IL NOSTRO ANGELO CUSTODE  

Padre Eugenio Ferrarotti è un sacerdote di grande umanità ed esperienza. Ha pronunciato i voti da più di cinquant’anni e vive nella congregazione dei Padri di San Filippo Neri. È stato superiore a Torino e da quasi trent’anni è superiore della chiesa di San Filippo a Genova.
Da molto tempo si interessa di fenomeni paranormali per amore del suo prossimo, al fine di comprenderlo, consolarlo e possibilmente guidarlo anche su queste strade, che possono essere rischiose se affrontate senza prudenza ed equilibrio. Padre Eugenio è da parecchi anni esorcista per autorizzazione del cardinale Siri e attualmente del nuovo arcivescovo di Genova monsignor Canestri.
Oltre a seguire dall’esterno la fenomenologia paranormale, padre Ferraroti ne è anche protagonista: come egli stesso rivela in questa intervista, pratica infatti la scrittura automatica, ed è prevalentemente attraverso questo mezzo che avviene il suo contatto con l’Angelo custode.

Padre Ferrarotti, la realtà dell’Angelo custode è un insegnamento ufficiale della Chiesa?

“Ma certo, è un elemento di fede. Nelle scritture ci sono circa trecento citazioni sugli angeli, e Gesù stesso ne parla. Quindi il tacere odierno su questa presenza angelica e un po’ diminuire la parola del Signore, censurarla e dare interpretazioni non esatte. La devozione al Angelo custode deve venire subito dopo l’adorazione della Santissima Trinità, a Gesù, alla Madonna. L’Angelo custode è un dono meraviglioso di Dio: la nostra anima è contemporaneamente troppo grande e troppo fragile per essere lasciata sola in questo mondo. La traversata è così delicata e i nostri mezzi così poco sicuri, che la bontà divina si è preoccupata di farci condurre, dalla nascita alla morte, da un Angelo che resta sempre al nostro fianco: dal momento in cui l’anima nostra è uscita dalle mani creatrici del Padre Celeste sino a dopo la morte corporale. La liturgia funebre ce lo ricorda: nella benedizione della tomba si prega Dio di voler affidare quelle spoglie mortali alla vigilanza dell’Angelo custode! Sì, ci sono degli angeli tutt’intorno a noi: essi ci illuminano, ci custodiscono, ci governano e ci difendono nel nostro viaggio di ritorno al Padre Celeste”.

Come si fa a stabilire un contatto con l’Angelo custode?

“Prima di tutto pensandolo: se non lo si pensa, lui è quasi con le mani legate. Però ci dà ugualmente assistenza e protezione, e chissà quante volte ci ha salvato da pericoli spirituali e corporali. Il mio San Filippo Neri, per esempio, si trovava un giorno a Roma in un vicolo molto stretto, fiancheggiato da un fossato profondo con acqua limacciosa; arrivò una carrozza con quattro cavalli imbizzarriti e il santo fu alzato su quasi per i capelli e in questo modo salvato. C’è un quadro qui in chiesa che ricorda quell’episodio. Quindi l’Angelo bisogna pensarlo, invocarlo e raccomandarsi a lui quando c’è qualcosa di particolarmente difficile. Io lo faccio spesso, soprattutto quando devo parlare con gente difficile e poco accessibile, o quando ci sono problemi complessi e intricati: mi raccomando al mio angelo, che vada dagli angeli di quelle persone e cominci a sistemare le cose! Funziona! Questa però non è un’idea mia, è un insegnamento che imparai da papa Pio XI, che una volta confidò a monsignor Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, che quando doveva incontrare certe persone faceva la commissione al suo angelo custode, e le cose poi andavano meglio. Io consiglio a tutti di provare!
L’Angelo bisogna pensarlo, invocarlo, dargli le commissioni, tenerlo occupato, perché lui si rivela a chi lo invoca.
Certi santi se lo sentivano accanto, o addirittura se lo vedevano vicino come un bel giovane anche senza ali; oppure ne sentivano la presenza”. (Padre Pio per esempio fu un grande devoto dell’Angelo)

Gli angeli si manifestano sempre in forma maschile?

“Per lo più si, la scrittura stessa ce li presenta come tali. Ci sono milioni, miliardi di angeli, non c’è soltanto l’Angelo custode. C’è l’Angelo del giorno, l’Angelo della nazione, l’Angelo della parrocchia, l’Angelo della comunità: angeli che hanno compiti speciali, per esempio aiutare il parroco a portare avanti bene le cose. Gli angeli sono miriadi e miriadi e costituiscono un ponte tra noi uomini e Dio. San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica dice che nello spazio tra uomini e Dio (lui parla di Interspazio) ci sono gli angeli che guidano gli uomini, e le cose corporali sono governate da loro: salute, interesse, un po’ tutto!”.

Quindi tutti dobbiamo pensare agli angeli custodi e possiamo anche dar loro commissioni…

“Sì, e aver tanto rispetto della loro presenza: questo da bambini ce lo insegna la suora, ed è una pedagogia importantissima per l’infanzia. Se il bambino ne fa tesoro, acquista una delicatezza di coscienza che è vero, santo timor di Dio”.

Padre, lei ha un’esperienza personale con l’Angelo custode: ce ne vuole parlare?

“È una cosa bellissima che è avvenuta da sé. Io mi occupavo da anni di parapsicologia e anzi un sensitivo venezuelano che avevo incontrato anni fa a un convegno qui a Genova mi aveva detto che entro sei mesi avrei praticato la scrittura automatica. A una simile possibilità io non avevo mai pensato, tuttavia dopo l’incontro con quel sensitivo provai. Prima che passassero i sei mesi però non ci riuscii. Dopo circa 6 mesi riprovai e la mano cominciò subito a muoversi a gran velocità: scrivevo con la mia stessa calligrafia, un po’ alterata”.

Come avviene questa scrittura automatica?

“Prima mi faccio segno di croce, prego il Padre e faccio il vuoto mentale. Quando la mente è vuota di pensieri personali esterni, la mano corre. La mia sorpresa fu che alla fine la firma era questa: “Sono il tuo Angelo custode”. Io all’Angelo proprio non avevo pensato. Da allora però è sempre andata così: ogni volta che scrivo la firma è dell’Angelo”.

Scrive spesso?

“No, scrivo di rado, quando ne sento il desiderio o quando ho bisogno di illuminazione; oppure se voglio sapere se mi sono comportato bene in certe circostanze, o come posso fare ad aiutare qualcuno. Soprattutto questo contatto è per me un grande incoraggiamento. Io ho tanta serenità dentro e l’attribuisco a una grazia che devo a Gesù o all’Angelo…”.

È sicuro che sia veramente il suo angelo? Non ha mai nutrito dubbi?

“Ho avuto molti dubbi. Poi mi è capitata un’esperienza che li ha fatti dissipare. Anni fa ebbi occasione di partecipare a una seduta del medium fiorentino Roberto Setti (cerchio Firenze 77).
L’avevo conosciuto quasi per caso qualche tempo prima e sapevo che in trance produceva materializzazioni di oggetti che, in genere preziosi, che venivano ogni volta donati a uno dei presenti. Le materializzazioni si producevano nelle sue mani, che in quei momenti si illuminavano di una luce azzurrina che consentiva di seguire tutto il processo. Ero andato a Firenze con un amico, e pensavo di non poter assistere direttamente alla seduta, dato che il numero dei partecipanti era ormai completo, ma di seguirla attraverso un altoparlante in altra sala. Invece Roberto quando mi vide mi fece entrare. A metà seduta, quando il fenomeno della materializzazione era ormai iniziato, mi sentii chiamare per nome (nessuno in sala sapeva che mi chiamavo Eugenio): mi accostai al medium e lui mi lasciò cadere tra le mani una piccola massa cilindrica di un magma incandescente e luminoso, suggerendomi nel contempo di chiudere le mani e di non aprirle fino alla fine della seduta. Io obbedii. Ogni tanto però sbirciavo dentro e vedevo che questa luminescenza cambiava un po’ colore e prendeva forma e corpo. Dentro di me pensavo di essere stato molto fortunato: ritenevo di non partecipare alla seduta invece Roberto mi aveva chiamato e in più mi aveva dato un oggetto che si stava materializzando tra le mie mani! Mi chiedevo se sarebbe stato un crocefisso o il volto della Madonna… Alla fine della seduta aprì le mani e vidi un angioletto di argento sbalzato! Io ero lontanissimo da quest’idea, non avevo proprio pensato che avrei avuto un angioletto! Quella per me è stata una conferma della mia scrittura automatica, e questo episodio mi ha fatto anche capire l’aspetto positivo di certe sedute spiritiche, dove si presentano soltanto entità di luce”.

Immagino che da allora la sua devozione all’Angelo custode sia aumentata…

“All’Angelo custode vanno la mia devozione e il mio pensiero costante, e vorrei che tutti amassero questo personaggio invisibile ma realissimo. Non oserei mai di chiedere di vederlo, però sono convintissimo che mi è vicino. Io penso spesso a queste belle parole della sacra scrittura: “Ecco, io mando un Angelo davanti a te, perché ti guidi durante il cammino e ti conduca al luogo che ti ho preparato. Rispetta la sua presenza e ascolta la sua voce” (esodo 23,20)”.

Lei come se lo immagina?

“Me lo immagino investito, immerso nella luce. Sì, è la luce che può offrire una rappresentazione dello spirito angelico. Sovente infatti il mio angelo si firma così: “Ti avvolgo nella mia luce che è luce divina…”.

Gli angeli non hanno un involucro corporeo, ma sono occhi che vedono, orecchie che sentono, mani che toccano, cuori che amano. Io non vedo lui, ma è lui che vede me, e tanto mi basta. La conoscenza perfetta dell’avvenire e dell’intimo del cuore umano è prerogativa di Dio solo; l’Angelo conosce l’avvenire perché esso gli è rivelato per intuizione immediata dallo spirito di Dio. Del resto, per pura congettura acuta e finissima, egli conosce i segreti dei cuori:

“Il più difficile per noi è praticare la saggezza che sola conosce i limiti di tutte le cose: la misura!”, Così mi è stato detto. E questo senso della misura gli angeli lo possiedono e lo insegnano a noi con l’esempio di una bontà premurosa e sollecita”.

Quali cose le comunica l’Angelo custode attraverso la scrittura?

“Per lo più cose mie personali. Per questo quando faccio la scrittura preferisco essere solo. Sono molto contento di questa possibilità di contatto con l’Angelo, però non esagero, anzi ne approfitto di rado”.

Il contatto con l’Angelo avviene sempre attraverso la scrittura?

“No. Quando non ho tempo di scrivere, o non mi sento di farlo, e ho tuttavia bisogno di un consiglio perché sono incerto su qualcosa, mi concentro e sento dentro di me una risposta che mi indirizza. Allora mi sento più sicuro. Forse la sicurezza che ho in certi momenti nel guidare la gente che si rivolge a me, mi viene da lui, dal mio angelo. Io però non voglio che mi sostituisca, voglio conservare la mia personalità e la mia individualità. L’Angelo del resto non interviene nella libertà della persona, aiuta ma rispetta la libertà personale. Come dicono i Santi Padri, l’Angelo custode ha una missione di pace, di penitenza e di preghiera: “Di pace” nel senso che libera e impedisce turbamenti esteriori e soprattutto dell’anima: questo è un compito grandissimo. “Di penitenza” nel senso che ci fa sentire il rimorso, il quale viene dalla coscienza, ma è anche un monito dell’Angelo custode. “Di preghiera” in quanto lui prega per noi perché il suo desiderio è di salvarci.
Vorrei indicare anche un altro importantissimo compito dell’Angelo custode: quello di allontanare il diavolo. Infatti l’Angelo ci sarà accanto al momento della morte, per vincere le sue ultime insidie. E ci sarà anche San Michele Arcangelo, che è preposto allo specifico compito di assistere i moribondi. Negli esorcismi il demonio ha detto spesso: “Me l’hanno rapito all’ultimo momento!”. Chi può averlo fatto se non gli angeli?”.

Paola Giovetti – Angeli

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