Riferisco, a titolo di esempio, un  caso nel quale si tratta di una prostituta vissuta un secolo fa, la quale trovandosi finalmente orientata sulla via del ravvedimento, si manifestò nelle esperienze di Williams Gates, colui ch’ebbe a registrare e pubblicare una lunga sequela di casi in cui i defunti che narrarono le vicende della propria “crisi della morte” erano tutti ministri della Chiesa anglicana; ciò che ne rendeva facile l’identificazione ricorrendo ai registri parrocchiali.

Il relatore sopprime tutta la parte della narrazione in cui la defunta
comunicante narra la lunga sequela di tremende torture morali sofferte per quasi un secolo, limitandosi a pubblicare la parte sostanziale del suo transito ascensionale attraverso i “gironi infernali”, fino ad elevarsi al “piano astrale”, dal quale essa pervenne a comunicare con i viventi.

Egli scrive: «Durante le mie lunghe esperienze con la medianità di “Stella”, ottenni altresì le confessioni impressionanti di una “Maddalena penitente”, la quale mi narrò la storia delle orribili torture morali sofferte nelle infime Sfere infernali. Tale messaggio è troppo lungo per potersi pubblicare integralmente
in questa rivista, e dovrò limitarmi a riferire brani in cui essa descrive la natura delle sue colpe, e il genere delle sanzioni espiatorie che ne derivarono». Essa narra:

«Tutta la mia vita è stata malvagia. Mi si presentarono parecchie opportunità di riscattarmi, ma le trascurai sempre: io ero corrotta fino al midollo delle ossa.
«Nacqui in ambiente agiato e felice. Ebbi genitori buoni, e ottime amicizie; ma tutte queste benedizioni del cielo a nulla valsero: io presi la via del vizio, e me ne gloriavo.
«All’età di diciassette anni divenni madre, per quanto non avessi marito, e trascurai a tal segno l’innocente creatura che avevo messo al mondo, ch’essa deperì rapidamente e si estinse. La colpevole della sua morte ero stata io, e ciò nello stesso modo che se l’avessi strangolata con le mie mani.
«Dopo di che, arrivai a rapire il marito di una giovane amica mia, alla quale tributavo grandi attestazioni di affetto. Il marito l’abbandonò per recarsi a convivere con me, e l’infelice tradita ne morì di crepacuore.
«Ho sempre ignorato che cosa fosse la vergogna: non conobbi mai che cosa fosse il pentimento. Non ho mai deplorato alcuna delle mie gesta malvagie.

Ovunque io mi recassi germogliavano dolori, discordie e drammi. In mezzo ad orge inenarrabili combinate ad ogni sorta di nequizie, la mia giovinezza deperì rapidamente, e venni a morte nel fiore dell’età.
«Dopo la crisi della morte, mi risvegliai trovandomi immersa in fitte tenebre, le quali però non impedivano che per intuizione io fossi consapevole di essermi trasformata in una megera di una bruttezza repulsiva. Ero stata in vita orgogliosa della mia bellezza irresistibile, ed ora il mio sembiante era divenuto a tal segno mostruoso che gli stessi spiriti che con me si trovavano,
per quanto miei pari in nequizia, erano colti in mia presenza da brividi di repulsione…
«… Ed ora passo ai primi albori del mio tardo ravvedimento… A misura che i decenni trascorrevano in quell’ambiente tenebroso, fetido, spaventevole, cominciò a germogliare in me il desiderio di riscontrare se fossi stata in realtà
tanto malvagia da meritare queste tragiche condizioni di dannata: e subito mi sfilarono dinanzi allo sguardo tutte le gesta nefande o svergognate da me perpetrate. Ne rimasi atterrita e annichilita.
«Oh! Esorto voi tutti che siete ancora tra i vivi, a non dubitare più
sull’esistenza dell’inferno, giacché io che vi parlo ne soffersi le torture e gli orrori. Furono torture di rimorsi implacabili per l’avvenuta comprensione di tutta l’enormità delle mie colpe. Mi attanagliavano l’anima i ricordi di tutticoloro che avevo fatto soffrire, o avevo corrotto, o ridotto a morirne. Io misuravo per la prima volta tutti i meandri rivoltanti della mia malvagità svergognata in cui ho persistito tutta la vita!

«E tale ressa implacabile di rimorsi mi tormentò per una lunghissima, eterna sequela d’armi; fino a quando venne il giorno in cui più non resistendo a tanto strazio, invasa da un’agonia di disperazione, rivolsi per la prima volta il
pensiero a Dio, invocando la liberazione o l’estinzione…
«Ed ecco giungere in mio soccorso uno spirito-missionario, il quale, pur mantenendosi in austero silenzio, mi guidò verso una regione di bellezza mai vista; ed ivi giunti, egli indusse in me il beneficio del sonno riparatore, nel quale rimasi per lunghissimo tempo.
«Quando finalmente mi risvegliai, provai per la prima volta una viva aspirazione di apprendere quale fosse il miglior modo di assolvere l’arduo compito di redimermi, e subito mi si manifestarono spiriti pronti ad ammaestrarmi in proposito.
«Da lungo tempo oramai io sono ammaestrata in tal senso; per cui si approssima il giorno in cui dovrò tornare in terra; nascendo colà dove rinasceranno coloro che maggiormente offesi nella mia vita precedente, in modo che, pur ignorandolo, mi si porga l’occasione di espiare le mie colpe pagando di persona».

A questo punto il relatore aggiunge: «In occasione di una seconda
manifestazione della medesima personalità di dannata sulla via di redimersi, io le rivolsi numerose domande, e dalle risposte che ne ottenni, stralcio i seguenti brani:

«L’inferno non è propriamente una regione, bensì una condizione in cui si esiste immersi nelle tenebre, attanagliati da rimorsi laceranti, e da crisi spaventevoli di disperazione impotente. Per conto mio, udivo implacabilmente piangere il mio bimbo che avevo lasciato morire d’inedia; ed erano quei medesimi vagiti che in terra udivo e mi lasciavano spietatamente
indifferente. Ora invece mi attanagliavano l’anima, mi facevano disperare. «Io scorgevo inoltre dinanzi a me la visione dei miei poveri genitori accasciati sotto il peso di un’umiliazione tremenda che li portò entrambi a morirne di crepacuore. Io li vedevo come fossero vivi, e non potevo esimermi dal vederli!
«Io ero costantemente ossessionata dalla presenza di tutte le mie vittime, di tutti coloro che avevo rovinato nell’anima, nel corpo, nelle sostanze, senza l’ombra di un rimorso.
«Quando finalmente dopo un secolo di pene e di rimorsi, il mio spirito arrivò ad espiare tante colpe nefande purificandosi, e in conseguenza sentendosi per la prima volta capace di affetti, mi si manifestarono il figlio ed i genitori, che mi accolsero festosamente invitandomi a dimenticare un passato oramai duramente espiato. Con essi per ora convivo felice; ma vi sono periodi in cui sono ancora sopraffatta dai ricordi del mio passato abominevole, e in conseguenza dal pensiero opprimente di ciò che dovrò sopportare allorché rientrerò nell’esistenza incarnata. Potrei rimandare ad altro tempo il riviverla, ma siccome coloro che maggiormente offesi sono in procinto di tornare alla vita terrena sarebbe grave danno per il mio avvenire spirituale se io cercassi di differire l’ora della mia reincarnazione. In qualunque modo io debbo riparare il mal fatto pagando di persona e ciò deve compiersi».

L’episodio esposto appare un esempio abbastanza efficace ed istruttivo intorno alla natura delle sanzioni per cui dovrebbero passare i reprobi confinati nei “gironi” profondi delle “Sfere infernali”; “gironi” che differiscono tra di loro per la natura specializzata delle torture morali, a cui soggiacciono i
reprobi a seconda dei multipli aspetti delle loro gesta, però le torture stesse avrebbero in comune un principio unico, secondo il quale non potrebbe darsi redenzione spirituale senza il meritato tremendo supplizio morale consistente nel “purgatorio dei rimorsi”.

Ernesto Bozzano – La crisi della morte*

 Nota* “La crisi della morte dalla quale ho estratto questo brano,raccoglie uno schedario di testimonianze pervenute dall’aldilà,tutte rigorosamente accertate da rivelazioni clamorose come testimonianza della veridicità dello spirito interpellato. La crisi della morte è, a ragione, il libro più famoso di Ernesto Bozzano, il grande
erudito della ricerca psichica. Stampato e ristampato innumerevoli volte, è stato anche tradotto in parecchie lingue straniere suscitando sempre un lusinghiero interesse.
Il motivo di tanto favore è presto detto: nessuno prima e dopo di lui ha descritto con tanta chiarezza, attraverso testimonianze di prima mano, quello che succede nel momento della morte, il primo impatto con la dimensione post-mortale, le sensazioni e
gli incontri nell’aldilà, la nuova forma di vita che ci attende tutti una volta compiuto il «grande passo».
Come arrivò Bozzano a raccogliere questo particolarissimo materiale? Studiando e confrontando la vastissima messaggistica medianica pubblicata sulle più qualificate
riviste del settore in tutto il mondo, in particolare quelle francesi, inglesi e americane.
Quando si parla di messaggistica medianica, si intende ciò che i medium producono per iscritto o verbalmente nelle loro sedute, che sovente avvengono in stato di trance.
Tra i molti temi che vengono trattati, quello del «passaggio» è sempre stato uno dei più dibattuti; ed è interessante constatare come attraverso medium che non si conoscono, che non hanno contatti di alcun tipo tra loro e vivono in tempi e ambienti diversi, arrivino descrizioni fondamentalmente molto simili.
Il grande merito di Ernesto Bozzano, poliglotta e studioso attento di questi temi, è stato quello di raccogliere le testimonianze, tradurle e confrontarle, creando un corpus di informazioni che – comunque la si pensi – non può essere ignorato o liquidato con troppa facilità.