L’Anima e Lutto
Cosa prova l’Anima durante il nostro lutto?
Abbiamo appreso , il fatto che l’anima immediatamente dopo la morte, continui a vivere con tutte le caratteristiche della propria personalità e che perciò non esiste un sonno simile alla morte che dura fino alla resurrezione e la carne.
Non esiste nemmeno una pausa di qualsiasi genere tra una vita nell’altra, tra l’esistenza nell’al di qua e nell’aldilà. La morte rappresenta solo la porta che si apre verso un altro mondo, la soglia che noi varchiamo da un momento all’altro. La vita non si arresta; tuttavia può presentarsi una fase in cui l’anima non riesce a comprendere e ad ambientarsi, nel caso in cui essa è spiritualmente morta, cioè se nel corso della sua esistenza terrena non si era rivolta a Dio ma si è invece legata alla materia. Un altro aspetto è che l’anima vive in uno dei mondi da lei stessa creato, che rispecchia il suo interiore e di cui essa fa parte. La sua natura determina in quale luogo essa si soffermerà nell’aldilà di volta in volta. Lei stessa e nessun altro ha determinato che, dopo la morte, si ritroverà nel punto in cui sta. Può trattarsi di cieli oppure di mondi che l’anima sperimenta come inferno, oppure di uno degli innumerevoli mondi intermedi.
Un terzo aspetto è che le condizioni dell’anima nel momento in cui lascia la vita, come già detto, sono determinanti per ciò che le accadrà dopo. Ora si trova a confrontarsi con i frutti che lei stessa ha seminato, sia con quelli buoni che con quelli meno buoni. Un quarto fenomeno è che l’anima del morente, e poi del defunto, percepisce tutto ciò che avviene intorno a lei. Forse, a questo punto, molte persone che non hanno alcun sapere spirituale o solo poche conoscenze in merito, resteranno sorprese ed incredule davanti a queste cose, che non si adattano al mondo dei nostri cinque sensi. Comunque, le persone rianimate (riportate in vita) descrivono sempre proprio quest’ultimo fenomeno. Esistono numerosi libri che si occupano delle esperienze di persone clinicamente morte e che descrivono questo stato d’animo. In particolar modo il dottor Rymond Moody, la Dr Elizabeth Kubler Ross e molti altri ancora hanno prestato un lavoro molto importante nel campo delle ricerche sulla morte, dimostrando che la vita dell’anima continua senza interruzione dopo che si è conclusa la vita terrena. In tal modo essi hanno aiutato molte persone a superare la paura della morte. Una cosa è certa: sia il morente che il defunto ci possono vedere e sentire. E non solo: a seconda del loro livello di coscienza, come anime che hanno lasciato il corpo morto, essi sono in grado di leggere nei nostri pensieri come in un libro aperto. Esistono molti motivi che impediscono ad un’anima di allontanarsi dalla zona di attrazione spirituale della terra. Uno di questi, che si presenta più in modo inconsapevole che consapevolmente, è il nostro lutto.
Il lutto lega, e come legame possiamo immaginare un filo spirituale che rende difficile o impedisce all’anima di proseguire nel suo successivo cammino e di svilupparsi. Ciò è particolarmente difficile per le anime che non sono ancora libere da legami dei loro parenti di un tempo; le persone invece che già in veste terrena hanno sentito di essere un figlio di Dio ed hanno vissuto in modo corrispondente, come anime non vengono toccate da questi legami o solo in minima parte. Essi vengono attirati dal luogo verso il quale esse facevano affluire il loro amore, la loro nostalgia e la loro gioia, anche quando erano in veste umana, e cioè in sede pura verso la Patria Eterna, verso la fonte dell’amore, che non esclude l’amore altruistico per una persona o per più uomini, ma che piuttosto lo presuppone. Tuttavia sono poche le persone che durante gli anni della loro vita terrena sono riuscite a sciogliersi da tutto ciò che le legava alla materia e agli uomini.
La maggior parte ha ancora in sé colpe più o meno grandi, ed anche desideri, aspirazioni non soddisfatte. Di conseguenza, queste persone non sono ancora libere per un viaggio in sfere luminose. Per tale motivo corrono il pericolo di essere trattenute o riportati indietro, e questo succede spesso proprio tramite coloro che le rimpiangono. Com’è possibile ciò? Consideriamo per un momento di quale amore si tratta, quando si inviano pensieri di nostalgia e solitudine verso coloro che se ne sono andati. È forse l’amore altruistico di cui parla il Cristo? Forse l’amore che non vuole nulla per sé? L’amore altruistico non vuole nulla per sé, vuole qualcosa per l’altro, non per se, vuole qualcosa che sia buono per l’altro che lo aiuti che lo rende soddisfatto infelice, che lo aiuti a fare dei passi nel suo sviluppo spirituale e per la sua anima, che lo faccia sentire libero e quindi non lo leghi con preoccupazioni paure o aspettative.
Chi sa che, in realtà, la morte non esiste, presagisce almeno che l’anima che se n’è andata da lui sta in genere molto meglio nella sua nuova dimora che in quella che ha lasciato. E’ chiaro che perdere una persona cara fa male. Vivere un lutto è doloroso, abbiamo dovuto lasciare qualcosa che amavamo oppure siamo rimasti completamente soli. Sarebbe difficile ammettere che la cosa non ci tocchi, dato che siamo umani ed agiamo in modo umano, e quindi piangiamo. Chi non sarebbe in grado di comprenderlo? Tuttavia, è diverso se noi, nel nostro dolore, ci rivolgiamo a Dio e da ciò attingiamo nuova forza, invece di lasciarci andare alla nostra disperazione, senza riconoscere o avere la volontà di potere e dovere superare anche questa difficoltà. Teniamo presente che ogni lacrima è un filo spirituale che ci collega con l’anima e che ogni sensazione di autocommiserazione rende difficile all’anima di poter trovare suo sentiero e di percorrerlo. Lasciamo libera l’anima di chi ci è tanto cara! Essa anela alle sfere della vera vita. Se l’amiamo veramente, le augureremmo solo del bene, un bene che essa può trovare solo sulla via che la conduce a Dio e non sulla materia, non vicino a noi. Aiutiamola invece nel suo viaggio con preghiere ed essa ce ne sarà grata.
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