LA TEORIA DELLA REINCARNAZIONE

Una ricerca del 1978, nella quale i 750 soggetti furono ipnotizzati e riportati a una condizione appena precedente la nascita, ha persuaso la psicologa clinica Helen Wambach che l’ereditarietà e la reincarnazione operano in maniera indipendente, ma complementare l’una all’altra. Lei ha scoperto che le entità individuale ho da per materializzarsi in uno specifico corpo in una particolare linea ereditaria. L’81% dei soggetti della dottoressa disse di aver scelto di nascere, la maggior parte con riluttanza, dopo un consulto con un consigliere spirituale.

Sebbene il 90% del gruppo avesse parlato della morte come di una cosa piacevole, solo il 26% non vedeva l’ora di ritornare alla vita presente. Uno dei partecipanti notò: “I miei sentimenti sulla prospettiva di entrare nella vita attuale erano: Bè, immagino che verrò smontato ancora un poco”. Un altro disse: “Era qualcosa che doveva essere fatto, come lavare il pavimento quando è sporco”.

L’87% riferì di conoscere, sia nella vita passata sia nella condizione di vita intermedia, genitori, amanti, parenti e amici della vita attuale, ma di avere con loro un diverso rapporto. “Il sangue può essere più forte dell’acqua”, ha scritto la dottoressa Wambach nel suo libro il vita prima della vita, “Ma, a giudicare dai miei risultati, i legami della vita passata sono molto più forti del sangue.” Per quanto inverosimile l’idea della reincarnazione di gruppo possa sembrare ad alcuni, l’incontro di cellule nei posti giusti all’interno del corpo umano è sicuramente una faccenda non meno miracolosa. Più volte, i soggetti della dottoressa sono emersi dalla loro pranzi per riferire la stessa storia: che ritorniamo con la stessa anima per condividere una varietà di relazioni non solo con coloro che amiamo, ma anche con le persone che ci ispirano paura e odio. Tali affermazioni possono solo condurre a ulteriori congetture: forse l’individuo deve conoscere da un’esperienza personale ogni vicissitudine della vita, forse l’evoluzione spirituale richiede la nostra incarnazione con avvicendamenti a rotazione, così che noi possiamo davvero comprendere il gran numero di prospettive umane in conflitto.

Forse possiamo imparare e crescere solo essendo ciclicamente ricchi e poveri, brutti e belli, sani e malati, signori e schiavi, assassini e vittime degli assassini…

Una ricerca intrapresa dalla maggior esperta al mondo di morte e agonia, la psichiatra svizzera Elizabeth Kubler Ross, dà credito all’idea che ci sia un bisogno evolutivo per tuffarsi ripetutamente nelle acque salmastre dell’esistenza terrena. La dottoressa Ross, in California, ha scritto che lo scopo della vita sul piano fisico è imparare e crescere e partecipare alle evoluzione spirituale dell’uomo.

Per soddisfare il nostro destino dobbiamo imparare certe lezioni e passare certi test. E possiamo guardare alla morte come al diploma di uscita dal piano fisico solo quando abbiamo imparato tutte queste lezioni e passato questi testi. Nella nostra attuale società, dove la negatività è così schiacciante in ogni ambito, sia quando si crescono i bambini sia quando si uccide un nostro fratello umano in guerra, nella violenza, nel crimine è praticamente impossibile soddisfare il nostro destino nel corso di una vita. Quando non abbiamo imparato la nostra lezione o abbiamo infranto qualche legge universale come quella che intima: “Non uccidere”, abbiamo un’opportunità di ritornare nel corpo fisico di un altro essere umano… Allora noi scegliamo i nostri genitori, il nostro luogo di nascita e un ambiente che renderà più probabile imparare le lezioni che devono essere apprese…

Il dottor Richard Alpert, un sociologo americano e maestro spirituale, spesso conosciuto con il nome Ram Dass, ha espresso la sua intuizione del ruolo guida del subconscio nella scelta delle vite comprendenti esperienze appropriate quando scrisse che prima della nascita, la gente sa solo su cosa sta investendo.

Dicono: “Sto investendo su questi genitori, su questa esperienza. Sarò in questa vita, avrò un occhio, sarò uno storpio, finirò con l’essere pestato a morte in una strada di Dublino, e questo è ciò di cui ho bisogno”.

Eccoti lì, eccoci qui, attraversiamo questa vita e poi, quando tutti avremo finito, ne veniamo fuori e ci risaliamo. Ok, questa è andata; adesso vediamo cosa sarà la prossima. Quello che ho bisogno di esser adesso è un duca, e potrei dover aspettare migliaia di anni per quest’altra vita.

Agli esperti di reincarnazione piace parlare della dimensione terrestre come di una scuola di addestramento cui noi, gli allievi, torniamo un epilogo di vita dopo l’altra, e ciascuno di noi porta la propria cartella spirituale di inclinazioni, saggezza ed esperienza accumulate nelle precedenti esistenze. Così tanti sono le glorie passate e i diplomi, le prove e i capovolgimenti, che ricordargli ogni vita successiva potrebbe schiacciarci portandoci all’inerzia, proprio come conoscere le vicende del futuro potrebbe togliere linfa e ogni desiderio di vivere. “È una gentilezza della natura il non ricordare le nascite passate” ha osservato Gandhi, il grande filosofo indiano e apostolo della non violenza. “La vita sarebbe un peso se portassimo un tale tremendo carico di ricordi.”

Joe Fisher – Reincarnazione

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