Defunta Sorella scrive una lettera tramite Medium alla sorella

“La crisi della morte dalla quale ho estratto questo brano, raccoglie uno schedario di testimonianze pervenute dall’aldilà, tutte rigorosamente accertate da rivelazioni clamorose come testimonianza della veridicità dello spirito interpellato. La crisi della morte è, a ragione, il libro più famoso di Ernesto Bozzano, il grande erudito della ricerca psichica. Stampato e ristampato innumerevoli volte, è stato anche tradotto in parecchie lingue straniere suscitando sempre un lusinghiero interesse. Il motivo di tanto favore è presto detto: nessuno prima e dopo di lui ha descritto con tanta chiarezza, attraverso testimonianze di prima mano, quello che succede nel momento della morte, il primo impatto con la dimensione post-mortale, le sensazioni egli incontri nell’aldilà, la nuova forma di vita che ci attende tutti una volta compiuto il «grande passo».

Questo caso prende posto tra quelli d’ordine eccezionale, tanto per il numero straordinario dei ragguagli veridici forniti dall’entità comunicante, quanto per l’eccellenza delle prove d’identificazione che ne derivano, le quali, a volerle considerare cumulativamente, assurgono a un valore risolutivo in senso spiritualista. Dal nostro punto di vista, è da rilevare che la defunta trasmette informazioni circa la propria esistenza spirituale che concordano pienamente con quelle trasmesse da un grande numero di altre personalità di defunti.

E’ evidente che la circostanza di siffatte «rivelazioni trascendentali», interpolate inestricabilmente tra i ragguagli personali veridici riguardanti l’esistenza terrena dell’entità comunicante, fa sì che le due serie complementari d’informazioni non possano scindersi. Di conseguenza si è
tratti logicamente a concluderne che se i ragguagli personali forniti debbono accogliersi per buone prove in favore dell’interpretazione spiritica dei fatti, allora si dovrà riconoscere l’origine altrettanto spiritica dei ragguagli forniti dall’entità medesima in ordine all’ambiente spirituale che l’accoglie. In altre parole: o dovrà riconoscersi l’origine supernormale di entrambe le tipologie di informazione, o dovranno entrambe ritenersi mistificazioni della subcoscienza: il voler ritenere l’una per supernormale e l’altra per subcosciente apparirebbe illogico fino all’assurdo. Ma di ciò discuteremo più oltre.
Hattie Jordan – la defunta comunicante – era morta a Pasadena in California, dove conviveva con la sorella Florence. Un grande reciproco affetto legava le due sorelle.
Né l’una, né l’altra si erano mai occupate di «spiritualismo», e tutto ignoravano in proposito.
La medium, signora Reuter, le aveva conosciute nella fanciullezza, ma da oltre trent’anni aveva avuto ben pochi rapporti con esse, e praticamente nulla sapeva in merito ai loro congiunti, ai loro amici, alle loro conoscenze. Quando Hattie morì, i Reuter si trovavano in Europa, e non tardarono ad ottenere messaggi da parte della defunta, i quali si trasformarono in lettere che la sorella defunta inviava alla sorella vivente. Tali lettere erano piene di ragguagli intimi per la propria identificazione personale, i quali si accumularono fino al punto da
oltrepassare la cifra di trecento prove sebbene la grandissima maggioranza dei ragguagli stessi fosse ignorata dai due Reuter, i quali, allorché ottennero i primi messaggi di lei, ne ignoravano anche la morte. Fu la defunta che gliela partecipò, aggiungendo di essersi manifestata perché estremamente ansiosa di entrare in rapporto con la sorella vivente, onde trasmetterle la grande novella della propria sopravvivenza alla morte del corpo. A tale scopo, essa cominciò ad inviarle messaggi zeppi di informazioni personali intime, intese a convincerla in proposito.

E l’impresa di convincerla fu lunga e laboriosa per la naturale diffidenza della sorella che temeva d’illudersi. Senonché l’accumularsi imponente di sempre nuove e mirabili prove in tal senso, finì per trionfare su ogni perplessità, e il giorno in cui ricevette dalla defunta ancora una missiva in cui era contenuto un elenco di ragguagli personali in massima parte ignorati dalla stessa sorella vivente, ma risultati veridici, essa finalmente scrisse ai Reuter: «Ditele, oh! ditele che da questo momento io non ho più bisogno di prove: sono convinta. Dopo aver letto quest’ultimo messaggio, non mi sento e
non mi sentirò mai più sola, mai più desolata. Sono rinata a nuova vita, e gioisco di una felicità senza limiti. Hattie mi si rivela sempre la stessa, ma libera finalmente da tante sofferenze…».
Ottenuto l’agognato scopo, la sorella defunta poté finalmente iniziare un carteggio svariato ed istruttivo con la sorella vivente, e nella prima di tali missive descrisse le vicende per cui passò dopo la crisi della morte. Questa la missiva:

«Cara Florence,
Non è possibile ch’io ti descriva in questa mia prima lettera ciò che vidi ed appresi dal giorno in cui mi sono risvegliata nel mondo spirituale. Dovrei scrivere molto per fornirtene una pallida idea. «Fui preda del sonno dopo che la mia vecchia salma fu seppellita. In quel mattino memorabile in cui ho sentito dire che io ero morta, mi ero invece trovata più vivente che mai accanto alla mia vecchia salma inanimata. Avevo provato la sensazione di evadere da me stessa, e di continuare ad essere me stessa, ma liberata da ogni affanno del respiro. A tutta prima rimasi disorientata nel trovarmi istantaneamente libera da ogni sofferenza. Strana cosa! Mi vedevo lì, accanto a me stessa! D’un tratto mi avvidi che potevo leggere nel tuo pensiero, ed appresi qual vuoto tremendo l’evento aveva scavato nel tuo cuore. Fu allora che decisi a qualunque costo di farti sapere, di farti sentire, di farti toccare con mano che io ero sopravvissuta alla crisi della morte. Allora non sapevo che avrei potuto realizzare il mio proposito, ma avevo l’intuizione sicura che sarei riuscita. Carissima Florence, avevo letto nell’anima tua come in un libro aperto e avevo misurata l’immensità della tua disperazione. Non c’era che un rimedio: manifestarmi a te nel più breve tempo possibile. Ho un ricordo molto vago di ciò che mi accadde il giorno dopo, con il mio transito nel mondo spirituale. Ricordo di essermi lungamente indugiata con te, ma dovevo trovarmi in condizioni di spirito molto confuse. Non si può dire ch’io dormissi, ma il tempo passò senza che me ne avvedessi. Quando la mia vecchia salma fu seppellita, le idee mi si rischiararono, e ricordai certi discorsi che gli amici nostri, Grace e Florizel, avevano tenuto con noi, per cui mi venne l’idea di raggiungere te per mezzo loro. Senonché non tardai ad accorgermi ch’io mi trovavo in condizioni di grande stanchezza; ed ecco venirmi incontro nostra madre, con altri spiriti, tra i quali uno che mi si rivelò per il mio spirito-guida. Mamma mi condusse in un luogo dove io dovevo sostare, riposare, dormire, al fine di rinvigorirmi assorbendo energia spirituale. Prima però di dispormi a dormire, chiesi alla mamma: “Dimmi se si può comunicare con Grace e Florizel”. Rispose: “So perché me lo domandi. Mi proverò e vedrò ciò ch’io potrò fare. Per ora tu devi pensare a dormire”. Non so per quanti giorni si sia prolungato il mio sonno; ma quando mi risvegliai, mamma mi disse che si era trasportata dai nostri amici, nel momento in cui si servivano di una curiosa tavoletta con la quale altri spiriti presenti trasmettevano ai viventi il loro pensiero facendola scrivere. Aggiunse ch’essa pure si era provata a scrivere, pervenendo a trasmettere queste poche parole: “Florence abbisogna di aiuto”.
«Non appena rinvigorita dalle correnti di energia eterica, pensai a te, cara Florence, e vedendoti sempre in preda alla più fosca disperazione, sempre più miserabile, derelitta, esausta di forze, volli subito provarmi ad entrare in rapporto
con Grace e Florizel; e con l’aiuto di Flora ed altri spiriti amici vi sono riuscita. Questo il principio della nostra rinnovata riunione, la quale a te sembra un portento imperscrutabile, ma invece risulta la cosa più naturale del mondo. Niente di meraviglioso per noi in tutto questo. Noto però che i miei amici spirituali, qui convenuti per le comunicazioni con il mondo dei viventi, affermano tutti che posseggo una speciale attitudine per trasmettere correttamente prove d’identificazione personale. Infatti, vi sono molti tra essi che non pervengono a trasmettere altro che poche parole frammentarie. Tutti costoro, cara Florence, furono con me tanto buoni da insegnarmi ed aiutarmi a comunicare… Io sono pienamente felice per avere raggiunto l’intento… Mi arresto, perché mi accorgo che i buoni amici tramite i quali scrivo, abbisognano di riposo. Ma non ti pare che per essere questa la prima lettera a te inviata dal mondo spirituale, io sia riuscita a disimpegnarmi benino? «Buona notte, sorella mia. Verrò a sorvegliarti nel sonno, disciplinando i tuoi sogni».

Questa è la prima lettera-messaggio della defunta Hattie Jordan alla sorella Florence, che nondimeno era stata preceduta da numerosi altri messaggi dalla defunta ai Reuter, da trasmettersi alla sorella.

Ernesto Bozzano -la crisi della morte