VISIONI DI PRE-MORTE
Le esperienze premorte sono esperienze soggettive, vissute individualmente, da chi ad un certo momento della propria vita si trova coinvolto. Le persone che hanno subito queste esperienze sono individui normalissimi, che non avrebbero mai pensato potesse loro accadere. E, nella maggior parte dei casi, questi eventi li hanno cambiati profondamente.
Al “ritorno”, come molti di loro amano definire il risveglio, non hanno generalmente più paura della morte, che viene accettata come un fatto naturale tanto quanto il mangiare o il bere un bicchiere d’acqua. Inoltre spesso accade che cambino lavoro, partner, ed in alcuni casi sviluppino doti che non avevano mai saputo di avere, come talenti musicali o artistici o capacità praniche. La maggior parte di loro si professa cattolica per battesimo, ma non praticante. Analogamente la maggior parte di esse, al risveglio, matura una spiritualità profonda, ma tutt’altro che dottrinale. Le esperienze sono riportate qui il più fedelmente possibile, senza correzioni o omissioni, sono stati omessi solo i particolari (nomi di luoghi, di persone eccetera).
1°CASO
Eravamo in autostrada all’uscita di ###.
Sullo svincolo facemmo un frontale con un’automobile che proveniva dal lato opposto. Avevo riportato molte contusioni, e con mia grande paura vidi che non riuscivo a muovere le gambe, non le sentivo più.
Venni immediatamente soccorsa da un medico che aveva assistito alla scena, poi in pochi minuti arrivò l’ambulanza. Non avevo perso coscienza sul momento. Mentre mi caricavano sull’ ambulanza iniziai a vedere tutto più sfumato, più bianco, e una luce bianca… Le persone iniziavano a sfocarsi , non capivo bene cosa stesse succedendo, sentivo le loro voci sempre più lontane, finché non mi ritrovai completamente avvolta da una luce bianca. Era molto intensa e mi dava quasi fastidio agli occhi man mano che andavo avanti. Mi sentivo bene, molto bene. Ero serena, tranquilla, felice. Poi ad un certo punto mi sentii sollevata come se fluttuarsi nell’aria e dall’altro vidi il mio corpo sul lettino dentro l’ambulanza, mentre cercavano di rianimarmi, ma io non avevo nessuna voglia di tornare nel mio corpo. Continuavo a fluttuare verso questa luce che diventava sempre più bianca e mi sentivo come avvolta da un calore. Ricordo che l’ambulanza si era fermata, mi avevano attaccato l’ossigeno, ricordo che urlavano tra virgolette non respira più non respira più!”, Poi basta, io lì mi sono proprio girata con la testa, come se si fosse rinchiuso un vortice dietro di me ed andavo verso quella luce. Riconoscevo me stessa e comprendevo quello che era il mio corpo, ma non avevo paura né voglia di tornare indietro ed anche se ero consapevole del fatto che avrei lasciato mia madre e mio padre, stavo troppo bene. Quando ho visto il mio corpo, dall’alto, mi ero resa conto dell’incidente e riuscivo a collegare quello che mi stava succedendo, ma ero così assorta da questa luce che sembrava annullarsi tutto e l’idea di andarci incontro mi faceva stare molto bene.
Mentre ci andavo sentii quasi immediatamente la voce di mio nonno (deceduto alcuni anni prima). Non lo vidi, ma riconobbi chiaramente la sua voce. Vedevo che davanti a me come in prospettiva c’era una luce ancora più forte che non riuscivo a fissare. Non riuscivo ad arrivarci perché la voce di mio nonno mi diceva “dove vai” chiamandomi per nome. Mi fermai, poi la voce continuò dicendomi “non è ancora il tuo momento, c’è bisogno di te, devi tornare, non è ancora il tuo momento”. In quell’attimo mi scesero due lacrime nel cuore, perché lui sentiva lo stesso (con questo la protagonista intende dire che comunicava senza parlare, come accade spesso nelle n.d. e) e gli dissi :”Io sto bene qua, sto bene con te, non voglio tornare”. E lui mi rispose: “No! tu devi tornare!”. In quel momento aprì gli occhi, mi stavano scaricando dall’ambulanza, erano passati almeno tre quarti d’ora, forse un’ora… Ma durante l’esperienza non avevo percezione del tempo, potrei dire che forse tutto era durato 15 secondi, ma il tempo aveva perso il suo significato. In seguito il personale dell’ambulanza mi confermò che effettivamente avevo avuto un arresto respiratorio e che temevano che lo stesso fosse stato causato dal trauma cranico e da un’eventuale emorragia (che di seguito non è stata confermata dalla tac).
Nota: la persona ricorda perfettamente l’esperienza, riferisce che al momento dell’esperienza era atea.)
2°CASO
Ero a casa a letto e stavo molto male. Un mio familiare aveva chiamato il 118. Ho visto arrivare gli infermieri, poi mi sono sentito svenire. Ricordo come ultima cosa che gli sentii dire “lo stiamo perdendo”. Mi ritrovai improvvisamente in un giardino con dei grandi alberi fioriti bellissimi. Non so spiegare come fossi arrivato in questo giardino dove c’era una luce diffusa. Non c’era un punto preciso da dove proveniva, era semplicemente ovunque. Era intensa ma non dava fastidio. In questo giardino con questi alberi enormi, fioriti, mi sentivo benissimo con una beatitudine che non avevo mai vissuto prima e che non so spiegare. Ricordo di aver percepito chiaramente la presenza di mio padre, ero sicuro che c’era anche se non dubiti. Non avevo mai visto prima un giardino come quello. Le mie sensazioni erano estremamente intense e non provavo nessun dolore. Stavo molto bene, non so quanto duro. I miei familiari mi hanno riferito che il tutto è durato pochi minuti, mentre per me, durante l’esperienza, il tempo aveva perso ogni significato. Quando gli infermieri mi svegliarono per prima cosa mi sentii schizzato e chiesi: “perché non mi avete lasciato dov’ero? Stavo così bene!”, Cosa poi che ho ripetuto anche in ambulanza. L’esperienza si è conclusa all’improvviso. In seguito mi fu diagnosticata un’emorragia interna.
3°CASO
Mancava poco al parto, ma insorsero delle complicazioni, ricordo che mi trovavo nel reparto di ginecologia dell’ospedale di ###. Ero in sala, il canale del parto non si apriva. Ricordo i dialoghi del personale sanitario, finché non ho perso i sensi. Improvvisamente mi sono sentita come risucchiata in un vortice scuro. In un attimo, non so spiegare come, mi sono ritrovata in un giardino pieno di luce. Avevo perfettamente coscienza di me, solo che non avvertivo il mio corpo. Appena arrivata in questo luogo vidi una figura di luce molto grande. Era il giardino della casa dei miei nonni dove io andavo da piccola a passare l’estate e al quale ho legato dei bellissimi ricordi. Solo che era diverso da come lo ricordavo, nel senso che in questa occasione era inondato di una luce chiara, strana, diversa da quella naturale del sole. Mi sentivo ricolma di gioia e di benessere. I miei nonni, in questo giardino, mi venivano incontro. Li vidi proprio come li ricordavo. Vestiti come erano di solito negli ultimi tempi. La luce era di un giallo molto intenso, ma non mi ha cercato. Parlai con i nonni, anche se più che parlare comunicavo direttamente col pensiero, e loro mi chiesero cosa ci facessi in quel posto. In quel momento però io non ricordavo più come mai ero la, non collegavo il fatto di trovarmi in quel posto con ciò che mi era successo. Non ricordo cosa ci siamo detti ancora con i nonni, e non so dire quanto tempo sia rimasta in quelle condizioni, perché non percepivo lo scorrere del tempo. Poi cominciò il dramma del rientro, cambiò la scena in cui mi trovavo anche se non so spiegare come. Ebbi la percezione di essere sul soffitto di una stanza e di vedere il mio corpo sotto di me. Ricordo che nella sala era buio. Vedevo il mio corpo e la parete. Appena rientrai nel corpo, iniziai ad avere dei barlumi di lucidità. Vedevo le pareti bianche e pensavo di essere in obitorio perché non sentivo più niente del mio corpo, poi è arrivata un’infermiera che mi ha informata che mio figlio era nato.
Davide Vaccarin – NDE
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