BAMBINI CHE RICORDANO ALTRE VITE
Da sempre mi occupo delle stesse questioni misteriose che hanno impegnato i filosofi fin dall’inizio dei tempi e forse da prima, se mi è concesso di azzardare un’ipotesi sugli argomenti di discussione dell’uomo primitivo. “Esiste la vita prima della vita o oltre la morte? Esistono davvero gli angeli? Esiste un Dio e, se sì, che sembianze ha? La nostra anima e la nostra coscienza sopravvivono ai nostri corpi?”. Queste sono le domande che assillano da sempre gli studiosi. Eppure chi potrebbe fornire le risposte che ogni sforzo dei più saggi non ha saputo dare potrebbero essere propri fanciulli.
Tutte le storie raccontate qui provengono direttamente dalle labbra di bambini e bambine. Raccontano di aver vissuto in diversi corpi, di essere morti in incidenti stradali, di essere stati adulti in una vita precedente, di essere stati i mariti o mogli, prima di giungere qui con noi. Esiste un corpus crescente di prove attualmente al vaglio della comunità scientifica che sembra suggerire la possibilità di una “pre-vita”. Chi ha studiato a fondo tale fenomeno lo ritiene una conclusione verificabile.
PRIMA STORIA.
Tra i 2 e i 4 anni, mio figlio maggiore Davide descrisse spesso i dettagli di una vita passata. Iniziò raccontandomi della sua “casa in Asia”, di come vivessi lì con sua sorella prima che la casa “bruciasse durante la guerra”. Parlava continuamente della guerra e della sua casa in Asia e di come fosse bruciata. Un giorno-aveva circa quattro anni ed era in grado di esprimersi meglio-mi raccontò di aver visto mia sorella nella casa che bruciava. Gli chiesi come avesse potuto vederla e lui disse: “Perché fluttuavo sopra la casa e guardavo giù. È morta anche lei!”
Santo cielo! Mi parlava spesso anche di quello che lei diceva. Inoltre la descrisse con lunghi capelli neri e un viso dai lineamenti forti. Non so se fosse la sorella di una vita precedente o forse uno spirito Guida o un altra entità. Ma so che era troppo piccolo per parlare a casaccio di Asia, case che bruciano, guerre o persone morte. È fuori di dubbio, che quelli fossero ricordi reali di una vita passata.
Crescendo, Davide riportò molteplici avvistamenti di Angeli e a volte spiriti non meglio definiti. A volte iniziava a parlare dicendo: “Quando ero adulto…”. Credevo già molto nella spiritualità prima che nascesse, ma le sue parole hanno confermato e consolidato definitivamente la mia fede.
SECONDA STORIA.
Quando nacque mio figlio Cairo, nel 1993, provai una sensazione di consapevolezza e rimembranza. Mi sembrò di conoscere già il mio neonato, cosa che non mi era capitata con il primogenito, che, al contrario, l’ho percepito come un nuovo essere meraviglioso che vedevo per la prima volta.
Fin da quando ero molto piccolo, Cairo mi stava sempre appiccicato. Ovunque andassi, qualsiasi cosa facessi, mi seguiva. Era un bambino felice, sebbene taciturno: gli piaceva osservare gli adulti. Stavamo camminando sulla strada-avrà avuto quasi due anni-quando gli presi la mano mettendolo in guardia dai pericoli del traffico per fargli capire perché dovesse tenermela.
“Sì” disse calmo, “se no muoio ancora.”
“Muori ancora?”. Io ero basita.
“Certo! Non ricordi? Quando ero piccolo sono caduto e ho picchiato la testa sulla strada e quel camion mi ha schiacciato.” Rimasi senza parole. Non solo fui sorpresa del fatto che avesse parlato, ma improvvisamente cercavo anche di capire da dove venisse quella storia bizzarra e così dettagliata. Lui non battè ciglio, rimase determinato e serio. Gli chiesi se avesse fatto un brutto sogno e lui si offese. “Noooo!” Gridò, cercando di convincermi. “Quando ero più piccolo sono caduto ho picchiato la testa e il camion mi è passato sopra. Non ricordi?”. Il fatto che non “ricordarsi” era la cosa che lo turbava di più. Mi guardava con insistenza, deluso perché non ricordavo. Disse qualcosa sul dolore e poi rivolse altrove la sua attenzione. Avevo il cervello in subbuglio. Aveva visto qualcosa in tv? Ma non la guardavamo mai e comunque nulla di così brutto. Che abbia sentito qualcosa alla radio o al telegiornale? Abbiamo parlato di qualcuno morto di recente? Stanno circolando storie simili? Per una frazione di secondo pensai che fosse un ricordo di una vita precedente. Ora sono sicura che lo fosse.
TERZA STORIA.
Mia figlia aveva circa tre anni, la stavo tenendo in braccio e stavamo cantando una canzone. Mi stava guardando negli occhi e a un certo punto smise di cantare. Si bloccò e mi chiese, molto lentamente, se mi ricordassi della caserma dei pompieri. Mi disse che c’era un incendio e che i suoi genitori erano morti. Descrisse tutta la scena e poi disse che io ero la sua nonna Laura e che lei era venuta a vivere con me, e che in quella vita mi voleva tanto bene. Poi smise di parlare e ricominciò a cantare, forse perché aveva visto che avevo la pelle d’oca e, devo ammettere, ero scioccata. In quel periodo facevo ancora del mio meglio per disinteressarmi delle cose spirituali, mentre mia figlia nera già profondamente pervasa.
QUARTA STORIA.
Mio figlio Marco ha ventiquattro anni. Un giorno, quando ne aveva tre, eravamo seduti sul letto a leggere una storia. Mi guardò e senza motivo mi disse: “Ti voglio bene, mamma, ma lo sapevi che non eri la mia vera mamma? La mia mamma vera, mio fratello e mia sorella sono morti in un incendio”. Sono rimasta scioccata perché era serio e ha aggiunto che aveva avuto paura, ma che poi un pompiere lo aveva salvato e Dio aveva scelto me come sua nuova mamma.
Gli dissi: “No Marco, io sono la tua mamma!”. Rispose con la faccia tutta seria: “No, tu sei l’altra mia mamma, non quella vera. Ti voglio bene ma mi mancano. Mi mancano mio fratello e mia sorella”. Poi si mise a piangere. Non lo dimenticherò mai. E non potrò mai scordare la sua espressione. Mi pento solo di non avergli chiesto altro, ma mi aveva completamente annichilito. Non sapevo cosa dire e cosa fare, perciò lo strinsi forte a me e gli dissi che gli volevo tanto bene.
QUINTA STORIA.
Mia figlia più piccola vide una svastica e mi riferì che ne aveva una sulla manica. Mi raccontò che era un uomo durante una brutta guerra, aveva anche una figlia con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Poi era morto. Disse che era venuta qui per rimediare a quello che aveva fatto. Sentiva anche delle voci e ci rimaneva male quando capiva che nessuno di noi le sentiva. Pregammo che la smettessero almeno finché non fosse cresciuta abbastanza da poter comprendere meglio il tutto.
SESTA STORIA.
Mio figlio Noah, che adesso ha sei anni, è sempre stato molto perspicace. Sa tutto dei chakra e degli spiriti guida e spesso, chiuso nella sua stanza, parla con il suo spirito guida, Bill. Ho anche fatto un video in cui lui gioca in mezzo a dei globi fluttuanti. A volte Noah mi appoggia una mano sulla testa, sul braccio o sullo stomaco quando non mi sento tanto bene e nel giro di qualche minuto mi sento decisamente meglio. È una bellissima luce scintillante e splendente e sono fortunata essere sua madre! È il mio maestro più grande. Un paio d’anni fa gli chiesi: “Come sono gli Angeli?”
“Ma, mamma, lo sai!”. “Non è vero: sono più vecchia di te e non me lo ricordo! Tu sei piccolo, sei appena arrivato, quindi raccontami!”. Senza pause rispose: “A volte sono viola, a volte di tutti i colori, e sono grandi e luminosi. Amano tantissimo. Io gioco tanto con gli Angeli. Quando sei stata pronta per me gli Angeli hanno pianto perché erano tristi che me ne andavo. Piangono solo quando se ne vanno i loro bambini, ma erano felici che avessi scelto te”.
Il mio piccolo di quattro anni, con tanta saggezza nei suoi occhi intensi mi ha commosso profondamente.
SETTIMA STORIA
Mia figlia sembra avere dei ricordi lucidissimi della sua vita precedente. Ha imparato presto a parlare piuttosto bene tanto da meravigliarmi in più di un’occasione per le sue intuizioni. Se bene io e mio marito crediamo nelle vite passate, non ne abbiamo mai parlato davanti a lei.
Una volta-aveva due anni-stavamo facendo il bagno insieme. Mi disse: “Sai che nella mia vita di prima io ero la mamma e tu il mio bebè? Solo che eri un maschio. Eri a letto e stavi molto male. Mi chiamavi continuamente e solo quando sono arrivata sei potuta morire”.
In quel periodo mi toccava sempre la fronte e quando le chiedevo il motivo mi rispondeva che stava “toccando il mio terzo occhio”. “Capisco, e tutti hanno il terzo occhio?” chiesi.
“Sì” rispose, “ma quello di alcuni è chiuso e quindi non vedono”. Né io né mio marito abbiamo mai parlato del terzo occhio…
La notizia della morte di Nelson Mandela fece scalpore in tutto il mondo e per noi qui in sud Africa fu una grave perdita. Mia figlia aveva tre anni e ne parlammo così. Lei mi chiese:
“Chi è Mandela?”
“Era un uomo molto importante che ci ha insegnato la pace e ha unito le persone. Ora è morto e la gente lo piange”.
“Era molto vecchio?”
“Sì, abbastanza”.
“Allora perché la gente triste? È arrivato suo momento, tutto qui. E comunque tornerà come bambino”.
Wayne W Dayer – Ricordi del paradiso