? ESISTE L’ALDILA’ ?

Tutto ebbe inizio quando, nel giugno del 1981, avvenne un fatto terribile per la famiglia di Lino Sardos Albertini. Andrea, il figlio ventiseienne in procinto di laurearsi in legge, parte da casa per qualche giorno di vacanza prima dell’ultimo esame.
Da quel momento non avranno più sue notizie.
La scomparsa getta il padre in uno sconforto disperato. Circa due anni dopo, casualmente entra in contatto con una sensitiva, la signora Anita e, attraverso di lei, riesce a comunicare col figlio che gli rivela di essere stato assassinato a Torino durante una rapina. Segue un periodo di affannosa ricerca del corpo, localizzato nel parco del Valentino, alle rive del Po. Ricerca che si rivelerà in sé infruttuosa ma in realtà  fecondissima perché nel lungo, amorevole dialogo tra padre e figlio (attraverso la medium) si viene definendo il vero scopo di quel rapporto ritrovato: annunciare al mondo che esiste l’aldilà.“Premetto che, essendo sempre stato di convinzione cattolica, non ho mai messo in dubbio l’esistenza dell’aldilà, verità che costituisce un presupposto della mia fede e di tutte le religioni che non siano semplicemente un sistema filosofico.Non ho però mai lontanamente pensato che una tale verità potesse essere confermata dai fatti. Come cattolico ho sempre creduto nel dogma della comunione dei santi, ovvero nella possibilità che la Chiesa militante, cioè noi viventi su questa terra, potesse comunicare con la Chiesa purgante e la Chiesa trionfante, che ora è con le anime dei nostri defunti. In tale spirito ho sempre pregato per le anime dei miei cari trapassati, chiedendo a loro e ai santi facenti parte della Chiesa trionfante l’aiuto per le necessità materiali e spirituali mie e dei miei familiari. Però pur nutrendo questi convincimenti non ho mai pensato di poter fornire delle prove a conferma di una tale verità dogmatica. Aggiungo che non mi ero mai interessato dei problemi della parapsicologia, data la mentalità positivista derivata dei miei studi classici e dalla mia attività professionale (avvocato) e il rigore religioso al quale sono stato educato, consideravo quel poco che avevo sentito dire in tema di fenomeni medianici, magici, spiriti mistici eccetera come frutto di inganni, artifizi, esaltazioni o addirittura interventi diabolici. Mai in vita mia avrei quindi pensato di scrivere pubblicare un’opera come questa, e se qualcuno me l’avesse predetto, lo avrei smentito nel modo più categorico. Se invece sono arrivato a tanto è perché sono stato e sono testimone di tutta una serie di fatti eccezionali che hanno avuto ragione di tutti i miei dubbi e le mie resistenze e mi hanno fatto intraprendere un cammino che mai avrei pensato di percorrere.
La missione di mio figlio.
Il fatto fondamentale che ha caratterizzato questi contatti con mio figlio è il seguente: a un certo momento, dopo averci dato spontaneamente notizia della condizione di privilegio in cui si trovava nell’aldilà per i compiti avuti e la possibilità di comunicare con noi, Andrea ci ha detto di essere nato è morto per adempiere una particolare missione e cioè fornire la prova dell’esistenza dell’aldilà in modo che molte persone possono credere maggiormente in Dio e rispettare meglio la sua legge. Inutile dire che questo messaggio ci ha grandemente colpiti e commossi.
In un primo momento nel terribile stato d’animo per la morte di nostro figlio e nel nostro grandissimo angoscioso desiderio di recuperarne il corpo avevamo ritenuto che la prova dell’autenticità dei messaggi sarebbe venuta da indicazioni utili a questo fine. Le cose però andarono in modo diverso dalle nostre speranze. Va detto che i primi messaggi che ricevevamo da Andrea sembravano convalidare le nostre aspettative sebbene in un messaggio giunto in un momento in cui incontravamo delle difficoltà nel recupero del suo corpo e gli che avesse ammonito dicendo: “è difficile penoso tutto questo lo so. Ma pensate a ciò che abbiamo imparato sulla vita e sulla morte del nostro Dio. Tutto questo in confronto è niente. Lo so, non è una consolazione, ma le cose grandi e belle sono sempre difficili da raggiungere.”In un’altra occasione poi di fronte alla prospettiva che si giungesse a recupero del suo corpo e al problema di riferire eventualmente tutto alla stampa, egli ci aveva risposto:“Il divulgare questa meravigliosa notizia è senz’altro utile, ma in modo divino affinché tutti gli scettici si ricredano e possano capire.” Avendo io chiesto cosa intendesse con l’espressione in modo divino, lui rispose: “Non divulgare in modo pubblicitario.”

Incontro con la signora Anita.
Un giorno venne da me in studio una nuova cliente, mai prima conosciuta, per una pratica di poco conto. Questa signora, che era al corrente della scomparsa di mio figlio, mi suggerì di ricorrere a una sensitiva di sua conoscenza. Io declinai l’invito ma essa insistè dicendo che si trattava di una persona particolarmente dotata la quale non si prestava per lucro e anzi non voleva nemmeno che si sapesse che aveva particolari doti medianiche. Mi riferì anche che, quando si era resa conto delle sue possibilità, si era impaurita e aveva sospeso ogni attività. La mia cliente riteneva però che di fronte al mio caso avrebbe forse accettato di riprovare…
Il sistema seguito dalla signora Anita è il seguente: senza nessun apparato o messa in scena, con la massima semplicità, in qualunque condizione di luce e in qualsiasi ambiente, pone la mano sinistra aperta perpendicolarmente sopra un foglio, un po’ sollevata rispetto ad esso. Appoggia perpendicolarmente un pennarello o una qualsiasi penna (una volta usò perfino un rossetto per le labbra) alla mano. Il pennarello, anziché scivolare come avverrebbe a qualunque altra persona, rimane aderente alla mano e la signora Anita afferma di percepire come un battito. Chiede mentalmente al proprio padre, defunto da molti anni, se la assiste. Avuta risposta positiva passa a fare le domande del caso.
Un’altra cosa straordinaria è che la signora Anita non è mancina, però usa esclusivamente la mano sinistra quando svolge la sua attività medianica. Il pennarello nel dare le risposte si muove non da sinistra a destra, bensì dall’alto verso il basso. Talvolta il pennarello procede lentamente nello scrivere le risposte; in altri momenti invece accellera molto tanto che la signora Anita a stento riesce a seguirlo con la mano. Altre volte il pennarello improvvisamente, anziché continuare nella scrittura, spinge la mano ad allontanarsi dalla riga e si mette a fare dei segni lasciando tutti i presenti sorpresi. Ne risulta un piccolo disegno che serve a meglio chiarire la risposta o a fornire ulteriore dettagli. Altra cosa stupefacente:mentre il pennarello scrive, la signora Anita è spesso distratta: fuma, guarda la televisione, discute con i presenti di argomenti vari. Aggiungo che la signora Anita quando riceve le risposte non ne conosce mai il contenuto, sia perché queste sono scritte dall’alto verso il basso, sia perché lei per lo più si distrae. Solo alla fine il foglio viene girato ed è così possibile leggere la risposta da sinistra a destra. La signora Anita può scrivere in questo modo in qualsiasi momento: l’ha fatto per esempio più volte in una hall di albergo, in auto e in molti altri posti, sia al chiuso che all’aperto.
Per la sua attività rifiuta nel modo più assoluto di accettare alcun compenso ne vuole assolutamente che il fatto venga risaputo in quanto vuole evitare ogni pubblicità e anche il discredito che teme possa derivare da un’attività considerata dai più strana. La signora Anita e molto perplessa sui risultati che ottiene ed è aperta a tutte le possibili interpretazioni. Dati i risultati eccezionali raggiunti con me, ha maturato naturalmente un certo interesse a comprendere meglio il fenomeno e basta. È casalinga e ha una cultura limitata alla scuola elementare. È però una persona indubbiamente intelligente che segue normalmente la stampa come le signore della sua età e condizione. Non segue però le pubblicazioni riguardanti la parapsicologia: non ha mai letto libri che trattano tale materia. Al massimo legge, quando le capita l’occasione, qualche articolo sui rotocalchi o segue qualche trasmissione televisiva, sempre se le capita. In altre parole, non ne per nulla una partita dell’argomento…Fin dal primo incontro la signora Anita, dopo la rituale domanda al padre per sapere se l’assisteva, chiese se mio figlio Andrea era nell’aldilà, disponibile a rispondere. La risposta fu positiva. Cominciamo allora a porre domande sulle modalità e le cause del suo decesso e ricevemmo risposte molto sorprendenti per la precisione dei dati forniteci che misero in luce chiaramente i fatti, in modo tanto persuasivo da risolvere tutti i punti per noi ancora oscuri. Fin dal primo incontro, forse per la mia mentalità professionale o per ispirazione, ho avuto l’avvertenza di tenere regolari precisi verbali in cui indicavo, oltre la data, al nome dei presenti, le esatte domande e le risposte allegando copia dell’originale delle domande e delle risposte date dal pennarello…

“Esiste L’aldilà” di Lino Sardos Albertin

ESISTE L’ALDILA’,  ESISTE L’ALDILA’,  ESISTE L’ALDILA’,  ESISTE L’ALDILA’,  ESISTE L’ALDILA’,  ESISTE L’ALDILA’, ESISTE L’ALDILA’