AIUTARE LE ANIME PERSE : RISPONDE UN ANGELO ?
Parlami del coma. Se un malato entra in coma significa che la sua anima sta mettendo fine alla vita terrena?
No. Significa che l’anima vuole rimanere ancora nel corpo e intavola una discussione con quest’ultimo e con il Padre. Si arriva al coma quando il corpo riesce ancora a resistere e a funzionare e Dio è d’accordo. Il malato in coma non è senza coscienza ma solo completamente concentrato su se stesso e incapace di comunicare con l’esterno. L’anima rimane legata al corpo ma riesce a uscirne temporaneamente per spostarsi, visitare i propri cari o luoghi amati. Riesce anche a portare consolazione conforto ad altre persone e a raccogliere informazioni.
È possibile contattare un’anima di questo tipo?
Certo, basta chiamarla e chiederle se vuole parlarvi. La questione non è se lei vi capisce ma se voi riuscite a sentirla perché per farlo serve una particolare sensibilità, la stessa che permette di parlare con gli angeli.
Cosa c’è di attraente nel coma per l’anima?
La stessa attrattiva che si riscontra tra traslocare o fare un viaggio. Se viaggi puoi sempre tornare a casa e se chi vi è rimasto se ne è occupato bene la trovi pulita, ordinata, calda e accogliente. Normalmente l’anima sa che può fidarsi del corpo come un buon governante, esso si preoccuperà di nutrirsi, respirare, mantenersi in vita, così da permettere all’anima di ritrovare in ordine il suo rifugio una volta rientrata.
Viceversa se una casa viene lasciata chiusa per tanto tempo e nessuno se ne occupa ne risente. Anche il corpo abbandonato se stesso o si indebolisce e l’anima non lo troverà più adatto al suo ritorno. L’anima, dopo aver visto posti bellissimi e aver viaggiato in lungo e in largo deve così decidere se accettarlo così come o andarsene definitivamente.
Quando termina lo stato di coma?
Il corpo, che è in parte corresponsabile del coma, deve essere molto paziente, ma non sempre ci riesce. Potrebbe anche dare un ultimatum all’anima, farle fretta perché si decida ad andare o rimanere. Se invece è disponibile a restare in questo stato, permette all’anima di rendersi finalmente conto di quanto amore e rispetto essa debba avere per il corpo stesso. In questo modo l’anima riesce a superare la rabbia e il risentimento verso la materia e l’indecisione rispetto al suo stato, e ciò le permette di andarsene in pace. Nello stato di coma l’anima abbandona il corpo come per un viaggio ma non vi fa più ritorno se ne va serenamente e tranquillamente.
Come devono comportarsi parenti di chi è in coma?
Devono essere il più possibile naturali e dimostrarsi sinceramente interessati alle condizioni del malato e comprensivi. Sembra difficile ma almeno i familiari dovrebbero riuscire a capire che il paziente ha deciso di entrare in coma, senza per questo rinunciare al corpo e al legame terreno. Per questo i parenti devono riuscire ad andare avanti con la loro vita di sempre e trattare malato come se non si trovasse in coma. Si può per esempio andare a trovarlo e raccontargli di piccoli imprevisti quotidiani o di successi lavorativi, cantargli una canzone appena uscita per fargli capire quanto sia bella, mostrargli un nuovo vestito e chiedere il suo parere. Se il suo corpo mostrerà di reagire ai vostri stimoli, credetegli: sta rispondendo alle vostre domande.
Mostrate anche interesse per le esplorazioni che l’anima del malato sta compiendo, trattatelo come un viaggiatore. I familiari poi dovrebbero prestare attenzione ai segnali che egli manda spesso attraverso i sogni.
Cosa sono le anime perse e come si può aiutarle?
Certe volte dopo la morte l’anima non trova la strada. Si attacca alla vita passata, alle proprietà e ai beni, alla famiglia o agli affari. Cerca il proprio corpo che nel frattempo è stato seppellito, non riesce più a orientarsi, tenta inutilmente di attirare l’attenzione ed è profondamente infelice. Si sente persa, non sa dove andare o cosa fare, vorrebbe tornare nel corpo ma non è più possibile.
Come può succedere?
Non si sa, si può solo dire quali persone sono predisposte. Se il defunto era convinto che la sua vita e il funzionamento del corpo fossero strettamente collegati non riesce a capire l’esistenza dell’anima e come è possibile che sia morto ma abbia ancora coscienza di sé. Se il defunto era convinto che gli angeli non esistono la sua anima avrà difficoltà a trovare l’Angelo guida e gli altri esseri di luce e ad affidarsi a loro. Se il defunto non ha accettato di essere morto l’anima rimane ancorata alle cose terrene e a quanto è rimasto in sospeso e non riesce andare oltre. Se il defunto non sapeva che può aiutare i suoi cari anche dal cielo ritiene indispensabile la sua presenza in terra. Se il defunto credeva in Dio ma non ai suoi messaggeri e intermediari l’anima teme di doversi trovare direttamente davanti a Dio onnipotente. Se il defunto credeva al peccato e all’inferno l’anima ha paura a varcare le porte del cielo. Se il defunto è stato vittima di un omicidio l’anima può non accettare di essere morta, rischio che si corre anche con l’eutanasia. In tutte le situazioni precedenti l’anima può ritrovarsi, per un motivo o l’altro, ad avere nostalgia della vita terrena e a vagare sulla terra, nei luoghi cari o nelle immediate vicinanze, senza più un corpo in cui tornare. Per questo è molto importante che l’uomo accetti la morte e la accolga con serenità e tranquillità; questa accettazione è giudicata fondamentale anche dal Padre che dà sempre all’anima il tempo necessario per prepararsi. Tenendo a mente questo è evidente quanto l’eutanasia sia deleteria nonostante le buone intenzioni di chi la mette in atto, che si tratti del medico o dei familiari.
Molte persone hanno riferito di sentire delle presenze nelle loro abitazioni, credono che siano infestate da un fantasma che hanno visto o udito. Si tratta delle anime perse che cercano di attirare l’attenzione?
Potrebbe essere. Ma si può trattare anche di scherzi degli spiriti naturali: comunque sia non c’è motivo di spaventarsi, non si tratta di spiriti infernali o demoniaci come lasciano intendere i vostri film. Se si tratta davvero di un’anima persa non dovete aver paura ma compassione. Cercate di aiutarla provando a parlare e a capire cosa potete fare per lei.
Se le anime perse non ci appaiono in questa maniera possiamo comunque fare qualcosa per loro?
Sì, chi riesce a entrare in contatto con loro dovrebbe cercare di aiutarle a risolvere il loro problema.
Come si può aiutarle?
Ci si trova in gruppo, si invitano le anime perse e si prega perché possano tornare alla luce.
Alla lunga tutte le anime perse ritrovano la strada del cielo?
Naturalmente, nessuna anima è persa per sempre. Ma spesso si tratta di un processo lungo e complesso, e il compito degli uomini e di facilitarlo. Sarebbe più facile se tutti si dedicassero questo incarico. Ci sono persone che vi dedicano più tempo di altre, negli ordini e nelle comunità religiose si prega costantemente per la salvezza delle anime perse che vengono attratte nei luoghi di preghiera e li aiutate e illuminate finché, riconoscenti, trovano la strada verso il cielo.
E se non accettano l’aiuto e testardamente persistono nel loro errore?
Vale sempre la pena di tentare, e poi l’uomo non è da solo a occuparsi di questo compito, ma è affiancato dagli angeli e dai santi. Il problema è che queste anime hanno difficoltà ad accettare l’aiuto che viene loro offerto. Ma dopo un certo periodo, più o meno lungo, si stancano e si rassegnano, capiscono che è impossibile tornare alla vita terrena e accettano di essere morte. L’apparente mancanza di una via d’uscita permette loro di ammettere l’inevitabile e di accettare l’aiuto degli angeli e degli altri esseri celesti dando loro fiducia e lasciandosi guidare. È qualcosa di simile a ciò che accade alle anime che hanno deciso di rimanere nel deserto interiore e temono l’incontro con Cristo. Prima o poi le anime perse arrivano ad accettare l’aiuto offerto e a trovare la strada verso il cielo.
Alexa Kriele* – Gli angeli e l’aldilà
NOTA* Alexa Kriele è una esperta di fama mondiale nello studio dell’Angelologia. Attraverso la sua profonda fede Cristiana e le sue capacità medianiche riescea trasmetterci i messaggi degli Angeli rispondendo a domande poste dal suo interlocutore Bernard Jakoby, esperto parapsicologo tedesco.