L’ANIMA DOPO LA MORTE FISICA

( di Alan Kardec) ?

Domanda- L’anima si reincarna immediatamente dopo la sua separazione dal corpo?
Risposta: «Talora immediatamente; ma di consueto dopo intervalli più o meno lunghi. Nei mondi superiori la reincarnazione è quasi sempre immediata; poiché‚ la materia del corpo vi è meno grossolana, lo Spirito incarnato vi gode di quasi tutte le sue facoltà di Spirito, e il suo stato normale è quello dei vostri sonnambuli lucidi».

Domanda – Che cosa è l’anima negli intervalli fra le diverse incarnazioni?
Risposta: «Spirito errante, che aspira al suo nuovo destino, e aspetta».
Domanda: – Quanto possono durare questi intervalli?
Risposta: «Da poche ore a migliaia di secoli. Del resto, allo stato errante non sono fissati limiti estremi, poiché‚ esso può durare lunghissimo tempo, senza mai peraltro essere perpetuo: lo Spirito trova sempre, presto o tardi, il modo di ricominciare un’esistenza che serve alla purificazione delle precedenti».
Domanda: – Questa durata dipende dalla volontà dello Spirito, o può essere imposta come un’espiazione?
Risposta: «E’ una conseguenza del libero arbitrio, poiché‚ gli Spiriti sanno perfettamente quel che fanno. In molti casi, però, è una punizione inflitta da Dio, ed altri chiedono di prolungarla per continuare degli studi che possono farsi utilmente soltanto allo stato di Spirito».
Domanda – Lo stato erratico è per se stesso un segno d’inferiorità fra gli Spiriti?
Risposta: «No, poiché‚ vi sono Spiriti erranti di tutti i gradi. L’incarnazione è uno stato transitorio, ve lo abbiamo già detto: nel suo stato normale, lo Spirito è sciolto dalla materia».
Domanda- Si può dire che tutti gli Spiriti non incarnati sono erranti?
Risposta: «Per quelli che si devono reincarnare, sì; ma per i puri. che hanno superato lo stadio della corporeità, no: lo stato spiritico di questi è definitivo».

Domanda – In qual modo s’istruiscono gli Spiriti erranti? Certo non come noi.
Risposta: «Studiano il loro passato, e cercano di elevarsi. Vedono e considerano ciò che avviene nei luoghi che
percorrono: ascoltano i discorsi degli uomini e i consigli degli Spiriti superiori, e ne traggono le idee che non avevano».
Domanda – Conservano gli Spiriti qualche passione umana?
Risposta: «Gli Spiriti elevati, nel graduale purificarsi del loro involucro, vi lasciano le tendenze al male, e non serbano
che il desiderio del bene; ma gli Spiriti inferiori conservano le passioni terrene, altrimenti non sarebbero inferiori».
Domanda – Perché, nell’abbandonare la terra, gli Spiriti non vi lasciano tutte le loro cattive passioni, se ne conoscono gli inconvenienti?
Risposta: «Voi avete in questo mondo alcuni che sono eccessivamente invidiosi: credete forse, che abbandonando la terra, essi perdano questo difetto? Non sempre gli Spiriti conoscono le conseguenze delle loro cattive passioni, pochi dopo la morte; specialmente a coloro che hanno avuto passioni gagliarde, rimane attorno una certa atmosfera materiale che ne ottenebra l’intelligenza. E’ solo ad intervalli che intravedono la verità, il che serve a mostrar loro il buon cammino».
Domanda- Lo Spirito progredisce nello stato errante?
Risposta: «Certamente può migliorare assai anche in questo stato, sempre secondo la sua volontà ed il suo desiderio; ma è solo nell’esistenza corporea che egli mette in pratica le idee così acquistate».
Domanda – Gli Spiriti erranti sono felici o infelici?
Risposta: «Secondo i loro meriti: soffrono delle passioni di cui hanno conservato le tracce, o godono a seconda che siano progrediti. Nello stato errante lo Spirito intravede ciò che gli manca per essere più felice, ed allora cerca i mezzi per conseguirlo; ma non sempre gli è permesso di reincarnarsi a suo grado, e questo per punizione».
Domanda- Possono gli Spiriti, mentre sono in stato erratico, andare in tutti i mondi?
Risposta: «Secondo i casi. Che lo Spirito abbia lasciato il corpo, non vuol già dire che sia perfettamente libero dalla materia, e perciò appartiene ancora al mondo in cui è vissuto, ad un altro del medesimo grado, salvo che, durante la vita, egli non si sia elevato, al quale scopo deve sempre mirare, se vuole perfezionarsi. Egli talvolta può recarsi per poco in alcuni mondi superiori; ma vi si trova come straniero, e non fa, per così dire, che intravederli, la qual cosa gli accende il desiderio di migliorarsi, per esser degno della felicità che vi si gode, e poterli abitare più tardi».
Domanda- Gli Spiriti già purificati vengono nei mondi inferiori?
Risposta: «Ci vengono spesso, allo scopo di aiutarli a progredire, poiché‚ altrimenti questi sarebbero in balía di se stessi e senza guide da cui essere diretti».
Domanda – Esistono, come ci fu detto, dei mondi, che servono agli Spiriti erranti di stazioni o luoghi di riposo?
Risposta: «Sì; gli Spiriti vi si possono soffermare temporaneamente, e farvi sosta per riposarsi da un troppo lungo errare, stato pur sempre un po’ penoso. Sono stazioni intermedie fra gli altri mondi, graduate secondo la natura degli Spiriti che vi possono andare».
Domanda: – Gli Spiriti, che vi si soffermano, possono poi lasciarli in qualunque momento?
Risposta: «Sì, per andare ove debbono. Ve ne danno un’idea gli uccelli di passaggio, che calano sopra un’isola, e vi aspettano di rimettersi in forze per recarsi al luogo in cui trasmigrano, e così godono allora di un benessere più o meno grande».
Domanda- Mentre durano tali soste nei mondi transitori, gli Spiriti progrediscono?
Risposta: «Certamente. Quelli che si riuniscono così, lo fanno per istruirsi, rendersi degni del passaggio in luoghi migliori, e conseguire la felicità degli eletti».
Domanda- I mondi transitori sono eternamente e per loro speciale natura destinati ad albergo di Spiriti erranti?
Risposta: «No; quel loro stato è temporaneo».
Domanda: – Sono nello stesso tempo abitati, come il nostro, anche da esseri corporei?
Risposta: «No, perché‚ la loro superficie è sterile. Quelli che vi dimorano, non hanno bisogno di nulla».
Domanda: – Tale sterilità è permanente, e dipende dalla loro natura speciale?
Risposta: «No; sono sterili per transizione».
Domanda: – Quei mondi allora devono essere sprovveduti di bellezze naturali.
Risposta: «La natura vi si traduce nelle bellezze dell’immensità, che non sono meno ammirevoli di quelle che voi chiamate bellezze naturali».
Domanda: – Poiché‚ la condizione di quei mondi è transitoria, la nostra terra vi sarà anch’essa un giorno?
Risposta: «Vi è già stata».
Domanda: – In quale epoca?
Risposta: «Durante la sua formazione».

Domanda- L’anima, passata che sia nel mondo degli Spiriti, serva le sensazioni che aveva in vita?

Risposta: «Sì, e ne acquista altre, che non possedeva, dal momento che il corpo era come un velo, che le ottenebrasse.
L’intelligenza è sempre un attributo dello Spirito; ma si manifesta più liberamente senza l’ostacolo dell’involucro materiale».
Domanda – Le percezioni degli Spiriti sono infinite? In altre parole, sanno essi tutto?
Risposta: «No. Quanto più si avvicinano alla perfezione, tanto più sanno: gli Spiriti superiori sanno molto; gl’inferiori poco o pochissimo».
Domanda- Conoscono gli Spiriti il principio delle cose?
Risposta: «Secondo la loro elevatezza e la loro purità: gl’inferiori ne sanno quanto gli uomini».
Domanda- Gli Spiriti misurano la durata del tempo come noi?
Risposta: «No; e per questo più volte non ci capite, quando parliamo di date, o di epoche».
Domanda- Gli Spiriti hanno del presente un’idea più precisa e più esatta di quella che abbiamo noi?
Risposta: «A un di presso come colui che ci vede, ha delle cose idea più esatta del cieco. Gli Spiriti vedono quello che
voi non vedete, e giudicano perciò diversamente da voi. Ma, ripetiamo tutto dipende dal grado della loro elevatezza».
Domanda- In qual modo conoscono gli Spiriti il passato? La conoscenza che ne hanno è senza limiti?
Risposta: «Il passato, quando ce ne occupiamo, diviene un presente come quando voi vi ricordate di una cosa, che vi ha impressionato nel corso della vita. Siccome, però, noi non abbiamo più il velo materiale che ottenebra la nostra intelligenza, rammentiamo cose che sono dimenticate da voi. Tuttavia ciò non vuol dire che da noi si conosca tutto il passato».
Domanda- Gli Spiriti conoscono l’avvenire?
Risposta: «Anche questo dipende dal grado della loro perfezione. Spesso lo intravedono ma non sempre è loro permesso di rivelarlo. Anche il futuro, quando ne hanno conoscenza, sembra loro presente, e lo vedono tanto più chiaro, quanto più si avvicinano a Dio. Dopo la morte l’anima abbraccia con lo sguardo le sue passate emigrazioni;
ma non può scorgere ciò che Dio le prepara. Perché‚ ciò avvenga, è necessario che essa gli sia molto vicina, il che è solo possibile dopo un grande numero di esistenze».
Domanda: – Gli Spiriti, giunti ad altissimo grado di perfezione, hanno piena conoscenza dell’avvenire?
Risposta: «No. Dio solo è il padrone supremo, e nessuno può uguagliarlo».
Domanda – Gli Spiriti vedono Dio?
Risposta: «I superiori lo vedono, e lo comprendono; gl’inferiori lo sentono e cercano di intuirlo».
Domanda: – Allorché‚ uno Spirito inferiore dice che Dio gli vieta, o gli permette una cosa, come sa che ciò viene da Lui?
Risposta: «Egli non vede Dio; ma ne sente la sovranità, e, allorquando non deve essere fatta una cosa, o detta una parola, sente come una intuizione, un avvertimento invisibile, che gli proibisce di farlo. Voi stessi non avete presentimenti, che sono come avvisi segreti di fare o di non fare questa o quella cosa? E’ lo stesso per noi, ma in grado superiore, poiché‚ comprenderete che, essendo l’essenza degli Spiriti più sottile della vostra, essi possono intuire meglio gli avvertimenti divini».
Domanda: – L’avviso viene loro trasmesso direttamente da Dio, o per mezzo di altri Spiriti?
Risposta: «Non direttamente da Dio, poiché‚ per comunicare con Lui bisogna esserne degni; ma per il tramite degli Spiriti a loro superiori in perfezione ed istruzione».
Domanda- La vista negli Spiriti è circoscritta in un organo come negli esseri corporei?
Risposta: «No; risiede in essi».
Domanda – Gli Spiriti hanno bisogno della luce per vedere?
Risposta: «Vedono da sé, e non hanno bisogno di luce esterna. Per essi non ci sono tenebre fuorché‚ quelle in cui possono trovarsi per espiazione».
Domanda- Occorre agli Spiriti di trasportarsi per vedere in due luoghi differenti? Possono essi, per esempio, vedere nello stesso tempo nei due emisferi del globo?
Risposta: «Siccome lo Spirito si trasferisce da un punto all’altro con la rapidità del pensiero, si può dire che egli vede da per tutto nel medesimo tempo. Inoltre il suo pensiero può irradiare nello stesso tempo in molti luoghi diversi; ma questa facoltà dipende dalla sua purezza: quanto meno egli è puro, tanto più essa è limitata. I soli Spiriti superiori possono in un solo istante abbracciare un insieme di cose».
Domanda – Lo Spirito vede le cose distintamente come noi?
Risposta: «Molto di più, poiché‚ la sua vista, non ottenebrata da alcun impedimento, penetra dove al nostro sguardo non è possibile penetrare».
Domanda- Lo Spirito sente i suoni?
Risposta: «Meglio di voi, poiché‚ ce ne sono altri, che l’ottuso vostro orecchio non può sentire».
Domanda: – Anche la facoltà di sentire è in tutto il suo essere, come quella di vedere?
Risposta: «Tutte le sensazioni sono attributi dello Spirito, e fanno parte del suo essere: quando egli è rivestito di un corpo materiale, gli pervengono per mezzo degli organi; ma nello stato erratico o di purezza non sono più localizzati».
Domanda- Poiché‚ le sensazioni sono attributi dello Spirito, è possibile a lui sottrarvisi?
Risposta: «In generale, e specie per gli elevati, gli Spiriti non vedono e non sentono, se non quello che vogliono tuttavia, gl’imperfetti sentono e vedono spesso, loro malgrado, ciò che può agevolare il loro progresso».
Domanda – Piace la musica agli Spiriti?
Risposta: «Intendete parlare della vostra musica? Che è mai essa in confronto di quella celeste? Di quell’armonia di cui nulla vi è in terra che ve ne possa dare un’idea? L’una è rispetto all’altra, ciò che è il canto del selvaggio rispetto ad una soave melodia. Tuttavia, gli Spiriti volgari possono sentire la vostra con un certo diletto, poiché‚ ancora non è loro dato di comprenderne una più sublime. La musica ha per gli Spiriti delle attrattive infinite, a seconda delle loro sviluppatissime proprietà sensitive. Intendo parlare della musica celeste, che è quanto l’immaginazione può concepire di più bello e di più soave».
Domanda- Gli Spiriti sentono anch’essi come noi le bellezze della natura?
Risposta: «Le bellezze naturali dei globi sono così svariate che gli Spiriti non le possono conoscere tutte; ma le sentono secondo la loro attitudine ad apprezzarle e a comprenderle. Per gli Spiriti elevati ci sono bellezze d’insieme, dinanzi a cui spariscono, per così dire, quelle dei particolari».
Domanda- Sono gli Spiriti soggetti ai nostri bisogni e dolori fisici?
Risposta: «Li “conoscono”, perché‚ li hanno subíti; ma non li sentono materialmente come voi: essi sono Spiriti».
Domanda- Gli Spiriti sentono la stanchezza e il bisogno del riposo?
Risposta: «Essi non possono sentire la stanchezza come voi la intendete, e per conseguenza non hanno bisogno del vostro riposo corporale, poiché non hanno organi, le cui forze debbano essere ristorate. Si riposano in questo senso, che non sono in attività continua. Siccome non agiscono materialmente, la loro azione è tutta intellettiva, e il loro riposo tutto morale, vale a dire che ci sono dei momenti, nei quali il loro pensiero viene distolto dalla sua fervida attività, e non si arresta sopra un oggetto determinato: è un vero riposo, ma non è paragonabile a quello del corpo. In ogni modo, anche questa specie di stanchezza, che possono sentire gli Spiriti, è in ragione della loro inferiorità, poiché, quanto più sono elevati, tanto meno è loro necessario il riposo».
Domanda- Quando uno Spirito dice di soffrire, che sorta di sofferenza è la sua?
Risposta: «Sono angosce morali, che lo torturano assai più dei dolori fisici».
Domanda – E allora come si spiega che alcuni Spiriti si sono lagnati di soffrire freddo o caldo?
Risposta: «Per rimembranza, talora penosa quanto la realtà, di ciò che avevano sofferto sulla terra, e spesso per un paragone, col quale, in mancanza di meglio, esprimono il proprio stato. Allorché si ricordano del corpo, risentono una certa impressione, come quando uno si toglie il mantello, e gli pare ancora per qualche tempo di sentirselo addosso».

Domanda-Nello stato erratico, prima d’intraprendere una nuova esistenza corporea, ha lo Spirito coscienza e prescienza delle cose che gli accadranno nel corso della nuova vita?
Risposta: «Non è egli stesso che, facendo uso del suo libero arbitrio, sceglie il genere di prove, a cui vuole sottoporsi?».
Domanda: – Dunque non è Dio, che gl’impone i triboli della vita come castigo?
Risposta: «Non accade nulla senza il permesso di Dio, poiché‚ egli solo ha stabilito tutte le leggi che reggono l’universo. Pretendereste forse di sapere perché‚ ci abbia fatto una legge, piuttosto che un’altra? Concedendo allo Spirito la libertà della scelta, gli lascia tutta l’imputabilità delle sue azioni e delle loro conseguenze; al suo avvenire non si oppone inciampo: la via del bene gli è aperta come quella del male. Ma se lo Spirito soccombe alla prova, gli resta una consolazione: tutto non è finito per lui, e Dio nella sua bontà gli permette di rifare bene ciò che ha fatto malamente. Del resto, bisogna distinguere ciò che è opera della volontà di Dio, e ciò che è opera della volontà dell’uomo. Se un pericolo vi minaccia, non siete voi che lo avete creato, ma Iddio. Voi lo affrontate volontariamente, perché ci avete veduto un mezzo di avanzamento, e perché Dio ve lo ha permesso».
Domanda – Se lo Spirito ha la facoltà di scegliere il genere di prova che deve subire, ne segue forse che tutte le tribolazioni della sua vita sono state prevedute e scelte da lui?
Risposta: «Aver la facoltà di scegliere il genere di prova non vuol dire poter prevedere tutto quanto ci accadrà nella vita sin nei più piccoli particolari, poiché‚ questi sono la conseguenza della nostra condizione, e spesso nei nostri propri atti. Se lo Spirito, poniamo il caso, ha voluto nascere tra malfattori, egli sapeva a quali tentazioni si esponeva, ma non ciascuna delle azioni, che egli avrebbe compiuto, e che sarebbero gli effetti della sua volontà o libero arbitrio.
Lo Spirito sa che, scegliendo quella tal via, avrà da subire quel dato genere di lotta: sa dunque la natura delle vicissitudini che incontrerà, ma non sotto quale forma di casi gli si presenteranno. Gli accidenti particolari nascono dalle circostanze e dalla forza delle cose. Solo i grandi avvenimenti, quelli che hanno molto peso sul destino, sono preveduti dallo Spirito. Se prendete una strada irta d’inciampi, sapete di dover usare grandi precauzioni, perché‚ correte pericolo di cadere; ma non sapete in qual luogo cadreste, e può darsi che non cadiate, se siete abbastanza cauti. Se, passando per la via, vi cade una tegola sul capo, non crediate, come il volgo, che era scritto».
Domanda – Come mai uno Spirito può voler nascere fra gente di malaffare?
Risposta: «Bisogna bene che sia mandato in un ambiente, dove possa subire la prova che ha chiesto. Dunque occorre una certa analogia: per lottare, ad esempio, contro l’istinto del male, è necessario che egli si trovi fra gente dedita al male».
Domanda: – Dunque, se non ci fosse gente cattiva sulla terra, certi Spiriti non vi potrebbero trovare l’ambiente necessario alle loro prove?
Risposta: «E’ così. C’è forse ragione di rammaricarsene? Solo i mondi superiori, dove non vivono che Spiriti buoni, sono inaccessibili al male. Fate che presto sia lo stesso sulla vostra terra».
Domanda- Nelle prove che ha da subire allo scopo di perfezionarsi, deve lo Spirito sperimentare ogni sorta di tentazioni, o, con altre parole, deve passare per tutte le circostanze, che possono eccitare in lui l’orgoglio, l’invidia, l’avarizia, la sensualità, e simili?
Risposta: «No certamente, poiché‚ sapete che ce ne sono di quelli che prendono sin da principio una via che li esime da molte prove, e che soltanto chi si lascia trascinare sulla cattiva strada corre tutti i pericoli che questa presenta. Uno Spirito, per esempio, può chiedere ed ottenere la ricchezza: allora egli, secondo il suo carattere, potrà diventare avaro o prodigo, egoista o generoso, o potrà darsi in braccio a tutti i piaceri della sensualità; ma questo non vuol dire che egli debba passare necessariamente per la trafila di tutte queste passioni».
Domanda – Come mai lo Spirito, che in origine è semplice, ignorante ed inesperto, può scegliere con cognizione di causa una maniera di esistenza, ed essere tenuto a rispondere della scelta?
Risposta: «Dio supplisce alla sua inesperienza, tracciandogli la strada che deve seguire, come fate voi per un bambino dalla culla, ma, secondo che se ne svolge il libero arbitrio, a poco a poco lo lascia padrone di scegliere.
Allora avviene che spesso egli devii, prendendo la falsa strada, se non ascolta i consigli dei buoni Spiriti: ecco ciò che può dirsi la caduta dell’uomo».
Domanda: – Giunto che sia lo Spirito all’esercizio del suo libero arbitrio, la scelta della nuova esistenza corporea dipende sempre ed esclusivamente dalla sua volontà, o la nuova esistenza può essergli imposta da Dio come espiazione?
Risposta: «Dio sa aspettare, e non affretta l’espiazione. Tuttavia può imporre un’esistenza a uno Spirito, allorché‚ questo, per inferiorità o mal volere, non capisce il proprio meglio, e allorché‚ vede che la nuova esistenza può servire alla purificazione ed all’avanzamento di lui, che nello stesso tempo vi compie una espiazione».
Domanda- Gli Spiriti fanno la loro scelta immediatamente dopo la morte?
Risposta: «No, poiché‚ molti credono all’eternità delle pene, la qual cosa, come già vi fu detto, è un castigo».
Domanda- Chi dirige lo Spirito nella scelta delle prove che vuole subire?
Risposta: «Egli stesso sceglie quelle che possono essere una espiazione, secondo la natura dei suoi falli, e possono farlo progredire più presto. Quindi alcuni s’impongono una vita di miserie e di privazioni col proposito di sopportarla con coraggio; altri vogliono sfidare le tentazioni della fortuna e della potenza, molto pericolose per l’abuso che se ne può fare, e per le cattive passioni che suscitano; altri infine tendono a ritemprarsi con le lotte, che l’uomo virtuoso deve combattere, se in contatto col vizio».
Domanda- Comprendiamo che alcuni Spiriti scelgano il contatto del vizio come prova; ma non ve ne sono di quelli, che
lo scelgono mossi da simpatia e dal desiderio di vivere in un ambiente conforme ai loro gusti, per potersi dare in braccio a soddisfazioni materiali?
Risposta: «Purtroppo è così, e ce ne sono di quelli, il cui senso morale è ancora poco sviluppato; ma la prova viene poi da se stessa, e dura lungamente. Presto o tardi comprendono, tuttavia, che il soddisfacimento delle passioni brutali ha conseguenze deplorevoli, a cui soggiaceranno per uno spazio di tempo che ad essi parrà eterno; e Dio potrà lasciarli in tale stato, finché‚ non abbiano compreso il proprio fallo, ed essi stessi domandino di espiarlo con prove proficue».
Domanda- Non sembra naturale scegliere le prove meno penose?
Risposta: «Per voi sì; per lo Spirito no. Quando è sciolto dalla materia, cessa l’illusione, ed egli pensa in modo diverso».
Domanda- Potrebbe lo Spirito fare la sua scelta durante la vita corporea?
Risposta: «Qualche volta sì, nei momenti in cui si emancipa dalla materia che lo avvolge; ma queste sono eccezioni. La scelta si fa allo stato di libertà, poiché‚ allora vede le cose sotto un aspetto assai diverso».
Domanda: – I più desiderano le grandezze e le ricchezze; ma parrebbe che non sia né per espiazione, né come prova.
Risposta: «Coloro nei quali prevale la materia le desiderano per goderne; quelli nei quali prevale lo spirito, per agguerrirsi nelle loro vicissitudini».
Domanda- Finché‚ lo Spirito non raggiunge il massimo grado di purezza, deve subire continuamente delle prove?
Risposta: «Sì, ma non quali le intendete voi, che chiamate prove le tribolazioni materiali. Di questo lo Spirito, giunto ad un certo grado, senza essere perfetto, non ne ha più da subire; invece gli incombono sempre dei doveri che lo aiutano a perfezionarsi senza riuscirgli menomamente penosi, e fra questi doveri v’è pure quello di concorrere all’altrui perfezionamento».
Domanda- Può lo Spirito ingannarsi nella scelta della prova?
Risposta: «Può sceglierne una, che sia superiore alle sue forze, ed allora soccombe; e può anche sceglierne una che non gli giovi affatto: tale sarebbe, per esempio, la scelta d’una vita oziosa ed inutile. Ma, rientrato che sia nel mondo degli Spiriti, se ne accorge, e chiede di rimediare al tempo perduto».
Domanda- Da che derivano le vocazioni, e la volontà di seguire una carriera piuttosto che un’altra?
Risposta: «A questa domanda potete rispondere voi stessi. Non sono queste cose forse la conseguenza di quanto abbiamo detto sulla scelta delle prove e sul progresso fatto nelle esistenze anteriori?».

Allan Kardek – Il Libro degli Spiriti

Nota* Allan Kardec – è il nome con cui è conosciuto uno dei grandi pensatori del Cristianesimo spiritista. Si Chiamava in realtà Hippolyte Lèon Denizard Rivail. Nato a Lyon in Francia(1804) da famiglia borghese che lo educa a principi forti, di onestà e virtù. Dopo i primi studi a Bourg, i genitori nel 1814 lo mandano a studiare nel prestigioso Istituto Pedagogico di Jean Henry Pestalozzi a Yverdon, sul lago di Neuchatel, in Svizzera. Nell’istituto si seguivano i principi naturalistici del grande filosofo Jean Jacques Rousseau: i giovani vi venivano educati senza il ricorso, a quel tempo abituale, a punizioni corporali.

Nel 1818 Lèon si diploma brillantemente: conosce, oltre al francese, l’inglese, il tedesco, e l’olandese e possiede una straordinaria preparazione etica e culturale. Fonda a Parigi una scuola ispirata alla Pedagogia di Pestalozzi. Nel 1831 pubblica il fondamentale studio ” Qual è il sistema di studio più in armonia con le necessità dell’ epoca? ” grazie al quale ottiene il Premio dell’ Accademia reale di Arras. Si dedicò alla pedagogia fino al 1848, quando iniziò a studiare lo Spiritismo. La sua piena conversione avvenne perô solo tra il 1854 ed 1855.
Le prime esperienze medianiche osservate da Lèon Denizard si verificarono in una non meglio precisata sera del maggio 1855 nella casa parigina della signora Plainemaison. Decise cosi di studiare razionalmente le legge che presiedono ai fenomeni spiritisti . Il 25 marzo 1856, dopo mesi di studi indefessi, aveva raccolto gran parte del materiale che andrà a costituire Il Libro degli Spiriti, diventando così il codificatore di quei fenomeni. Poco più di un mese dopo, il 30 aprile, seppe della sua missione dalla medium Aline C. Scelse lo pseudonimo Allan Kardec per i misteriosi legami che lo vincolavano a vite anteriori, ma soprattutto per non mischiare la sua opera di docente con il suo lavoro di codificatore spiritista.
Con straordinaria passione scrive Il Libro degli Spiriti, pubblicato nel 1857, conteneva 501 quesiti, stampati su doppia colonna, una per le domande, l’altra per le risposte degli spiriti.
Dal 1857 al 1869 si dedicò completamente al spiritismo: fondò nell’ aprile 1858, la Società parigina per gli Studi Spiritisti e, poco dopo, la Rivista Spiritista. Via via diede vita a un poderoso sistema di corrispondenza con diversi paesi, viaggiando e tenendo conferenze per stimolare la formazione di nuovi centri e per completare la sua missione di codificatore. Pubblicò altri quattro libri, che con il Libro degli Spiriti formano il cosiddetto Pentateuco Kardequiano: Libro dei Medium(1861)/Il Vangelo secondo lo Spiritismo(1864)/Il Cielo e l’Inferno(1865)/La Genesi(1868).
Nel pieno dell’attività quando non aveva ancora 65 anni, Allan Kardec disincarnò il 31 marzo 1869, per un aneurisma cerebrale.”

 

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