REINCARNAZIONE IN FAMIGLIA

Il tema della reincarnazione all’interno della stessa famiglia attraverso varie generazioni è emerso abbondantemente nelle risposte che abbiamo ricevuto da tutto l’mondo. Sembra che i bambini possiedano ricordi precisi delle vite precedenti vissute nei panni di altri membri della propria famiglia quest’idea di “ritorno in famiglia” dimostra perfettamente quanto la reincarnazione sia un fatto estremamente personale, e come le questioni emotive e relazionali possono perdurare da una vita all’altra. Di fatto l’idea di reincarnazione continuamente all’interno dello stesso nucleo familiare è così diffusa nella letteratura sulle vite passate che è stato addirittura scritto un libro sull’argomento, RETURN OF HEAVEN di Carol Bowman, in cui l’autrice mette a disposizione del lettore migliaia di esempi. Esistono moltissimi casi di anime che, a quanto pare, fanno ammenda nei confronti di altri familiari ritornando e rientrando in famiglia sotto forma di nuovi bambini. Sono quelle che definisco “inversioni di ruolo”, e in questo capitolo ne troverete alcuni esempi. Abbiamo ricevuto centinaia di testimonianze in cui genitori stupefatti si sono sentiti dire cose come “Prima e ero tua mamma, ora tu sei la mia” oppure “Ricordi quando eri bambino e ti nutrivo?” Questi pensieri, quando vengono espressi seriamente dai bambini, spesso provocano incredulità negli adulti e nei genitori “più saggi”, ma il più delle volte questi piccoli non stanno facendo altro che esprimere qualcosa che percepiscono e reputano assolutamente reale. Non hanno alcun interesse di dimostrare di dire la verità ne hanno necessità di convincervi della realtà della loro vita precedente: esprimono semplicemente ciò che sanno essere vero. Alcuni ricordano i propri sogni, altri no. Allo stesso modo pare che alcuni riescono a ricordare la loro vita precedente, mentre altri non ne hanno alcun ricordo. Ogni nuovo nato può contenere l’anima di un caro familiare trapassato, e ci sono parecchi indizi a supporto di questa tesi. Non voglio sostenere che ogni bambino sia la reincarnazione di un antenato, tuttavia, dopo aver esaminato numerosissime prove-molte delle quali fornite da rispettabili studiosi che si sono dedicati ad approfondire l’argomento-, la mia mente è aperta all’ipotesi. Non affermo di conoscere i motivi per cui un’anima ritorni in famiglia dopo molte generazioni, ma c’è un numero tale di persone al mondo che riporta storie simili che vi incoraggio a guardare in faccia i vostri figli e chiedervi chi possano essere stati prima di arrivare da voi. Potrebbe essere il nonno, quello che avete in braccio e acquistate dandogli biberon. Non sarebbe meraviglioso!
PRIMA TESTIMONIANZA: “Ho un bambino di quattro anni e non ha mai conosciuto suo nonno (mio padre) che è morto nel 2002. Un anno fa, un pomeriggio, mentre salivamo le scale, senza alcun preavviso si è girato e ha detto: “sai, papà, che quando avevi la mia età e ero io il tuo papà?”. Il mio primo pensiero è stato: potrebbe davvero essere la reincarnazione di mio padre? Poi gli ho chiesto: “come fai a saperlo?”. Al che mi ha semplicemente risposto: “lo so e basta” per poi proseguire come se niente fosse.
SECONDA TESTIMONIANZA: Mio nipote David aveva cinque anni quando iniziò ad accennare dei ricordi di mio padre, che non aveva mai conosciuto. Lo faceva sorridendo con quella stessa identica espressione radiosa che aveva mio padre quando faceva le stesse cose. Un giorno mi disse: “Ricordo di essere stato lui… Mi ricordo anche di te”. Non avevamo filmini o fotografie, parlavamo spesso della nonna ma raramente di lui. Ancora oggi, anche se ovviamente non ne ho le prove, mi chiedo se esistano le vite passate. Mio padre aveva fatto la guerra e ne era rimasto fisicamente devastato. David ha i piedi piatti, ad esempio, e immagino che, se fosse davvero mio padre, non avrebbe nessuna voglia di andare in guerra. Mio padre aveva anche una piccola malformazione al gomito che lo costringeva a tenere il braccio piegato in una posa innaturale. David una volta cadde e si ruppe il braccio, che da allora gli è rimasto un po’ piegato alla stessa maniera. Ho molti altri piccoli indizi simili. Non dico di credere in una cosa o nell’altra, riporto solo quello che vedo e percepisco.
TERZA TESTIMONIANZA: Un giorno mia figlia Rebecca, di tre anni, mentre giocavamo in camera sua mi disse: “Ti ricordi quand’ero tua mamma?”. No, raccontami tutto” dissi mentre rabbrividii’. “Non sono stata molto gentile con te, ricordi?”. “No, non mi ricordo più.” “Beh, meno male che adesso sei tu la mamma.” Rebecca oggi ha tredici anni e non ricorda questa conversazione. Mi sarebbe piaciuto sapere come aiutarla a tenere vivi questi ricordi.
Quarta testimonianza: Tanti anni fa, quando mia figlia aveva circa tre anni, facevo il turno di notte al lavoro come infermiera e di giorno sonnecchiavano sul divano mentre la tenevo d’occhio. È sempre stata molto zelante e ogni volta che mi appisolava o veniva a darmi un colpetto sulla testa. Un giorno in particolare mentre mi ticchettava il viso e la testa, disse (e lo ricorderò per sempre): “non ti ricordi? Io ero la tua mamma!”. Mi svegliai di colpo. Devo essere sembrata sorpresa perché subito ripeté la stessa cosa. Lo dissi a mio marito ed entrambi eravamo aperti all’idea che potesse avere dei ricordi di quel tempo “intermedio”.
QUINTA TESTIMONIANZA: Mio figlio aveva due anni e stava giocando tutto assorto quando disse: “Ti ricordi quando eri una bambina e io ti davo da mangiare?”. È nato esattamente un anno dopo il giorno in cui morì mio nonno e una volta mi disse: “Che giorno è oggi?”. Giovedì, risposi. “No, qual’è la data di oggi?”. Sarebbe stato il compleanno di mio nonno.
SESTA TESTIMONIANZA: Mia figlia di tre anni mi disse che era il nipotino preferito di nonna Rosa. Io gliel’ho spiegato che, no, è sempre stata una femmina, e lei mi ha risposto: “Non capisci, ero il suo figlioletto e sono morto a quattro anni”. Non sono stata brava abbastanza da continuare a farle domande. Solo dieci anni più tardi, tuttavia, ho scoperto che il figlio di Rosa era morto quando aveva circa 4 anni. Entrambi erano biondi con gli occhi azzurri. Mia figlia adesso ha trent’anni e non ha alcun ricordo di tutto ciò.
SETTIMA TESTIMONIANZA: Quando mio figlio più grande Davide era piccolo, un giorno mentre eravamo in viaggio lungo la Pacific Coast si mise a parlare delle nostre vite precedenti insieme. Raccontò tutto con parole vivide e chiare, per un bambino di quattro anni. Descrisse con precisione gli abiti dell’epoca, così come le mille attività a bordo di un grosso vascello transoceanico. Disse che eravamo su questa nave e che stava affondando: “Ti ricordi, vero mamma, il giorno in cui sono annegato sulla nave? Ti avevo detto che saresti stata ancora la mia mamma ed eccoci qui, in auto vicino all’acqua in cui sono morto”.
OTTAVA TESTIMONIANZA: Ero in visita dai miei nipoti Jack, di quattro anni e Noah, di due. Un mattino, mentre gustava rumorosamente i cereali, ci  disse: “Nella mia vita precedente sono morto nelle sabbie mobili e mamma pure cercando di salvarmi. Noah era mio fratello gemello, però non è morto, ma era spaventatissimo quando ce ne siamo andati. Allora, quando abbiamo deciso di nascere ancora, abbiamo scelto mamma e papà come genitori”. “Dove eravate quando li avete scelti?” Chiesi. Jack alzò gli occhi ed esclamò: “Eravamo lassù e guardavamo quaggiù mamma e papà! Dove vuoi che fossimo?” Poi senza perdere tempo, continuò: “Sei tutto d’oro come me e Noah. Mamma è blu, papà verde e tu sei oro. Però hai una grossa luce azzurra che esce dalla fronte”. In seguito mia figlia, che stava facendo qualcosa in cucina, mi spiegò che Jack vede l’aura.

Wayne W Dyer – Ricordi del Paradiso – 

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