Esperienza NDE PREMORTE DI UN RAGAZZO

Un ragazzo di 14 anni, investito da un’auto mentre andava in bicicletta, racconta al dottor Raymond Moody la sua esperienza nde :

E’ successo quando avevo 11 anni. Avevo avuto una bicicletta nuova per il mio compleanno. Il giorno dopo, correvo in bicicletta e non vidi una macchina che mi veniva addosso. Non ricordo l’urto, ma improvvisamente mi trovai a guardarmi dall’alto; vidi il mio corpo sotto la bicicletta e la gamba rotta e sanguinante. Ricordo che notai che avevo gli occhi chiusi, ma io stavo sopra. Galleggiavo all’altezza di un paio di metri al di sopra del mio corpo e c’era un mucchio di gente intorno. Un uomo tra la folla cercò di aiutarmi. Venne un’ambulanza. Mi chiedevo perché tutti si preoccupassero, visto che stavo benissimo. Quando vidi che mettevano il mio corpo nell’ambulanza, tentai di dir loro che stavo bene, ma nessuno mi sentiva! Io invece capivo quello che dicevano:” soccorretelo” diceva qualcuno. “ Secondo me è morto” diceva un altro. Quando l’ambulanza partì cercai di seguirla dall’alto. Credevo di essere morto. Mi guardai intorno e mi trovai in un tunnel con una gran luce alla fine. Il tunnel mi portava sempre più in alto, finché uscii dall’altra parte. In quella luce c’era un mucchio di gente che non conoscevo. Raccontai loro l’incidente, ma mi dissero che dovevo tornare da mio padre, mia madre e mia sorella, perché non era ancora giunto il momento di morire.

Rimasi a lungo in quella luce; almeno così mi sembrò. Sentivo che tutti mi amavano, che erano tutti felici. Secondo me, quella luce era Dio. Il tunnel saliva come un turbine verso la luce. Non sapevo perché ero in quel tunnel, né dove stesse andando, ma volevo raggiungere quella luce. Quando arrivai nella luce non volevo più tornare. Avevo dimenticato il mio corpo. Per tutto il tempo dell’attraversamento del tunnel c’erano ad aiutarmi due persone. Le vidi quando giungemmo alla luce. Mi dissero che dovevo tornare: riattraversai e il tunnel e mi ritrovai in ospedale, con due medici che si prendevano cura di me. Mi chiamavano: ” Jason, Jason!” Vedevo il mio corpo sul tavolo, era livido. Sapevo che mi sarei ripreso, perché l’avevano detto gli esseri di luce.
Cercavo di dire ai dottori di non preoccuparsi, perché stavo bene. Uno di loro mi mise dei dischetti sul petto, e il mio corpo rimbalzò.  Quando mi svegliai, dissi al dottore che l’avevo visto mettermi dischetti sul petto. Cercai di dirlo anche mia madre, ma nessuno voleva sentirmi. Poi, un giorno, l’ho raccontato alla mia maestra, e lei mi ha detto di te. ( NOTA:  Raymond A. Moody, Jr è un medico, psicologo e parapsicologo statunitense, noto per i suoi studi sugli stati di premorte ) 

Moody: Hai notato qualcosa nelle persone che erano con te nel tunnel? 

Jason: mi sono venute in aiuto appena arrivato nel tunnel. Non sapevo esattamente dove ero, ma volevo raggiungere quella luce all’uscita. Loro mi dissero di stare tranquillo perché mi avrebbero accompagnato fino alla luce. Sentivo che avevano affetto per me. Nel tunnel non ne vedevo i volti, soltanto le sagome, ma quando arrivammo nella luce li vidi bene. È difficile descriverli, perché erano molto diversi dagli esseri della terra. Non ho parole per spiegarlo. Sembravano vestiti di bianco, ed era tutto molto luminoso.

Moody: Hai detto che hanno parlato. Cosa ti hanno detto?

Jason: Niente. Io capivo i loro pensieri ed essi capivano i miei.

Moody: A un certo punto hai detto che eri morto. Puoi spiegarmelo meglio?

Jason: Vuoi dire quando fluttuavo al di sopra dell’ambulanza? Vedevo tutto dall’alto. Sapevo che il mio corpo stava nell’ambulanza, ma io stavo lassù. Uno di quelli dell’ambulanza disse che secondo lui ero morto: cercai di parlare ma nessuno mi sentiva, e così capii che ero morto. Appena lo capii, mi trovai davanti a quel tunnel e vidi la luce dall’altra parte. Entrai nel tunnel e via! Era divertente li!

Moody: Cosa ne deduci da tutto questo? Voglio dire, in questi tre anni dall’episodio, ti senti cambiato?

Jason: Beh, ci ho pensato molto. Ho visto dove si va quando si muore. Non ho paura della morte. In quel posto ho imparato che la cosa più importante della vita è l’amore. L’anno scorso è morto un mio compagno di classe, di leucemia. Nessuno voleva parlarne, io invece dicevo che ora lui sta bene dov’è. La morte non è questa cosa terribile. È stato allora che ho raccontato della mia morte, e perciò la maestra te lo ha riferito.

(La luce oltre la vita- di Raymond Moody)

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