolare il flusso dei pellegrini, il Corpo di Lucia fu trasferito nella chiesa più centrale dell’Annunziata. Nel 1313 fu finalmente consacrata una nuova chiesa
dedicata a Santa Lucia, e vi fu sistemato anche il Suo Corpo.
Nel 1860, a causa della demolizione della stessa chiesa in favore della costruzione della stazione
ferroviaria “Santa Lucia”, il Corpo della Santa fu traslato nella vicina chiesa di San Geremia, poi
denominata chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dove tuttora si venera. Nel 1981, alcuni delinquenti
della malavita veneta trafugarono sacrilegamente a mano armata il Corpo della Santa, che fu poi
miracolosamente ritrovato dalla polizia proprio nella notte del 13 Dicembre dello stesso anno, festa
della Santa. Il Corpo è meravigliosamente incorrotto, nonostante le sconvolgenti peripezie della sua
storia: sono ancora visibili la pelle, le unghie, il cuoio capelluto. Purtroppo, però, non è totalmente
integro: nel corso dei secoli, molti frammenti sono stati sottratti al Corpo e inviati a chiese di tutto il
mondo che richiedevano Reliquie di Santa Lucia, secondo un’antica usanza, per certi versi pia ma
per altri versi forse deplorevole, di sminuzzare e distribuire “per devozione” i resti mortali dei santi,
anziché lasciarli riposare in pace nel proprio sepolcro. Anche Siracusa, la città natale di Lucia, ha
ricevuto nel tempo alcune Sue Reliquie, che sono oggetto di profonda venerazione e sono custodite
gelosamente nel Duomo. Ma il sogno dei concittadini di Lucia d’ogni tempo è sempre quello di
poter vedere il ritorno definitivo in patria dell’intero Corpo della Verginella, un Corpicino minuto
che fu torturato in vita e che neanche dopo la sepoltura ebbe pace.
Preghiera a S.Lucia
(composta da papa Pio X)
O Santa, che dalla luce hai nome, a Te piena di fiducia ricorriamo affinché ne impetri una luce sacra, che ci renda santi, per non camminare nelle vie del peccato e per non rimanere avvolti nelle tenebre dell’errore.
Imploriamo altresì, per tua intercessione, il mantenimento della luce negli occhi con una grazia abbondante per usarli sempre secondo il divino beneplacito, senza alcun detrimento dell’anima.
Fa, o Santa Lucia, che dopo averti venerata e ringraziata, per il tuo efficace patrocinio, su questa terra, arriviamo finalmente a godere con Te in paradiso della luce eterna del divino Agnello, il tuo dolce sposo Gesù.
Amen
Fonte: a cura degli Amici di Santa Lucia
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