La morte è solo un intervallo, così come la vita

La morte per l’uomo medio rappresenta il cataclisma finale che coinvolge la fine di tutte le relazioni umane e la cessazione di tutta l’attività fisica. Essa gli sembra analoga al lasciare una stanza illuminata e calda, amichevole e familiare, dove i suoi cari sono radunati, per andare fuori nella notte fredda e buia.
Purtroppo le persone non sanno, o lo dimenticano, che ogni notte, nelle ore di sonno, esse cessano di essere attive nel piano fisico ed iniziano a vivere e funzionare a un livello del tutto differente. Il fatto che non sono in grado di riportare nella coscienza del cervello materiale il ricordo di quell’uscita, e di ciò che hanno fatto, le fa’ dimenticare che hanno già raggiunto una certa facilità nel lasciare il corpo fisico. Questo è il motivo basilare per cui falliscono nel mettere in relazione il sonno con la morte.
La morte, dopo tutto, è solo un lungo intervallo in cui non vi è più la tangibile esistenza nel piano fisico; colui che si pensa morto è solo “andato fuori” per un tempo maggiore di quello relativo al sonno ordinario. Comunque il processo del sonno ordinario è assai simile a quello della morte. La sola differenza che distingue questi due fenomeni consiste nel fatto che nel sonno la funicella d’argento (o corrente di energia) lungo la quale passa la forza vitale che collega il corpo materiale con quelli sottili resta collegata, e costituisce il mezzo che, al risveglio, permette di ritornare nel corpo denso. Nella morte questa funicella vitale si spezza ed il ritorno non è più possibile. Quando questo succede il corpo fisico, mancando dei principi di coerenza che lo tenevano insieme, si disintegra.
La morte, se solo potessimo rendercene conto, è una delle attività che abbiamo già praticato in tante occasioni. Noi, infatti, siamo morti molte volte e moriremo ancora e poi ancora. La morte è essenzialmente una questione di coscienza; siamo coscienti per un breve periodo sul piano fisico, ed un momento dopo ci ritiriamo su un altro piano dove siamo attivamente coscienti.

Lasciate che i morti partano tranquillamente

Quindi, lasciate che i morti partano tranquillamente verso quei luoghi dove devono
andare. I vostri genitori, i vostri amici, non aggrappatevi a loro, non tratteneteli col
vostro dolore e la vostra sofferenza, e soprattutto non cercate di chiamarli per
comunicare con loro: li importunereste e impedireste loro di liberarsi. Pregate per
loro, inviate loro il vostro amore, pensate che si liberino e si elevino sempre più nella
luce. Se li amate veramente, sappiate che sarete un giorno con loro. Questa è la
verità. Quante volte ve l’ho già detto: là dove è il vostro amore, là un giorno sarete
anche voi (Omraam Mikhael Alvanhov).

Il primo approccio con la vita dell’aldilà

Purtroppo l’ignoranza su quello che accade dopo aver deposto il corpo fisico (modo migliore per definire la morte), crea nello spirito del defunto, che si ritrova a vivere nell’aldilà, non poche perplessità. Siccome la sua ignoranza lo portava a credere che la morte fosse “la fine di tutto”, risulta ovvio che egli non sia affatto convinto di essere morto.
Di solito gli spiriti ci possono vedere ed ascoltare e non riescono a capire perché noi non possiamo vedere loro. Alcuni impiegano anni per comprendere che non rispondiamo alla loro chiamate perché non li possiamo sentire e tantomeno vedere.

Vi è sempre qualcuno disposto ad aiutarci

Fortunatamente vi sono ad accoglierlo parenti o amici defunti prima di lui, oppure delle anime di trapassati che fungono da guida nel nuovo mondo in cui si trova. Se egli accetta questo aiuto potrà iniziare la sua nuova vita senza problemi, potrà persino, con un esercizio mentale, rimuovere completamente dal suo corpo sottile eventuali malattie o infermità che affliggevano il suo corpo fisico.

Il giudizio

Sia le testimonianze di coloro che sono “ritornati”, che quelle fornite dagli investigatori nei mondi sottili, concordano sul fatto che lo spirito del defunto deve prendere in considerazione tutta la sua vita e fare un autoesame per valutare ciò che ha fatto e perché lo ha fatto.
Nessuno lo giudicherà, ma sarà lui stesso che avrà modo di compiacersi per le azioni fatte dall’amore e provare dispiacere per le sofferenze che il suo egoismo ha causato direttamente o indirettamente.
Generalmente questo esame non viene fatto da soli, è infatti presente di un Essere di luce, che non rappresenta un giudice, ma una presenza amica e amorevole.
Non sempre gli spiriti progrediscono verso la Luce,
Naturalmente la maggioranza degli esseri umani, quando abbandonano la terra, non vengono immediatamente liberati dagli attaccamenti terrestri: rimangono legati ai loro parenti, ai loro amici (oppure anche ai loro nemici!), a luoghi, a possedimenti e, se non sono hanno sufficientemente evoluti, se non hanno ancora nel loro cuore e nella loro anima il desiderio di scoprire altre dimensioni e andare verso Dio, girano attorno a quegli esseri, a quelle case e a quegli oggetti.
Sono delle anime erranti che soffrono e che non possono ancora svincolarsi, a meno che degli spiriti luminosi non vengano ad aiutarli. Invece, coloro che già sulla terra sono vissuti nell’amore, nella luce e nelle virtù, abbandonano molto rapidamente il loro corpo fisico e prendono il volo verso mondi sublimi, dove navigano nella felicità e nella gioia.

Esiste l’Inferno?

È qui il caso di fare un’osservazione su quello che potrebbe accadere a chi si sia macchiato di colpe come gli orrori del nazismo o di altre guerre più recenti. Provate solo a immaginare alle condizioni in cui si trovano i responsabili di colpe simili durante il riesame della vita e, specialmente, considerando non solo le loro
azioni ma, le loro conseguenze sugli altri.
Quelli che hanno voluto le atrocità naziste sembrano essere stati privi di amore al punto di ordinare la morte di milioni di innocenti. Come conseguenza si ebbero innumerevoli tragedie individuali, separazione del marito dalla moglie, dei genitori dai figli, dell’amico dall’amico. Innumerevoli morti lente o brutalmente veloci. Orribili umiliazioni, anni di fame, lacrime e tormento.
I responsabili vedendo tutto questo, e altre cose ancora, le vedono come se stessero accadendo in quell’istante. Nelle mie più tragiche fantasie, non riesco a immaginare un inferno più orribile, più totalmente intollerabile di questo.

La dottrina della rinascita

Se lo spirito è riuscito a proseguire nel sua cammino oltre tomba ed ha terminato il suo giudizio, permane qualche tempo nei mondi invisibili (a volte centinaia di anni), e quindi si accorda con gli Angeli del destino, che custodiscono il registro con tutte le sue vite passate, per stabilire i genitori, il luogo e il momento di nascita, nonché gli eventi maggiori che costituiranno la sua nuova vita terrena.
Quindi si prepara a rinascere: un evento molto più drammatico della morte perché, mentre nella morte ci sono persone care che vengono ad accoglierci, nella nascita, nulla ricordando del passato, ci si trova circondati da estranei, e magari poco simpatici.
Il fatto di nascere con un “programma prestabilito” potrebbe far pensare che non abbiamo nessuna libertà e farci diventare passivi nei confronti della vita. Noi, invece, siamo perfettamente liberi di reagire alle varie circostanze in un modo oppure nell’altro. Se è vero che siamo schiavi del passato è altrettanto vero che siamo signore del futuro. Reagendo con saggezza ed amore alle vicende della vita ed alle persone che incontreremo, esauriremo il karma (energie dovuta all’insieme di azioni) accumulato nelle vite passate e ci prepareremo per la prossima vita nel migliore dei modi.

Il regno della paura della morte è prossimo alla fine 
“Conoscerete, e la verità vi farà liberi” (Gesù di Nazareth).
Il regno della paura della morte è ben prossimo alla fine, e presto inizierà un periodo di conoscenza e certezza che lo scalzerà dalle radici. Per eliminare la paura della morte basta elevare l’argomento su un piano più scientifico, e in tal senso insegnare come si muore. C’è una tecnica del morire, come c’è una tecnica del vivere, ma in Occidente è in gran parte perduta, e anche in Oriente non è ormai conosciuta che da piccoli nuclei di saggi. Ne riparleremo in seguito, forse, ma il pensiero della necessità di indagare tutto questo argomento resti intanto nella mente dei lettori, che studiando, leggendo, meditando, scopriranno cose interessanti, degne poi da raccogliere e pubblicare.
Prima che si concluda il prossimo secolo, la morte, finalmente, sarà intesa come non esistente, almeno nel senso attuale. La continuità di coscienza sarà allora così diffusa e sviluppata, e tanti saranno gli uomini di notevole levatura capaci di vivere simultaneamente nei due mondi, che l’antica paura della morte sparirà, e i rapporti fra piani fisico e astrale saranno così accertati e controllati scientificamente che le attività medianiche, grazie al cielo, cesseranno del tutto.

(Dr. Mario Rizzi La Luce Oltre la soglia)

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