Coincidenza Angelica

A volte gli Angeli non ci rispondono direttamente, bensì nella maniera che gli scettici chiamano “coincidenza”.
Quante volte vi è capitato di pensare qualcuno ed ecco che vi telefona o vi manda una mail? Quante volte vi siete trovati nel posto giusto precisamente nell’ora giusta? Si tratta di una coincidenza o di una preghiera esaudita? Le coincidenze a volte producono un impatto notevole sulla vita, riuscendo talvolta salvarla, o a trasformarla, e a mio parere sono la prova di una guida angelica. Una coincidenza che appare come un semplice concorso di eventi soltanto se crediamo la mente, ma se smettiamo di dubitare di tutto e riconosciamo di essere guidati dall’alto le nostre vite possono cambiare, per sempre.

Nel libro La profezia di Celestino, l’autore lascia intendere che le persone e il mondo stesso sono indirizzate verso uno scopo superiore e che il primo passo verso l’evoluzione spirituale della razza umana consiste nel prestare attenzione alle coincidenze che si verificano nelle nostre vite. Quando riguardo alla vita vissuta finora, mi rendo conto con gioia di come si sia organizzato per farmi arrivare fin dove sono ora. Pensate a chi avete vicino questo momento. Quali sorprendente coincidenze vi hanno fatto conoscere? Considerate tutte le situazioni della vostra vita in cui tutto si incastra alla perfezione. Quali altre combinazioni non aspettano che di essere scoperte da voi? Col passare degli anni ho imparato che più notavo le coincidenze ed esprimevo gratitudine per esse, maggiori probabilità avevo di scoprirle. I sentimenti di gratitudine hanno un potere sorprendente nel mondo dello spirito e invitano gli angeli a entrare nella nostra vita.

STORIA DI UNA COINCIDENZA ANGELICA

Avevo soltanto 22 anni quando persi l’amore della mia vita, Robin, in un assurdo incidente sugli sci. Avevamo in progetto di sposarci entro un paio di anni. Ogni notte piangevo fino a non avere più lacrime da versare. Mi rannicchiavo in posizione fetale, in preda a una sofferenza che sconfinava nel dolore fisico, e pregavo di ricevere un segno da lui. Ma tutto taceva.
Dopo il funerale cercai di rimettere insieme i pezzi della mia vita, ma solo per compiacere gli altri. Una parte di me era morta e in realtà non mi interessava più vivere. Andavo al cimitero una, due, tre e anche quattro volte al giorno. Imploravo, supplicavo di ricevere un segno, di vederlo anche soltanto di sfuggita per sapere che era ancora lì con me. Gli chiesi addirittura se non poteva ritornare da me sotto forma di animale. Anche solo per un momento! Entrambi amanti dei cani, non avevamo mai potuto prenderne uno perché il regolamento del nostro appartamento in affitto non lo consentiva. Avevamo promesso a noi stessi che, una volta sposati, avremmo acquistato una casa tutta nostra letteralmente disseminata di cani. Un mattino che mi ero svegliata presto e non riuscivo più a dormire decisi di recarmi al cimitero per stare un po’ da sola con Robin. Tra me e me dissi, come se fossi già li: “Robin è ancora molto presto e in giro non ci sarà nessuno. Ti prego, dammi un segno. Ho bisogno di un segno da te.”
Fu una visita estremamente emozionante. Volevo stringerlo a me abbracciarlo un’ultima volta. Appoggiai un pezzo di salame sulla sua tomba. Un anno prima di morire avevo finito del salame che lui aveva tentato inutilmente di nascondere nel frigorifero per uno spuntino di mezzanotte. In seguito mi disse che una notte l’aveva cercato febbrilmente ma senza trovarlo e da allora non faceva che scherzare sull’episodio. Immaginate la scena: mattina molto presto, io che parlo con una tomba e vi appoggio sopra un salamino. Pochi momenti dopo fui attorniata da uccellini in attesa di beccarlo. Poi, dal nulla comparve un cane randagio che correva verso di me. Il suo aspetto feroce mi spaventò. Si fermò a breve distanza e mi fissò con occhi che mi ricordavano quelli di Robin. Un sussulto al cuore. Poi guardò il salame leccandosi le labbra. Presi l’insaccato e lo gettai a terra. Il cane lo azzannò e avanzò trotterellando. Quando mi arrivò vicino smise di ringhiare e si accucciò a mangiarlo. Si lasciò persino accarezzare. Quando l’ebbe finito mi leccò la mano e si allontanò. Non avevo mai visto prima quel cane né mai lo rividi in seguito. Una coincidenza? Non per me. Sono convinta che Robin mi abbia mandato quest’animale per strapparmi un sorriso. Per farmi sapere che mi stava ascoltando. L’incontro col cane di quel giorno mi ha dato enorme conforto e grande speranza, due doni che desidero condividere con chi ha perso una persona cara. Ora sono tornato a vivere e sto aprendo il mio cuore a un nuovo speciale rapporto. Tornare ad amare qualcuno mi sembra di nuovo possibile ora che so che Robin è felice per me. Credo veramente che i nostri cari defunti possono aiutarci dall’aldilà, ma tendenzialmente in modi che spesso soltanto i diretti interessati riescono a interpretare.

(Un angelo ha sussurrato il mio nome-Theresa Cheung)