La crisi della morte
“Quando si muore, si passa per una crisi definita la crisi della morte la quale, a seconda dei casi, differisce notevolmente. Mi propongo pertanto di cominciare col descrivere ciò che provano le diverse categorie di morenti.
Nelle mie lettere già ti spiegai ciò che ho provato io: nessuna pena, nessuna sorpresa penosa, nessuna sensazione speciale, salvo quella di svegliarmi da un profondo sonno per ritrovarmi perfettamente guarita. Questa la mia esperienza ed era una fortunata esperienza; la quale, del resto, è la più comune; non però generale. Come dissi, sono invece assai svariate le modalità con cui si esula dal corpo. Nei casi come il mio, si prova una sensazione di pace, di sollievo, di delizioso abbandono. Il defunto (tale parola è assurda, ma l’adopero in mancanza di meglio) si sente pienamente guarito. Le pene fisiche si sono dissipate come per incanto, e la prima sensazione è un grande senso di conforto; in pari tempo ogni cosa intorno appare così naturale, che quasi tutti ignorano di essere morti, e così avvenne anche a me. Come dunque dubitare di non essere più tra i vivi dal momento che ci si sente in possesso di tutte le facoltà di senso? Si vede, si sente, si passeggia, e nulla di mutato si rileva nell’ambiente domestico. Ma quando finalmente si avvertono circostanze capaci di far comprendere, allora ci si sente invasi da un’enorme sorpresa, che può essere e non essere accompagnata da forti emozioni. Nondimeno i più si domandano: “E’ questa la morte? Se così è, allora non c’è morte”. La crisi della morte tanto paventata si è svolta in modo così diverso da quanto ci si aspettava! Infatti, i più si aspettavano l’annientamento dell’essere, con la morte del corpo. Ed essi, invece, alla prova dei fatti apprendono che la “spanna di vita” vissuta nel corpo fisico non è che un minuscolo segmento del grandioso ciclo dell’Essere. Si va sempre avanti con la Vita. E’ un evolvere che non si arresta mai. Qualche volta si dorme, ma ci si risveglia sempre…».
D. – (A questo punto, io domandai: “C’è o non c’è una sorta di giudizio?”).
R. (Giulia) – «Fammi il favore di non interrompermi. Lascia ch’io descriva, nel modo più semplice possibile, le vicende del vostro trapasso.
«Dunque, quando un vivente muore, egli si risveglia per ritrovarsi quello di prima. Sempre lui, o sempre lei. Se si tratta di un bimbo, egli si ritrova il bimbo di prima; se si tratta di un vecchio, egli rimane il medesimo vecchio. Se così non fosse, voi perdereste la vostra identità personale, e immaginereste di essere stati incarnati nel corpo altrui».
D. – (A questo punto, il mio pensiero non poté fare a meno di pensare: “E i gobbi? I ciechi? Gli zoppi?”).
R. (Giulia) – «Caro amico, risponderò anche a questi interrogativi, ma lo farò dopo, giacché se tu continui a rivolgermi domande mentali, in tal caso io non sarò in grado di svolgere la mia missione. Sforzati di restare passivo, se ti è possibile. Se la tua mente rimugina avidamente sempre nuovi interrogativi, io non potrò servirmi della tua mano. Io mi sforzo di assolvere la missione che mi sono assunta, ma se tu non pervieni a rimanere passivo, temo che m’impedirai di compierla.
«Quando un neonato muore, la di lui coscienza non ha quasi funzionato in ambiente terreno. Egli, in realtà, è nato nel nostro mondo, anziché nel vostro. Nessuna esperienza terrena, nessuna reminiscenza del vostro mondo. Vivrà, si svilupperà in ambiente spirituale…».
D. (W. Stead) – Cara Giulia, il mio cervello è un mulino di idee, e non posso stare senza rivolgerti domande. Per esempio, la -popolazione del nostro mondo si aggira intorno ai 1500 milioni di anime, e la media delle morti è del 20 per mille all’anno. Ne deriva che vi sono 6 morti al minuto, vale a dire 20 milioni all’anno. Dove alloggiare tutta questa fiumana di spiriti?
R. (Giulia) – «Caro William la tua domanda è razionale ma io debbo procedere con la mia missione.
«Vi è un’altra categoria di defunti i quali per qualche tempo perdono ogni ricordo della loro esistenza terrena ed altri che rimangono lungo tempo in condizioni di totale incoscienza… Ciò interviene generalmente a coloro i quali non credevano alla sopravvivenza, o se vi credevano, l’avevano immaginata tutt’affatto diversa… Del resto, sono relativamente pochi. Infatti, io volli interrogare numerosi spiriti sull’argomento della crisi della morte, e la maggioranza mi confermò che la loro esperienza era analoga alla mia. I più tra essi non possono neanche affermare di ricordarsi del preciso momento del distacco. Ma vi è qualcuno che afferma di avere abbandonato il corpo fisico prima che il corpo stesso cessasse di respirare; ed altri che raccontano di essersi indugiati nel corpo per qualche tempo allorché questo era già estinto; ma si tratta di eccezioni; e l’immensa maggioranza afferma le medesime cose; e cioè, ch’essi caddero in sopore; poi trovarono se stessi svegli, guariti, esistenti nel medesimo ambiente casalingo, e a tutta prima non furono in grado di avvedersi che non erano più tra i vivi. Il che avviene altresì nella circostanza di talune confessioni cristiane, in cui il morente viene ad essere preparato alla morte in causa degli ultimi riti solermi ad esso impartiti. Il morente in tal caso sapeva di morire, ma non si aspettava che la morte consistesse nello svegliarsi completamente guariti, forniti di tutte le facoltà sensorie e mnemoniche, nel medesimo ambiente in cui era caduto in sopore; per cui l’evento è causa di grande stupore e disorientamento per lui, come per gli altri con la conseguenza che quasi sempre i morenti ne concludono al medesimo modo: ritengono di sognare, e paventano il risveglio apportatore di nuove pene.
«Avverto che tutto quanto dissi si riferisce all’istante che segue il risveglio dopo la morte, ed è l’esperienza della grande maggioranza dei defunti. Nondimeno ripeto che vi sono molte, moltissime eccezioni; ma, di regola, ricordati che la morte non è che un risvegliarsi guariti da ogni male, risveglio accompagnato da un senso inevitabile di grande stupore misto a curiosità, e una transitoria impressione di disorientamento»
«… Per converso, qualche volta anche prima della morte, quando lo spirito è ancora vincolato al corpo, il morente scorge i propri defunti venuti ad accoglierlo, e ne ascolta le parole di conforto; come può scorgere il proprio «angelo custode», nonché ascoltar l’eco meravigliosa della “musica delle Sfere”. Ma si tratta di casi relativamente poco frequenti, giacché quasi sempre, fino a quando lo spirito non si è liberato dal corpo; nulla compenetra del mondo spirituale.
«(Per piacere, cessa dal formulare domande mentali. Conservati passivo. Non appena inizio la mia trasmissione, nel tuo cervello si risveglia un
tumulto d’idee che somiglia a una marea in tempesta, ch’io domino con difficoltà).
«Quando dissi che gli “angeli custodi” intervengono al letto dei morenti, avrei dovuto aggiungere che ciò avviene abbastanza spesso: ma non sempre.
Qualche volta avviene che non si trova alcuno ad accoglierli, e talvolta accade qualche cosa di peggio di quel che sia l’assenza di spiriti venuti a riceverli…
«(Caro William, tu devi permettermi di scrivere nei termini in cui ritengo dovermi esprimere, senza interferire con i tuoi dubbi e le tue obiezioni).
«Tu puoi rifuggire dall’idea ora espressa, ma non cessa per questo dall’esser vero che talvolta lo spirito disincarnato si ritrova solo e immerso nelle tenebre. Nulla scorge, nulla sente, ma comprende di trovarsi sbalzato e sperduto in un ambiente di desolazione opprimente, e in condizioni d’isolamento terrificante. Sono queste le regioni infernali, giacché l’inferno non è una fola. E le regioni infernali accolgono coloro che hanno tutto predisposto in vita per gravitare dopo morti nella regione che loro spetta, ivi sospinti automaticamente dalla inesorabile “legge di affinità”; così come le regioni celestiali accolgono coloro che in vita hanno tutto predisposto per gravitare dopo morti nella regione che meritarono, ivi trasportati automaticamente per effetto della medesima grandiosa “legge di affinità”.
«Le tue domande mentali mi costringono a rispondere qualche volta; ed ora rispondo: No, non si tratta di inferno inteso nel senso punitivo, salvo circostanze occasionali e transitorie. Le Leggi dell’universo, sono l’opera di Dio, e Dio è Amore. Nessuna pena nel mondo nostro, e nel vostro, viene inflitta senza scopo alcuno. Ciò può sembrarlo a voi, ma sta di fatto che dalle pene e dalle amarezze sofferte dai viventi a scopi didattici, ne scaturiscono in proporzione vantaggi e benefici spirituali per le presunte vittime.
«L’inferno è un grande Asilo di purificazione. Ivi si concentrano le risultanze delle vite vissute senza amore, delle opere malvagie compiute, delle aspirazioni colpevoli lungamente covate nei recessi dell’anima. Si raccoglie ciò che si è seminato. Al qual proposito tu non immaginerai certamente che le sanzioni nel mondo spirituale abbiano a risultare meno inflessibili di quelle terrene. Tuttavia si riscontra che gli stessi reprobi non le giudicano così inflessibili come nel mondo dei viventi, giacché ne comprendono meglio la giustizia. D’altronde, non appena un reprobo dà segni di resipiscenza, lo attende immediatamente l’indulgenza divina, e le sue sofferenze morali sono attenuate di un grado. Voi non potete valutare le gravissime conseguenze di una esistenza di colpe fino a quando non ne scorgete i risultati in ambiente spirituale. Nel mondo vostro tali conseguenze sono troppo sovente occultate. Qui sono invece visibili allo stesso colpevole. Egli scorge e comprende tutto l’orrore delle proprie gesta, e tale consapevolezza è terrificante per lui. Allo stesso modo in cui le anime amanti sono accolte in ambiente spirituale dalle persone amate e benificate, così avviene che coloro i quali odiarono, ingiuriarono, rovinarono il prossimo, ritroveranno in ambiente spirituale le loro vittime, le quali non avranno bisogno della sferza per flagellarli e farli rabbrividire d’orrore. Basterà ch’essi dicano: “Guarda l’opera tua, e lo stato in cui mi riducesti in vita”».
D. (W. Stead) – Ma, Giulia…
R. (Giulia) – «Nessuna obiezione. Arrestati.
«Il fatto dei “senza amore” è indubbiamente triste, ma nulla presenta di disperante. Già te lo dissi: “La gioia maggiore del Paradiso, è di vuotare l’Inferno”»
A questo punto, mi accorgo di avere già esorbitato nelle citazioni. Mi affretto pertanto a terminare riportando ancora alcuni brani dei messaggi di Giulia intorno al tema del sesso nel mondo spirituale; tema sul quale essa ha qualche cosa di nuovo da dire. Già dalle prime sue lettere all’amica Elena aveva osservato in proposito:
«Si rimane gli stessi sotto ogni rapporto. Nessuna soluzione di continuità nei cinque sensi, nella coscienza di sé, nei ricordi terreni e nella distinzione dei sessi. Io ero una donna in vita, e rimango una donna nel mondo spirituale. Nessun cambiamento in proposito; ma, in pari tempo le funzioni dei sessi si svolgono ben diversamente»
In altra occasione, Giulia ritorna con più ampiezza di particolari sul medesimo tema. Essa scrive:
«Caro William, questa volta desidero informarti sopra un argomento che può interessarti, e cioè sui rapporti tra i sessi nel mondo nostro. Tu sai che nella Sacra Bibbia sta scritto che nel Paradiso “non ci si ammoglia e non ci si marita, ma si esiste alla maniera degli angeli”. Il che è vero, giacché la natura angelica non è la natura umana, e noi non siamo impediti dalle restrizioni che per voi viventi sono ancora necessarie. Ne deriva che siamo in grado di scorgere quei lati del quesito dei sessi che gli impedimenti fisici vietano a voi di scorgere. Ed è proprio vero che noi, “alla maniera degli angeli in cielo”, possiamo entrare liberamente in intimi rapporti spirituali tra di noi senza le restrizioni sulle quali voi tanto insistete con ragione; il che avviene perché noi più non siamo limitati dal sesso.
«Caro William, tutte le concezioni terrene riguardanti l’amore sono più o meno travisate dal fatto che l’unione tra i sessi è localizzata negli organi fisici indispensabili alla generazione. Ma quando il grande scopo di generare più non esiste – e qui nel nostro mondo non ci si moltiplica, e in conseguenza non si genera – allora più non esiste la convergenza di tutti i sentimenti d’amore nelle regioni destinate a generare. Ne consegue che quando noi ci uniamo armonicamente con uno spirito dell’altro sesso verso il quale ci sentiamo attratti, non abbiamo bisogno di organi specializzati per farlo, organi divenuti un anacronismo per noi, alla guisa “dell’appendice” nel corpo umano. Ripeto pertanto che la Sacra Bibbia afferma il vero: “Non ci si ammoglia e non ci si marita”, ma “come fanno gli angeli in cielo”, siamo liberi d’immedesimarci l’uno nell’altro, formando un’unica individualità; e ciò fino a quando le sottilissime vibrazioni dei due spiriti amanti persistono ad essere perfettamente sintonizzate tra di loro. L’estasi celestiale purissima di tali unioni trascende di gran lunga l’estasi fisica dell’amore terreno, così come l’intero corpo umano eccede nelle proporzioni la piccola frazione destinata alla generazione. Nessuna restrizione nella libertà di amare. Qualora avvenga che tra i nuovi arrivati vi siano spiriti incapaci di vibrare all’unisono con altri spiriti di sesso diverso, e ciò in quanto gli unici spiriti coi quali essi, od esse, vibrano all’unisono sono quelli dell’amata, o dell’amato abbandonati in terra, tali spiriti rimangono allo stato di “celibi” o di “nubili” nel mondo spirituale fino a quando non li raggiungono dal mondo dei viventi le loro “anime gemelle”. Ricordati pertanto che il sesso persiste nel nostro mondo, ma il problema dei sessi è di gran lunga più vasto e profondo di quel che sembri nel mondo vostro, dove è limitato dagli organi fisici in cui trova la propria espressione»
Questi i brani sostanziali riguardanti il sesso e l’amore spirituali trasmessi ad William Stead dall’amica defunta. Osservo in proposito che le informazioni fornite risultano le più ampie a noi dispensate nei messaggi trascendentali; o, almeno, ciò è quanto emerge dalle mie classificazioni. Numerosi sono i defunti comunicanti che accennano al tema, ma lo fanno costantemente in modo vago e reticente, osservando che il sesso e l’amore, pur esistendo nei mondo spirituale, si estrinsecano in maniera a tal segno diversa da riuscire incomprensibili ai viventi. Noto che, in fondo, le delucidazione fornite da Giulia confermano tali affermazioni; ma, in ogni modo, bisogna convenire che le delucidazioni stesse sono espresse in forma così semplice e chiara da rendere concepibile il tema anche ai viventi.
Nota* Lo ricavo dal volume di William Stead : Letters from Julia. In cui tutto ciò che Julia l’amica defunta dello Stead, ha da riferire intorno all’ambiente spirituale e alla crisi della morte, è a tal segno interessante ed istruttivo, da rendere difficile il compito di procedere a una cernita . In merito alle prove di identificazione personale fornite dalla defunta, si può affermare che esse si svolsero a getto continuo, e che quasi sempre non furono richieste, ma scaturirono dal contesto dei messaggi stessi. Giova premettere che la giovane gentildonna Julia era vincolata da una profonda amicizia con un’altra donna di nome Elena, e come avviene qualche volta in simili circostanze, le due amiche avevano tra di loro concluso un patto solenne, secondo il quale la prima che venisse a morire si impegnava ad apparire all’altra al fine di dissipare in lei ogni dubbio circa la vita dopo la morte. Giulia fu la prima a morire, e l’amica attese invano per qualche mese che l’amica defunta si manifestasse. Ma finalmente, una notte si svegliò di soprassalto, scorgendo essa di lato, nella camera illuminata da un’abbagliante luminosità spirituale, l’amica sua che le sorrideva in un atto espressivo, quasi che volesse farle comprendere che era venuta per assolvere il patto. Questa cosa si ripetè per 2 notti.
Parecchi mesi dopo capitò ad Elena di doversi recare nella contea in cui risiedeva William Stead, (noto per le sue spiccate qualità medianiche) e così si decise di recarsi da lui per metterlo al corrente di quanto le era capitato. Il quale le propose di provare un contatto tramite la scrittura medianica. Il che si realizzò immediatamente, iniziando in tal modo una lunga serie di lettere indirizzate ad Elena, che lo Stead riceveva ed inviava a quest’ultima.
La crisi della morte -Ernesto Bozzano
Se vuoi approfondire le letture di Giulia a proposito della Crisi della morte clicca qui Lettere dopo la morte di Giulia