I NOSTRI ERRORI (secondo gli spiriti)
Molti errori che commettiamo passano inosservati; ma se interrogassimo più spesso la nostra coscienza, vedremmo quante volte abbiamo mancato senza accorgercene per non aver indagato la natura e il movente dei nostri atti. La forma interrogativa esige risposte categoriche per sì, o per no, che non lasciano via di mezzo. Dalla somma delle risposte, possiamo calcolare quella del bene e del male, che sta in noi.
DOMANDA: – Gesù ha pur detto: Amate anche i vostri nemici. Ma l’amare i nemici non è contrario alle nostre inclinazioni naturali, e l’inimicizia non proviene forse dal difetto di simpatia fra gli Spiriti?
Risposta: «Senza dubbio non si può sentire per i propri nemici un amore tenero e appassionato: il Maestro non l’intendeva così. Amare i propri nemici vuol dire perdonare ad essi e rendere loro bene per male: di questa guisa vi innalzate: con la vendetta vi abbassereste».
DOMANDA: – Che pensate della elemosina?
Risposta: «L’uomo ridotto ad accattare si avvilisce nel morale e nel fisico: abbrutisce. In una società fondata sulla legge di Dio e la giustizia deve essere provveduto alla vita del debole senza sua umiliazione: essa ha l’obbligo di assicurare l’esistenza degli inetti al lavoro senza lasciarne la vita alla mercé del caso e della eventuale carità».
DOMANDA: – E’ dunque da biasimare l’elemosina?
Risposta: «No, non è l’elemosina da biasimare, ma spesso la maniera come viene fatta. L’uomo dabbene, che interpreta la carità secondo il Cristo, previene il misero, e non aspetta che gli stenda la mano. La vera carità è sempre dolce ed affabile, e consiste più nel modo che nel fatto. Un servigio reso con delicatezza acquista doppio valore; reso con alterigia, può essere accettato per il bisogno, ma non tocca il cuore. Ricordatevi anche che la ostentazione toglie agli occhi di Dio il merito del beneficio. Col dire: la vostra sinistra ignori ciò che dà la destra, Gesù vi ha insegnato a non offuscare la carità con l’orgoglio. E’ necessario distinguere l’elemosina propriamente detta dalla beneficenza. Non è sempre il più bisognoso colui che accatta: il timore di un umiliante rifiuto trattiene il vero povero, che spesso soffre senza lagnarsi: questo è il povero, che l’uomo veramente benefico sa cercare senza ostentazione. Amatevi come fratelli: ecco tutta la legge divina, con la quale Iddio governa i mondi. L’amore è la legge di attrazione per gli esseri viventi e organizzati; l’attrazione è la legge d’amore per la materia inorganica. Non dimenticate mai che lo Spirito, qualunque sia il suo grado di progresso e la sua condizione come incarnato od errante, è sempre posto fra un superiore, che lo guida e perfeziona, e un inferiore, verso il quale ha gli stessi doveri da compiere. Siate dunque caritatevoli, non solo di quella carità che v’induce a trarre dalla borsa l’obolo, che date freddamente a chi osa domandarlo, ma anche di quella che risparmia il rossore alla povertà vergognosa. Siate indulgenti coi difetti dei vostri simili: invece di sprezzarne l’ignoranza ed il vizio, istruiteli, e moralizzateli. Siate affettuosi e benevoli con tutti, anche con gli esseri più semplici della creazione, e avrete ubbidito alla legge di Dio».
DOMANDA: – Non ci sono uomini ridotti alla mendicità per propria colpa?
Risposta: «Purtroppo; ma, se una buona educazione morale avesse loro insegnato a praticare la legge di Dio, essi non cadrebbero negli eccessi che ne cagionano la rovina. Da questo, soprattutto, dipende il miglioramento del vostro globo».
DOMANDA:- L’amor materno è una virtù, o un sentimento istintivo comune agli uomini e agli animali?
Risposta: «E’ l’una e l’altra cosa nello stesso tempo. La natura diede alla madre l’amore per i suoi nati nell’interesse della loro conservazione. Nell’animale è limitato ai bisogni materiali, e cessa quando le cure divengono inutili; nell’uomo persiste tutta la vita, comporta le virtù della devozione e del sacrificio, sopravvive anche dopo la morte, e segue il figlio di là dalla tomba. Voi vedete bene che nell’uomo c’è qualche cosa, che non si trova nel bruto».
DOMANDA: – Se l’amore materno è nella natura, perché ci sono madri che odiano i propri figli, spesso fin dalla loro nascita?
Risposta: «E’ questa qualche volta una prova scelta dallo Spirito che s’incarna, o un’espiazione, se egli stesso fu cattivo padre, o cattiva madre, o cattivo figlio in altra esistenza. In tutti i casi, la cattiva madre non può essere animata che da uno Spirito malvagio, il quale tenta di opporsi a quello del figlio, perché soccomba nella prova; ma una tale violazione delle leggi della natura non rimarrà impunita, mentre lo Spirito del figlio sarà ricompensato degli ostacoli che avrà saputo superare».
DOMANDA:- I genitori, che hanno figli, da cui non traggono che cagione di amarezze e di dolori, non sono scusabili, se non portano ad essi quell’amore che avrebbero loro portato nel caso contrario?
Risposta: «No, giacché hanno appunto il còmpito di migliorarli a forza d’amore e di far tutti gli sforzi per ricondurli al bene . D’altra parte quelle amarezze e quei dolori sono spesse volte la conseguenza della cattiva piega che hanno lasciato prendere ai loro nati sin dalla culla: raccolgono allora ciò che hanno seminato».
DOMANDA: – Quale vizio può essere considerato fra tutti come cardinale?
Risposta: «Lo abbiamo detto più volte: l’egoismo, da cui deriva ogni male. Studiate tutti i vizi, e lo ritroverete in fondo a tutti. Pertanto, avrete un bel combatterli, ma non giungerete ad estirparli, fino a che non curerete il male dalla radice, fino a che non ne avrete distrutta la causa. Tendano dunque tutti i vostri sforzi a questo fine, perché in esso sta la vera, paurosa piaga della vostra società. Chi vuole approssimarsi in questa vita alla perfezione morale, strappi dal suo cuore ogni sentimento egoistico, poiché l’egoismo è incompatibile con la giustizia, la carità e l’amore, e soffoca ogni altra virtù».
DOMANDA:- Dal momento che l’egoismo si fonda sul sentimento dell’interesse personale, pare assai difficile estirparlo completamente dal cuore dell’uomo: vi si riuscirà?
Risposta: «A seconda che gli uomini comprendano meglio le cose dello Spirito, daranno peso minore a quelle della materia. Gioverà, inoltre, a questo scopo, la riforma delle istituzioni umane, che lo mantengono ed eccitano, giacché molto dipende dalla educazione».
DOMANDA: – Poiché l’egoismo è inerente alla specie umana, non sarà esso sempre un ostacolo al regno del bene assoluto sulla terra?
Risposta: «L’egoismo è certamente la maggiore vostra cancrena; ma è carattere della inferiorità degli Spiriti incarnati sulla terra, e non dell’umanità in se stessa: ora, gli Spiriti, nel purificarsi con successive incarnazioni, si spogliano di esso come di tutte le altre loro impurità. Credete voi di non avere sulla terra alcun uomo, scevro di egoismo e ardente di carità? Ce ne sono più che non si creda: ma li conoscete poco. Se ce n’è uno, perché non ce ne potrebbero essere dieci; se ce ne sono dieci, perché non ce ne potrebbero essere mille, e così via discorrendo?».
DOMANDA: – L’egoismo, piuttosto che diminuire, cresce con la civiltà, che sembra lo ecciti e alimenti; come mai potrà la causa distruggere l’effetto?
Risposta: «Il male si fa tanto più odioso, quanto più cresce; e appunto la bruttura dei frutti dell’egoismo farà comprendere l’assoluta necessità di estirparlo. Allora, gli uomini vivranno come fratelli, aiutandosi l’un l’altro; allora il forte sarà il sostegno, non l’oppressore del debole, e non si vedrà più alcuno mancare del necessario, perché tutti praticheranno la giustizia e la carità. E’ il regno del bene, che noi Spiriti siamo incaricati di preparare».
DOMANDA:- Con quale mezzo si può distruggere l’egoismo?
Risposta: «Di tutte le imperfezioni umane la più difficile a sradicare è l’egoismo, perché viene dall’influenza della materia, di cui l’uomo, ancora troppo vicino alla sua origine, non ha potuto liberarsi, influenza che trova esca in tutto fra voi: nelle vostre leggi, nel vostro ordinamento sociale, nella vostra educazione. L’egoismo scemerà col prevalere della vita morale sulla materiale, e soprattutto delle nozioni che vi dà lo Spiritismo intorno al vostro stato futuro reale e non snaturato dalle finzioni allegoriche, poiché lo Spiritismo bene compreso, quando si sarà immedesimato coi costumi e con le credenze, trasformerà le abitudini, gli usi, le relazioni sociali.
L’egoismo è fondato sull’importanza della personalità; mentre lo Spiritismo, ripeto, bene compreso, fa vedere le cose da un punto così elevato che il sentimento personale scompare in certo modo davanti all’immensità dell’ordine cosmico e distruggendo quest’importanza che noi diamo a noi stessi, o almeno riducendola alle sue vere proporzioni, combatte necessariamente l’egoismo. Ciò che il più delle volte rende l’uomo egoista è il danno che gli viene dall’egoismo altrui, perché egli sente il bisogno di tenersi sulla difesa. Vedendo gli altri pensare solo a sé stessi, anch’egli è costretto ad occuparsi di sé più che degli altri. Quando il principio della carità e della fratellanza diverrà la base delle istituzioni sociali e dei rapporti legali fra individuo e individuo, l’uomo penserà meno alla sua persona, vedendo che ci pensano gli altri, e subirà l’influenza moralizzatrice dell’esempio e del contatto. In mezzo al presente eccesso di egoismo occorre non poca virtù per rinunziare alla propria personalità a vantaggio degli altri, che spesso ripagano con l’ingratitudine. E’ per questo che a coloro che possiedono questa virtù, è aperto il regno dei cieli e riserbata la felicità degli eletti, poiché in verità vi dico che nel giorno della giustizia, chiunque avrà pensato solo a se stesso sarà abbandonato, e soffrirà il suo isolamento».
DOMANDA:-Qual è il mezzo pratico e più efficace per migliorarsi in questa vita, e resistere alle seduzioni del male?
Risposta: «Ve lo ha detto un savio dell’antichità: Impara a conoscere te stesso».
DOMANDA: – Noi comprendiamo tutta la saggezza di questa massima; ma la difficoltà sta appunto nel conoscere se stesso. Qual è il mezzo di riuscirvi?
Risposta: «Fate quello che i migliori degli uomini hanno sempre fatto. Al termine di ogni giorno, esaminate la vostra coscienza: passate in rassegna ogni vostro atto, e chiedetevi se avete mancato a qualche dovere, se alcuno abbia avuto a lagnarsi di voi: così giungerete a conoscervi e a vedere quello che dovete cambiare in voi. Chi ogni sera riandasse tutte le sue azioni della giornata, e si chiedesse che cosa abbia fatto di bene, o di male, pregando Iddio e il suo Spirito protettore d’illuminarlo, acquisterebbe molta forza per il suo perfezionamento, poiché, credetemi, Iddio lo assisterebbe. Interrogate dunque voi stessi, e domandatevi come e con qual fine abbiate agito nei vari casi: se avete fatto cosa che biasimereste negli altri; se avete commesso un’azione che non oserete confessare. E inoltre riflettete: se piacesse a Dio a chiamarmi in questo momento, avrei, rientrando nel mondo degli Spiriti, ove non si può nascondere nulla, a temere la vista di qualcuno? Riflettete bene su quello che potete aver fatto contro Dio, poi contro il prossimo, e finalmente contro voi stessi. Le risposte daranno pace alla vostra coscienza, o indicheranno un male, al quale dovete riparare. La conoscenza di se stesso è dunque la chiave del miglioramento individuale. Ma, direte voi, come possiamo essere sicuri di giudicarci rettamente? L’illusione dell’amor proprio non attenua le colpe, e non le fa scusare, così che l’avaro si crede economo e previdente, e l’orgoglioso crede di essere un uomo che cura la propria dignità? Questo è vero, purtroppo, però avete un mezzo di controllo, che non vi può ingannare. Allorché siete dubbiosi sul valore di una vostra azione, chiedetevi come la giudichereste, se fosse fatta da altri: se in questo caso la biasimereste, essa non potrebbe essere più legittima in voi, giacché Iddio non ha due pesi per la giustizia.
Cercate, inoltre, di sapere che cosa pensino di voi gli altri, e non trascurate l’opinione dei vostri nemici, poiché questi non hanno alcun interesse a travisare la verità, e spesso Iddio ve li pone a fianco quasi come uno specchio per ammonirvi con maggiore franchezza che non farebbe un amico. Chi fermamente si vuole migliorare scruti dunque la sua coscienza per estirparne le cattive inclinazioni, come strappa le cattive erbe dal suo giardino; faccia il bilancio della sua giornata morale, come il mercante fa quello delle sue partite e dei suoi guadagni, e vi assicuro, che ne trarrà un profitto assai maggiore. Quando egli si possa rispondere che la sua giornata fu buona, può addormentarsi in pace, senza temere che la morte possa sorprenderlo nel sonno. In applicazione di questo consiglio, rivolgete a voi stessi delle domande nette e precise, e non temete di moltiplicarle. Si possono ben dedicare ogni giorno alcuni minuti per la conquista della felicità! Non lavorate tutti i giorni per accumulare di che sostentarvi nella vecchiaia? Quel benché tardo riposo non è l’oggetto di tutti i vostri desideri, lo scopo che vi fa sopportare tante fatiche e tante privazioni momentanee? Ordunque, che cosa è quel riposo di pochi giorni dagli acciacchi del corpo, in confronto di quello che è riservato all’uomo virtuoso? Non vale esso la pena di fare qualche sforzo? So che molti obiettano che il presente è certo, ma che è incerto l’avvenire; ma appunto questo è il pensiero che noi siamo incaricati di distruggere in voi, ed è per questo che vogliamo farvi conoscere questo avvenire in modo che non vi possa lasciare alcun dubbio nell’animo. A questo scopo, abbiamo dapprima svegliata la vostra attenzione con fenomeni atti a colpire i sensi, e poi vi diamo istruzioni che ciascuno di voi è tenuto ad applicare e a diffondere».
Allan Kardec* Il libro degli spiriti
Nota* Allan Kardec – è il nome con cui è conosciuto uno dei grandi pensatori del Cristianesimo spiritista. Si Chiamava in realtà Hippolyte Lèon Denizard Rivail. Nato a Lyon in Francia(1804) da famiglia borghese che lo educa a principi forti, di onestà e virtù. Dopo i primi studi a Bourg, i genitori nel 1814 lo mandano a studiare nel prestigioso Istituto Pedagogico di Jean Henry Pestalozzi a Yverdon, sul lago di Neuchatel, in Svizzera. Nell’istituto si seguivano i principi naturalistici del grande filosofo Jean Jacques Rousseau: i giovani vi venivano educati senza il ricorso, a quel tempo abituale, a punizioni corporali.
Nel 1818 Lèon si diploma brillantemente: conosce, oltre al francese, l’inglese, il tedesco, e l’olandese e possiede una straordinaria preparazione etica e culturale. Fonda a Parigi una scuola ispirata alla Pedagogia di Pestalozzi. Nel 1831 pubblica il fondamentale studio ” Qual è il sistema di studio più in armonia con le necessità dell’ epoca? ” grazie al quale ottiene il Premio dell’ Accademia reale di Arras. Si dedicò alla pedagogia fino al 1848, quando iniziò a studiare lo Spiritismo. La sua piena conversione avvenne perô solo tra il 1854 ed 1855.
Le prime esperienze medianiche osservate da Lèon Denizard si verificarono in una non meglio precisata sera del maggio 1855 nella casa parigina della signora Plainemaison. Decise cosi di studiare razionalmente le legge che presiedono ai fenomeni spiritisti . Il 25 marzo 1856, dopo mesi di studi indefessi, aveva raccolto gran parte del materiale che andrà a costituire Il Libro degli Spiriti, diventando così il codificatore di quei fenomeni. Poco più di un mese dopo, il 30 aprile, seppe della sua missione dalla medium Aline C. Scelse lo pseudonimo Allan Kardec per i misteriosi legami che lo vincolavano a vite anteriori, ma soprattutto per non mischiare la sua opera di docente con il suo lavoro di codificatore spiritista.
Con straordinaria passione scrive Il Libro degli Spiriti, pubblicato nel 1857, conteneva 501 quesiti, stampati su doppia colonna, una per le domande, l’altra per le risposte degli spiriti.
Dal 1857 al 1869 si dedicò completamente al spiritismo: fondò nell’ aprile 1858, la Società parigina per gli Studi Spiritisti e, poco dopo, la Rivista Spiritista. Via via diede vita a un poderoso sistema di corrispondenza con diversi paesi, viaggiando e tenendo conferenze per stimolare la formazione di nuovi centri e per completare la sua missione di codificatore. Pubblicò altri quattro libri, che con il Libro degli Spiriti formano il cosiddetto Pentateuco Kardequiano: Libro dei Medium(1861)/Il Vangelo secondo lo Spiritismo(1864)/Il Cielo e l’Inferno(1865)/La Genesi(1868).
Nel pieno dell’attività quando non aveva ancora 65 anni, Allan Kardec disincarnò il 31 marzo 1869, per un aneurisma cerebrale.”