ESPERIENZE FUORI DAL CORPO – (OBE)
Un’esperienza fuori dal corpo (OBE) è il primo elemento che ricorre in molte esperienze di premorte. Nell’accezione che le abbiamo dato qui, l’espressione fuori dal corpo implica il distacco della coscienza dal corpo fisico. Le persone che hanno un OBE possono riferire che quando si trovano in uno stato di incoscienza-e spesso prive di battito cardiaco-sono comunque ancora in grado di vedere gli eventi terreni in corso.
Janice Holden, docente presso la University of North Texas, condusse un importante studio sulle Esperienze fuori dal corpo – OBE. Decise di raccogliere e catalogare tutte le testimonianze relative a un OBE apparse nei libri e negli articoli scientifici dedicati alle NDE. Incluse soltanto le testimonianze dei soggetti che in un secondo momento ebbero modo di verificare la veridicità e l’esattezza di quanto avevano osservato nel corso delle loro OBE. Grazie a questo sforzo ambizioso individuò 89 casi clinici di persone che descrivevano eventi materiali osservati da uno stato extracorporeo. Altri 14 casi riguardavano invece osservazioni-avvenute durante NDE-di fenomeni immateriali, non fisici che poterono comunque essere successivamente verificati. Infine, quattro casi includevano entrambe queste tipologie di osservazioni. Holden fissò parametri estremamente rigidi per questo studio. Considerò inesatta “l’osservazione terrena” avvenuta durante l’OBE se anche più di uno dei suoi dettagli (tramite le successive verifiche) si era rivelato scorretto. In altre parole: se ciò che il soggetto aveva osservato nel corso di una NDE ( stato di premorte) si rivelava preciso al 99%, sarebbe bastato quell’1% di inesattezza per far liquidare come inesatto l’intero resoconto. Nonostante i parametri così rigidi, di tale studio emerse che il 92% dei soggetti aveva potuto compiere osservazioni di eventi terreni e quotidiani che-in base successive verifiche-risultavano totalmente prive di errori.
Una delle testimonianze che mi affascina di più è quella raccolta da Kimberly Clarke Sharp, una stimata ricercatrice di Seattle. Nel 1984 Sharp riferì il caso di Maria, una donna che fu trasportata d’urgenza all’ospedale in preda a un infarto. Dopo essere stata rianimata, Maria raccontò della sua esperienza di premorte e descrisse nel dettaglio anche l’intervento di rianimazione cui aveva assistito mentre si trovava fuori dal corpo. Ma la cosa non si fermò qui, e Maria fece un ulteriore passo avanti: la sua coscienza uscì dall’ospedale, e notò una scarpa da tennis sul davanzale di una finestra del terzo piano. Maria fornì ulteriori dettagli: era una scarpa sinistra, da uomo, blu scuro, un po’ rovinata sul mignolo e con un laccio infilato sotto il tallone. Da ricercatrice coscienziosa qual è, Sharp passò in rassegna tutte le finestre del terzo piano dell’ospedale per controllare i davanzali. Finalmente trovò la famosa scarpa, identica a come Maria l’aveva descritta. Nonostante alcuni scettici facciano di tutto per sollevare i dubbi, è innegabile che un caso come quello di Maria costituisce una prova alquanto solida. Sempre restando nel tema delle esperienze fuori dal corpo – OBE e percezione, un altro caso famosissimo è quello riportato dal dottor Pim van Lommel, e pubblicato su Lancet, una delle più prestigiose riviste mediche del mondo. Il paziente aveva subito un arresto cardiaco e non respirava più. Mentre veniva intubato, ci si accorse che portava una protesi dentale all’arcata superiore. Dopo avergliela tolta-mentre il paziente era in stato comatoso profondo-, la riposero nel cassetto di un carrellino. Più di una settimana dopo, il paziente disse di aver avuto una OBE e descrisse nei minimi dettagli la stanza dov’era stato rianimato e le persone che erano presenti. Ma la cosa più sorprendente era che sapeva che la sua protesi era stata riposta in quel determinato cassetto. Va sottolineato che il paziente riferì di aver visto l’infermiera e le altre persone presenti durante la rianimazione, il che sarebbe impossibile a meno che il soggetto non fosse lucido in uno stato extracorporeo. Capitanato dal dottor Sam Parnia , è attualmente in corso un importantissimo studio, che prende il nome di AWARE (acronimo di AWARENESS during RESUSCITATION, letteralmente “consapevolezza durante la rianimazione”). Al progetto AWARE collaborano molte strutture mediche fra le più importanti al mondo, e i ricercatori sperano di poter esaminare qualcosa come 15.000 soggetti sopravvissuti a un arresto cardiaco. Alcuni scettici pensano che le esperienze fuori dal corpo siano semplicemente frammenti di memoria che affiorano quando una persona inizia a morire. Secondo loro tali frammenti emergerebbero da ciò che il soggetto ha potuto sentire o provare mentre era apparentemente privo di coscienza. Questa interpretazione suggerisce anche che le OBE possono essere ricostruzioni di ricordi frammentari legati al momento in cui il soggetto sta scivolando nell’incoscienza prima della NDE, o sta riprendendo conoscenza immediatamente dopo di essa. Il fatto che si possono trovare dei riscontri oggettivi di quanto si è osservato durante L’OBE , secondo loro, potrebbe essere solo una fortunata coincidenza.
LO STUDIO CHE ABBIAMO CONDOTTO NOI DELLA NDERF DIMOSTRA CHE TALE ARGOMENTAZIONE È ERRATA.
L’analisi di 287 testimonianze relative a una OBE dimostra che sono totalmente realistiche, senza alcun errore nel 97,6% dei casi. Se le OBE fossero irreali frammenti di memoria, o fortunate coincidenze, sarebbe impensabile una percentuale di esattezza così alta. Grazie alla ricerca scientifica sappiamo che i ricordi che si formano subito prima o subito dopo un arresto cardiaco-sempre ammesso che si presentino-sono caratterizzati da confusione. È raro, invece, che le NDE contengono ricordi confusi. Se qualche parte della NDE fosse dovuta alla semplice ricostruzione di frammenti di memoria, tali ricordi dovrebbero dunque diventare più o meno confusi via via che il soggetto si avvicina o si allontana dallo stato di incoscienza. Ma non è così. Solitamente coloro che vivono un’esperienza di premorte restano estremamente lucidi dall’inizio fino alla fine. C’è un’altra prova eclatante del fatto che le OBE che si verificano durante un’esperienza di premorte sono reali. Questa prova è offerta dai soggetti che raccontano di aver abbandonato il corpo, di essersene in qualche misura allontanati, valicando la soglia dei sensi fisici. Per esempio, un paziente il cui corpo viene rianimato al pronto soccorso potrebbe ritrovarsi a fluttuare fuori dalla stanza, fino a un’altra ala dell’ospedale. Successivamente potrebbe poi fornire un resoconto accurato di ciò che stava avvenendo lontano dal suo corpo fisico. Molti casi che descrivono una situazione analoga sono stati pubblicati nel corso degli anni dai ricercatori nel campo delle NDE. Nello studio che abbiamo condotto sulle OBE, e di cui abbiamo già parlato, abbiamo riscontrato 10 casi di questo genere. E, in ognuno di essi, le osservazioni compiute durante la OBE risultavano totalmente realistiche. Le OBE che comportano osservazioni a notevole distanza dal corpo risultano realistiche quanto le OBE più frequenti, ovvero quelle in cui il punto d’osservazione è prossimo al corpo fisico. La testimonianza riportata qui di seguito è quella di un medico indiano. Si era costruito una specie di telefono elettrico, ma qualcosa andò storto e rischiò di morire fulminato. L’uomo riuscì a vedere attraverso i muri di casa e vide suo padre avvicinarsi al suo corpo esanime. Riuscì perfino a vedere i dettagli delle tegole del tetto, molto in alto sopra il suo corpo.“Mi liberali a circa 3 m dal suolo, poi mi fermai, restando sospeso vicino al tetto. Riuscivo a vedere da molto vicino, a pochi centimetri di distanza, le scritte impresse sulle tegole. Ogni lettera mi sembrava grandissima…” Essendo un medico, rimango sbalordito da esperienze di questo genere. Perfino adesso, nonostante le centinaia di testimonianze che ho avuto modo di esaminare, provo un incredibile senso di meraviglia al pensiero che la nostra coscienza possa non avere limiti.
Jeffrey Long con Paul Perry – Esiste un posto bellissimo
ESPERIENZE FUORI DAL CORPO
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