NDE ESPERIENZA PREMORTE IN SALA OPERATORIA
Nel corso degli ultimi cinque anni della mia pratica medica di cardiologo ho maturato una vasta esperienza nel campo degli eventi cosiddetti di premorte. Gran parte delle persone avvicinate (vittime in genere di arresti cardiaci o di altre crisi vitali di natura traumatica) rammentano una serie di eventi a dir poco clamorosi, accaduti mentre il loro corpo si trovava in completo stato di incoscienza. Per qualcuno l’esperienza è stata estremamente positiva, avendo potuto seppur fugacemente, affacciarsi su un’altra dimensione dell’esistenza. Ciò che ho appreso al capezzale di tanti pazienti nel corso di questo studio mi ha messo drasticamente di fronte alla necessità di rivedere gran parte delle mie convinzioni di fondo sulla natura dell’uomo, sull’evento drammatico della morte e sulla pratica stessa della medicina. Questo è il caso di un uomo di 52 anni, guardia notturna, già vittima di due arresti cardiaci, sottoposto a un’operazione a cuore aperto presso l’ospedale dell’Università della Florida nel gennaio del 1978, a cui era occorsa un’esperienza di premorte.Qui un breve riassunto.
L’anestesista mi fece un’altra endovena… In precedenza mi era già stata fatta una breve anestesia, così quando venni condotto dalla mia camera in sala operatoria mi trovavo in una condizione di avanzata incoscienza, nella quale non potevo assolutamente rendermi conto di dove stavano conducendomi e dell’ambiente circostante. Ma a un tratto sembrò che nella stanza si accendesse una luce meno brillante di quella che, secondo il mio pensiero, avrebbe dovuto essere. All’improvviso acquistai coscienza. I medici avevano iniziato i preparativi, mi avevano bardato di tutto punto e l’anestesista era già avanti con le sue operazioni. Mi trovavo, del tutto desto, in una posizione rialzata di una cinquantina di centimetri al di sopra della testa, proprio come fossi stata una persona in più all’interno della sala… Era come quando capita di pensare a qualche cosa e di vederla davanti agli occhi con i colori e nel modo desiderato. Rammento due medici che si affaccendavano attorno al mio corpo. Vidi il dottor C-almeno reputo sia stato lui perché ne scorgevo le mani enormi- praticarmi un’iniezione direttamente nel cuore in almeno due occasioni. La prima da una parte, la seconda dall’altra…Vedevo il marchingegno utilizzato per tenere discosti i lembi dell’incisione nel torace, ciò che mi iniettarono in questa vena e una serie di registrazioni e di letture febbrilmente rilevate minuto per minuto da strumentazioni elettroniche, qualcosa di scintillante nella mano del anestesista, e tanti altri particolari ancora.Ma non riuscivo a scorgere tutto. Ad esempio, il mio volto era coperto, così come il corpo, libero dalle lenzuola disposte a più strati solamente per la parte interessata all’intervento. Sapevo però con certezza che quello ero io. Chissà perché mi preoccupavo della luce: avevo sempre immaginato che in una sala operatoria sarebbe dovuta essere molto violenta, ma quella non lo era affatto. Consisteva di una serie di tubi luminosi fluorescenti, e non, come avevo sempre pensato, di un unico fascio potentissimo… Ricordo pure brani della conversazione avvenuta fra i medici che mi lasciarono alquanto sorpreso…Nell’apertura toracica scorgevo un’infinità di attrezzi e strumenti. Le pinze emostatiche che erano dappertutto.Rammento di essermi stupito nel non vedere il sangue sparso ovunque, come immaginavo sarebbe accaduto… In definitiva, sebbene non sapessi come, ero in grado di osservare ciò che mi stava capitando-il decorso dell’intervento-da una posizione sopraelevata leggermente dietro la mia testa. In tutto questo mi rendevo conto che c’era qualcosa di strano, benché non comprendessi cosa. Sapevo per certo che l’esperienza che stavo vivendo era autentica… Il corpo era quasi tutto coperto, né potevo scorgere solo alcune parti, vale a dire dai capezzoli fin verso l’addome… Mi resi finalmente conto di trovarmi fuori dal corpo… Vidi le operazioni di cucitura; alcuni punti mi vennero applicati internamente, prima di procedere alla sutura della ferita. Lavoravano in due contemporaneamente, uno da una parte e uno dall’altra. A un tratto ebbero qualche difficoltà, superatele, il resto dell’operazione si svolse bene e velocemente… Il cuore non è come l’avevo sempre immaginato. È più grande. Un medico me ne prelevò alcuni frammenti. Anche la forma non è quella che pensavo: sembra il continente africano, sebbene un po’ più tozzo. Potevo paragonarlo anche a una specie di grosso fagiolo, ma forse il mio è un cuore speciale!… In superficie era giallo e rosa. Pensai che la parte gialla fosse tessuto adiposo o qualcosa del genere. Ciccia, insomma. Assistetti al momento della resezione dello sterno in modo così dettagliato che potrei descriverla per filo e per segno.Era circondato da ogni parte da pinze e strumenti, usati per mantenere aperta la ferita entro la quale operare agevolmente. A volte non distinguevo bene a causa di tutte le mani che si frapponevano davanti al mio sguardo… Il dottor C rimase quasi sempre sulla mia sinistra, fu lui a distaccare alcune particelle dal mio cuore. Le esaminò a lungo, voltandole e rivoltandole fra le pinze, discutendo con i colleghi di varie cose. Diedero anche un’occhiata a una rete di vene e arterie sulle quali discussero a lungo in merito alla possibilità di creare o meno un by pass. Un’altra cosa che mi ha stupito non poco è la posizione in cui si trova il cuore. Credevo fosse spostato a sinistra rispetto alla linea mediana del corpo e invece è praticamente al centro. Giunsero alla decisione di non eseguire il by pass. Sembrava che il problema consistesse in una vena molto larga che si gonfiava, ripiena di sangue, in modo anomalo e che destava nei chirurghi una certa apprensione. Potevo sentirli discutere animatamente. Non sto parlando certo di una cosa tanto comune, ma è successo proprio così… Non avvertivo alcun dolore e non pensai neanche per un attimo di trovarmi sul punto di morire. Nutrivo nei confronti del dottor C una fiducia illimitata, era una vera autorità in materia. Vedevo nitidamente l’attrezzo di metallo, di acciaio lucido e sterilizzato, che serviva a tenere discosti i lembi dell’incisione… A un tratto mi praticarono un’iniezione direttamente in qualche parte del cuore. È curioso il fatto che non volessi domandare ai medici perché mai agissero in quel modo… Pensai che sarebbe stato stupido tentare di farlo. Tutti i membri dello staff medico avevano le scarpe coperte con delle galosce di tela verdina, salvo uno che ne portava un paio bianche tutte spruzzate di sangue. Ne fui stupito e mi chiesi chi mai potesse essere quell’individuo che non rispettava le regole… Mi sembrava così strano… Pensai che non si trattasse di una cosa molto igienica. Chissà come era potuto entrare lo stesso in sala operatoria… C’era poi uno dei medici con un mignolo malridotto, l’unghia era nera e tumefatta, e pensai che sarebbe caduta ben presto. Era il dito della mano destra. Ricordo che notai questo particolare guardando attraverso i suoi stessi guanti, che mi apparivano a tratti ora più ora meno trasparenti. Non c’era molta luce nella sala e identificai la persona da ciò che stava facendo: era uno dei due dottori che aveva effettuato la cucitura delle lesioni interne ed esterne, quello che stava dalla parte opposta del dottor C…A questo punto mi chiesi in quali termini si potesse confrontare questa lunga descrizione di intervento chirurgico a cuore aperto, fattami da un uomo di modesta cultura e preparazione, con la reale procedura di intervento eseguita dal capo chirurgo. Mi resi conto che la cosa migliore era quella di consultare il rapporto dell’operazione,( che non era mai capitato fra le mani del paziente) nel quale trovai riscontro totale in quella fatta dal paziente.
Michael B. Sabom* – Dai confini della vita
(Michael B. Sabom* Un famoso cardiologo americano, attraverso l’esame diretto di 107 casi di persone, prima entrate e poi uscite dal coma, ne riporta le singolari esperienze percepite sulla soglia dell’aldilà, e ci rivela l’esistenza di un indefinita e misteriosa realtà sospesa tra due mondi.)
NDE ESPERIENZA PREMORTE IN SALA OPERATORIA
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